Teatro Fabbricone di Prato: da venerdì 23 aprile a domenica 9 maggio Le pareti della solitudine di Tahar Ben Jelloun

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 aprile 2004 23:02
Teatro Fabbricone di Prato: da venerdì 23 aprile a domenica 9 maggio <I>Le pareti della solitudine</I> di Tahar Ben Jelloun

Le pareti della solitudine è un romanzo/saggio scritto con un linguaggio simbolico e poetico tra il 1975 e il 1976 e frutto dell’esperienza di Ben Jelloun come psicologo in un centro di accoglienza per immigrati a Parigi. Quel che desta l’interesse di Ben Jelloun non è il lavoratore nella fabbrica o nel cantiere, ma quello stesso uomo fuori dalle ore di lavoro: la sera, le domeniche, i giorni festivi. La struttura narrativa dello spettacolo riprende e sviluppa in forma poetica, non realistica, il tema della solitudine e dell’estremo malessere nello scontro fra differenti culture.

Il protagonista è uno dei tanti emigranti che trascina la propria vita e il proprio corpo in una città a lui estranea. Una persona invasa dai sogni che sopravvive grazie alla capacità di inventarsi una vita anche se fatta di chimere e nostalgia. Quell’uomo, quell’emigrante, potrebbe essere nato in qualsiasi paese, sotto qualsiasi orizzonte, poco importa la sua nazionalità.
Il percorso sonoro, musica e canto di Maly Dialy Cissoko (uno straordinario musicista senegalese che vive da alcuni anni in Italia) e Mirio Cosottini con la tromba, si intreccia con il linguaggio simbolico e poetico della narrazione, interpretato da Fernando Maraghini; si inserisce sulla valenza sonora della parola e ne amplifica la forza comunicativa diventando parte integrante del progetto drammaturgico.
Jaume Plensa, uno dei più significativi artisti contemporanei, cura la scenografia con un allestimento che sfrutta gli ampi spazi del contenitore Fabbricone.

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