Toscana 2006: che fatica tornare a crescere!

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 dicembre 2006 23:41
Toscana 2006: che fatica tornare a crescere!

Nel corso del 2006 l’economia mondiale ha confermato le favorevoli dinamiche realizzate l’anno precedente segnando una ulteriore forte espansione del commercio; gli impulsi maggiori sono arrivati dagli stati Uniti e dalla eccezionale espansione di Cina ed India la cui crescita ha ancora una volta rasentato il 10%.
Di questa fase favorevole ha beneficiato anche l’intera Unione europea, tanto che il PIL è tornato a crescere di circa il 2,5%, tasso di crescita più alto dal 2001 ad oggi.
In questo contesto, complessivamente favorevole, anche l’economia italiana è tornata a crescere (+1,7% la stima per il 2006), grazie alla molla trainante delle esportazioni, che dopo anni di sostanziale stagnazione tornano ad aumentare di oltre il 5% in termini reali (di circa l’8% in termini nominali).

Questa ripresa stimola anche i consumi delle famiglie e gli investimenti, mentre rallenta la crescita della spesa pubblica. A livello di settore cresce soprattutto il terziario, seguito dall’industria, mentre cala il valore aggiunto prodotto dall’agricoltura. Le costruzioni mantengono un tasso di crescita positivo che è, tuttavia, inferiore a quello che era stato realizzato negli anni precedenti il 2005; l’occupazione dovrebbe aumentare dell’1% circa (quasi 220 mila unità di lavoro in più dopo il calo del 2005), soprattutto nel settore dei servizi privati.

In Toscana, finalmente si torna a crescere!
Anche la nostra regione, nel 2006, risente delle circostanze esterne favorevoli e registra una ripresa del ciclo, motivata soprattutto da una ripresa delle vendite all’estero (+9,6% al III° trimestre 2006) e della spesa degli stranieri (+3% nei primi 7 mesi dell’anno).

I settori in cui questa fase espansiva è più evidente sono nel comparto della metal-meccanica (macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica; metalli di base non ferrosi; prodotti della siderurgia; cicli e motocicli; fili e cavi isolati; prodotti farmaceutici; locomotive; altre macchine per impieghi speciali), mentre le produzioni della moda registrano una lieve caduta (-0,4%), con un’unica eccezione nella pelletteria che conferma i brillanti risultati degli ultimi anni (+ 16%).
In questo quadro la spesa delle famiglie (comprendente anche la spesa dei turisti) si stima aumenti in Toscana più che nel resto del paese.

Le importazioni dall’Italia verso la Toscana crescono del 2,6% e quelle dall’estero del 4,3%. Questo complesso di circostanze dovrebbe determinare un aumento del PIL regionale dell’1,7%, del tutto analogo, cioè, a quello italiano, anche se inferiore a quello di molte regioni del centro nord.
La ripresa del settore industriale, insieme a quella dei consumi, ha alimentato una crescente domanda di servizi il cui valore aggiunto è cresciuto nel 2006 di oltre il 2%, con dinamiche particolarmente interessanti nei trasporti e commercio (+2,2%) ed in tutti i servizi per le imprese (+2,2%).

Modesta, invece, la crescita del valore aggiunto del settore pubblico (+1,2%), per l’esigenza di porre un freno ai ritmi di espansione della spesa pubblica. La ripresa della crescita anche nella nostra regione ha favorito un nuovo incremento della domanda di lavoro (circa 10.000 unità), concentrato nel settore terziario, mentre continua a calare l’occupazione industriale (3.500 unità in meno).

Il futuro prossimo non è molto esaltante…
Per il prossimo anno si prevede che la crescita dell’economia mondiale dovrebbe subire un lieve rallentamento: PIL e commercio mondiale (rispettivamente +5,1% e +8,9% nel 2006) dovrebbero aumentare rispettivamente del 4,4% e di poco oltre il 7%; dinamiche quindi ancora sostenute, ma in ribasso rispetto a quelle, eccezionali, del 2005.
Anche in Italia, dunque, la ripresa avvertita nel 2006 apparirebbe ridotta nella dimensione, mantenendo dunque vive tutte le preoccupazioni oggi presenti sulla competitività del nostro sistema economico.

