Sacrificati a Firenze anche gli ultimi grandi alberi in via del Terzolle, davanti all’ITI-IPIA Leonardo da Vinci, per far posto all’Alta Velocità

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 luglio 2004 11:34
Sacrificati a Firenze anche gli ultimi grandi alberi in via del Terzolle, davanti all’ITI-IPIA Leonardo da Vinci, per far posto all’Alta Velocità

Nuovi “grandi lavori” in corso davanti all’ITI-IPIA Leonardo da Vinci da qualche settimana: si costruisce il “corridoio attrezzato” per l’Alta Velocità. Servirà a far transitare su un nuovo binario aggiuntivo, da est a ovest, la terra da scavare per far posto alla stazione Foster (brillantemente progettata sotto il torrente Mugnone) e al doppio tunnel AV. Una volta arrivati alla stazione ferroviaria di Rifredi, i vagoni (o il loro contenuto) saranno trasferiti sulla ferrovia ordinaria e imboccheranno la linea lenta per Pontassieve fino a raggiungere San Giovanni Valdarno (in provincia di Arezzo).

Qui nuovo trasbordo su una nuova (costruenda) linea di cantiere per stoccare il tutto nella ex miniera di lignite di Santa Barbara, nei comuni di Figline Valdarno (provincia di Firenze) e di Cavriglia (provincia di Arezzo). In totale, 2 milioni e mezzo di mc, stando all’ultimo progetto ENEL di “recupero ambientale della miniera di Santa Barbara”.

Per realizzare il “corridoio attrezzato” (così si chiama l’area nella quale viaggeranno le migliaia di vagoni che trasporteranno a Rifredi lo smarino dalla stazione AV dei Macelli) è stato necessario sbarazzarsi anche degli ultimi bei pini sopravvissuti ai tagli dei tre cedri che, insieme a loro, ombreggiavano la grande aiuola che faceva da barriera verde fra l’Istituto Leonardo da Vinci e la ferrovia.

Adesso, al loro posto, un deserto di cemento e metallo.
Pochi metri più in là, attraversata la strada, la folta comunità (sito sensibile?) che frequenta la scuola superiore più grande della Toscana (2000 studenti). Non è ancora chiaro poi in cosa consisterà e dove sarà spalmata quella ulteriore “pista di raccordo tra il cantiere di Rifredi e quello della nuova stazione ai Macelli” annunciata dall’assessore all’urbanistica Gianni Biagi il 20 dicembre scorso in un comunicato di Palazzo Vecchio.

Pazienza per i pini, si dirà, se c’è da far posto alla ‘città nuova’...! Ma che farsene di un “corridoio attrezzato” in mancanza di un “progetto attrezzato”? Non esiste infatti nessuna previsione concreta approvata sul dove e come trasferire la montagna di terra che si intende estrarre dal sottosuolo di Firenze.

L’indicazione della ex miniera di Santa Barbara nella provincia di Arezzo è rimasta una “frase di carta”, scritta negli accordi per il nodo fiorentino siglati con la conferenza di servizi del 3 marzo 1999, ma mai suffragata da alcun progetto di dettaglio. Da quella data sono trascorsi più di 5 anni e niente di concreto appare ancora all’orizzonte.

I sindaci dei comuni del Valdarno destinatari dello smarino non sono mai stati neppure invitati alla conferenza di servizi che ha deciso il pesante ‘regalo’ del sottosuolo fiorentino.

Neanche i comuni che vedranno transitare nel loro territorio le migliaia di pesanti vagoni ferroviari che faranno la spola fra Rifredi e Santa Barbara (Fiesole, Pontassieve, Rignano, Incisa, Figline, San Giovanni Valdarno) risultano essere mai stati richiesti di un parere al momento delle decisioni. Non solo. Il progetto ENEL per il “recupero ambientale della miniera di Santa Barbara nei Comuni di Cavriglia e Figline”, nel cui contesto è prevista l’allocazione dello smarino di Firenze, è stato bocciato dalla Giunta regionale toscana con una delibera che risale addirittura al gennaio 2001.

L’ENEL ha dovuto ripresentarne uno nuovo, che non ha ancora concluso l’iter di Valutazione di Impatto Ambientale. Ma, anche nella nuova stesura, stando alla “sintesi non tecnica” proposta ai cittadini per le osservazioni, non emerge quella “radicale modifica” che la Regione aveva richiesto. Il progetto tratta infatti in modo marginale, vago e generico il tema del conferimento dello smarino di Firenze (i dati forniti dal Ministero dell'Ambiente nel Parere n. 292 sul progetto di penetrazione urbana TAV di Firenze circa i materiali di risulta da portare a discarica sono peraltro alquanto più drammatici di quelli riferiti nel progetto: i materiali di risulta da portare a discarica ammonterebbero ad oltre 3.800.000 metri cubi, ai quali andrebbero sommati 145.000 metri cubi provenienti da demolizioni), ripartito su tre aree distinte della ex miniera: Casa le Borra, Castelnuovo, S.

Donato. In parole povere, difficilmente questo secondo progetto potrà essere approvato. I tempi si allungano. Di riflesso, anche lo scavo AV sotto Firenze si fa sempre più incerto. Perché allora continuare a snaturare un tranquillo angolo di città adiacente alla più grande scuola della Toscana? Piange il cuore a vedere andarsene così il nostro patrimonio arboreo, o a vedere sfrattati residenti e attività produttive da complessi edilizi di qualità, solidi e dignitosi come quello, appena restaurato, del quale è stata avviata la demolizione (foto 4), per far posto a un’infrastruttura il cui utilizzo appare ancora così incerto.

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