Economia: il nuovo Piano Regionale per lo Sviluppo Economico 2007–2010

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 febbraio 2007 19:44
Economia: il nuovo Piano Regionale per lo Sviluppo Economico 2007–2010

Firenze – Il Piano regionale per lo sviluppo economico 2007 – 2010 (Prse) si pone l’obiettivo di “sostenere la crescita attraverso il miglioramento della competitività e dei livelli occupazionali, soprattutto femminili”. Questo obiettivo si articola in quattro “assi” che corrispondono ai progetti integrati di riferimento indicati nel Piano di sviluppo regionale: 1) verso lo spazio regionale della ricerca industriale e dell’innovazione; 2) internazionalizzazione, cooperazione, promozione, marketing territoriale; 3) distretto integrato regionale, vale a dire la riorganizzazione dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali; 4) innovazione e sostenibilità dell’offerta turistica e commerciale.

Le risorse complessive per i quattro anni ammontano a 740 milioni di euro (il 63% regionali, il 29% provenienti dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale e dal relativo cofinanziamento statale); 203 sono i milioni previsti per quest’anno. In questi dati si riassume il Prse 2007 – 2010, secondo le informazioni che sono state fornite stamani alla commissione Attività produttive del Consiglio regionale dall’assessore competente Ambrogio Brenna, nel corso di un incontro che ha avviato il dibattito sulla politica di sviluppo economico della regione.

Brenna ha riassunto il suo intervento nella parola d’ordine “non solo manifatturiero, non senza manifatturiero”, per definire le strategie qualificanti del Piano: “I quattro assi permettono il riposizionamento competitivo e attivano processi di attrazione dei settori innovativi – ha affermato-. Se si pensa che la moda e la meccanica costituiscono il 65% dell’export toscano, si capisce che non si può concordare con coloro che dicono apertamente che si deve abbandonare il manifatturiero: con cosa lo sostituiamo? E, soprattutto, perché abbandonare quello che marcia?”.

Collegato a questo c’è un altro aspetto al centro della discussione, e riguarda “il distretto regionale integrato che è la condizione per rafforzare i distretti esistenti e favorire la loro integrazione”, ha spiegato Brenna. “La scala regionale definisce la cornice di carattere politico istituzionale nella quale operano i 12 distretti riconosciuti, li sostiene e li valorizza affrontando le necessità della cosiddetta economia esterna: finanza, logistica, innovazione, marketing”. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione e la promozione, l’assessore ha detto che ciò non significa solo “andare a vendere all’estero, ma anche creare le condizioni per attrarre capitali esteri, visto che la Toscana oggi rappresenta solo il 5% degli investimenti stranieri in Italia”.

Sull’asse 1, il titolare delle Attività produttive della Giunta regionale ha sottolineato che “vanno rafforzate le politiche di sostegno al trasferimento dell’innovazione al sistema delle imprese toscane per sostenerle nelle sempre più difficili condizioni competitive internazionali”.
Per la promozione l’obiettivo principale è quello di rendere sempre più unitario lo sforzo dei vari soggetti con un coordinamento efficace, visto che dall’ingente somma impegnata in Toscana la cifra di cui dispone Toscana Promozione è di 13,5 milioni: “Non verranno concessi contributi a chi esce fuori dall’impianto unitario considerato”, ha annunciato.

Sulle risorse a disposizione Brenna ha infine rilevato come la nuova programmazione dei Fondi comunitari offra alla Toscana notevoli opportunità, non solo perché l’ammontare è rimasto lo stesso del periodo precedente, ma anche perché i finanziamenti possono essere destinati a tutto il territorio regionale in base a criteri di concentrazione e selettività.
Nel definire “corretta” l’impostazione del Prse come è stata presentata dall’assessore, il presidente della commissione Attività produttive, Vittorio Bugli, ha insistito su “una parola che è decisiva per compiere un ulteriore passo avanti: unitarietà”.

In questo senso “il distretto regionale è il luogo dove si rappresenta unitariamente la politica industriale toscana, declinata in tre filoni: le medie e grandi imprese sparse sul territorio; le filiere vecchie e nuove da sostenere in quanto tali; le politiche sui distretti che vanno personalizzate”. Ma unitarietà forte – ha aggiunto – “anche fra le politiche dell’innovazione, dell’internazionalizzazione, dei servizi e dell’energia da un lato e degli atti di programmazione e di governo degli strumenti e dei fondi dall’altro”.

Nel corso del dibattito sono intervenuti Fabrizio Mattei (Ds) che ha insistito sulla necessità di spiegare chiaramente “il valore e il senso del distretto integrato regionale come rafforzamento della politica industriale e strumento aggiuntivo per mettere mano ai problemi seri dell’economia toscana”. “Problemi di competitività -ha aggiunto Mattei- che sono strutturali e che i segnali di ripresa non bastano a eliminare: le microimprese, le infrastrutture, la ricerca, l’incapacità di fare sistema”.

Giuseppe Del Carlo (Udc) ha invitato a non sottovalutare il problema della delocalizzazione, cioè l’insediamento all’estero, di imprese “anche in settori nei quali la Toscana vanta un primato nazionale”, a causa soprattutto delle carenze nelle infrastrutture e nei costi dell’energia. Del Carlo ha infine invitato la Giunta a riflettere sulla opportunità di trasformare Toscana Promozione in una società per azioni.

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