Analogo lo scenario toscano
La crescita del PIL è stimata su valori pari a +1,2% per il 2007 ed 1,4% per l’anno successivo; quella delle esportazioni ritornerà su livelli assai più contenuti (+1,8% nel 2007; +3,1% nel 2008), così come la spesa turistica, contribuendo alla contrazione del ritmo di espansione della spesa delle famiglie (stimata intorno all’1,3%).

La spesa pubblica continuerà ad essere tenuta sotto controllo (+0,3% nel 2007; +0,7% nel 2008), mentre sul fronte degli investimenti continuerà il processo di accumulazione, indice di favorevoli aspettative sul futuro da parte delle imprese (+1,7% nel 2007; +2,1 nel 2008).
Si stima che continueranno a crescere il valore aggiunto dell’industria manifatturiera -al cui interno si confermano sia il buon dinamismo della metalmeccanica (+1,7%) che la staticità della moda (-0,1%)- ed il terziario privato, sia nella componente del commercio e trasporti (+1,8%) che in quella degli altri servizi alle imprese (+1,7%), mentre più contenuta sarà la crescita delle costruzioni (+0,9%).

Continua a mantenersi contenuta anche l’espansione del valore aggiunto del settore pubblico (+1%). Questa situazione darà luogo anche ad una modesta crescita della domanda di lavoro, stimabile attorno alle 6 mila unità nel 2007 ed alle 8,8 mila nel 2008. L’aumento della produttività del lavoro nel settore industriale (anche nelle costruzioni) farà sì che al suo interno la domanda di lavoro si ridurrà ulteriormente, mentre continuerà l’aumento dell’occupazione nel terziario. Questa diversa dinamica settoriale della domanda di lavoro produrrà, nel 2008, quasi il 69% dell’unità di lavoro impiegate nel terziario, rispetto al 64% di dieci anni prima, facendo della Toscana una delle regioni a più alta presenza terziaria del paese.
Perché si fatica a crescere?
In questa prima parte del millennio, come evidente dai dati, il ritmo di crescita dell’economia toscana si è dunque notevolmente ridimensionato rispetto al passato.
Premesso che può non esserci niente di anomalo nel fatto che il ritmo di espansione di un’economia rallenti man mano che la crescita avanza, è però doveroso chiedersi in che misura questo rallentamento può essere l’indicazione di un processo di difficoltà strutturale del sistema produttivo, con evidenti conseguenze sulla capacità di garantire nel tempo un adeguato livello di benessere ai suoi abitanti.
L’eccessiva terziarizzazione, poco sopra ricordata, potrebbe essere il problema “in più” dell’economia toscana.
La terziarizzazione può infatti rappresentare un fenomeno di evoluzione verso modelli produttivi più sviluppati (nel mondo il PIL pro capite è più elevato nelle economie terziarizzate), oppure può rappresentare una scelta di basso profilo per cui, avendo risorse da investire, si preferisce indirizzarle verso attività più sicure, più al riparo dalla concorrenza.

In Italia questo secondo tipo di scelte è molto più presente che in altri paesi (il nostro terziario è fatto di commercio, alberghi, bar, ristoranti e spesso servizi alle imprese); la Toscana fra le regioni a più elevato livello di sviluppo del paese è quella che accentua maggiormente queste caratteristiche. Un modello produttivo, quindi, più sbilanciato verso settori più protetti e meno aperto sui mercati internazionali. Ciò può essere dunque una spiegazione del più basso livello di PIL pro capite rispetto alle regioni del Nord e simultaneamente del più basso ritmo di crescita degli ultimi anni.

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