TAV: un patto sociale per la sicurezza del lavoro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 giugno 2002 07:27
TAV: un patto sociale per la sicurezza del lavoro

78 chilometri di tunnel, più 19 chilometri di tunnel di servizio: è la tratta Bologna Firenze dell’Alta Velocità ferroviaria, la più grande e soprattutto la più complessa opera pubblica degli ultimi 50 anni in Italia.
Lavori di queste dimensioni presentano rischi elevati di infortuni sul lavoro. Venti anni fa la costruzione delle gallerie dell’Alta Velocità fra Firenze e Roma comportò un elevato prezzo di vite umane: una per ogni chilometro di tunnel.
Invece, per il momento ma con una quota superiore ai due terzi delle galleria già scavate, fra Firenze e Bologna sono morti in Toscana ad oggi due soli lavoratori, uno dei quali in un episodio classificabile come incidente automobilistico.

In percentuale si sono avuti 0,04 infortuni mortali a chilometro scavato, esattamente un decimo di quelli registrati nell’unica esperienza comparabile, quella prima ricordata della Firenze-Roma, quando la percentuale era stata dell’ 0,4 a chilometro. Un risultato importante che non si può spiegare solo con il progresso tecnologico e che ha portato i cantieri TAV ad essere riconosciuti come i più sicuri d’Europa al XVI congresso Mondiale della sicurezza e salute del lavoro tenuto a Vienna il 30 maggio.
Come questo risultato sia stato ottenuto è stato spiegato ieri dal presidente della Provincia di Firenze, Michele Gesualdi, e da Maurizio Baldacci, dell’ASL di Firenze, nel corso di un incontro con la stampa in Palazzo Medici Riccardi al quale sono intervenuti anche il responsabile fiorentino della TAV, Gianni Bechelli, e rappresentanti dei sindacati.
L’impegno degli enti locali e degli altri soggetti preposti è stato, nel caso della Firenze-Bologna, imponente.

Si stima che dal 1996 al 2001 sia stato investito nella prevenzione qualcosa come 8,7 milioni di euro.
Uno sforzo da valutare anche in rapporto alle dimensioni dei cantieri da tenere sotto controllo: 22 le imprese sul terreno, con 40 siti di lavoro e 3000 persone impiegate dislocate in dieci campi base. Complesso anche il quadro operativo, con gravi problemi tecnologici, geologici e ingegneristici, un movimento esteso di materiali in piccoli spazi, l’impiego di grandi macchine e di esplosivi, i rischi di crolli.
2041 le ispezioni fatte, 539 le situazioni di rischio con violazioni accertate.

Oltre ai controlli sui piani esecutivi di lavoro, la definizione degli standard di prevenzione, l’osservazione e il monitoraggio delle fasi lavorative.
“Abbiamo dimostrato – ha detto il presidente Gesualdi – che anche in opere di queste dimensioni si può non morire sul lavoro, che attraverso la partecipazione e l’impegno di enti locali, istituzioni, imprese e lavoratori l’efficacia della prevenzione raggiunge livelli impensabili”.
Sono stati 18 mila nel 2000 (ultimo dato INAIL disponibile) gli infortuni sul lavoro in provincia di Firenze, 23 dei quali mortali; 77 mila (86 mortali) quelli in Toscana; 998 mila, con 1300 morti ed un costo sociale di 50 mila miliardi di lire, quelli in Italia.
“Accanto alla battaglia per occupazione e sviluppo, che è al primo posto del nostro programma amministrativo – ha proseguito Gesualdi – abbiano messo quella per la qualità del lavoro e la sicurezza, ritenendo che molto si può fare con un atteggiamento diverso da parte di tutti i protagonisti in difesa del diritto alla salute dei lavoratori”.
Un impegno reso più attuale, ha tenuto a sottolineare il presidente della Provincia, dal fatto che se nei cantieri dell’Alta Velocità si sono ottenuti buoni risultati, gli infortuni sul lavoro sono in assoluto ancora troppi e purtroppo, come rileva il rapporto CENSIS-INAIL 2001*, tendono ad aumentare di pari passo con lo sviluppo delle forme di lavoro flessibile.

“Una proporzione molto preoccupante – ha commentato Gesualdi - alla luce della rapidità con la quale quelle forme si stanno diffondendo nel mercato del lavoro; bisogna rispondere subito facendo radicare la convinzione che la salute delle persone e dell’ambiente è un grande bene sul quale conviene investire, che la prevenzione non è un costo ma un valore aggiunto, che non è più pensabile che la logica del profitto prevalga su quella della sicurezza: possiamo avere uno sviluppo produttivo di qualità solo se salute e sicurezza sul lavoro sono un impegno comune e costante”.
In questo senso l’esempio positivo dei cantieri della Firenze-Bologna non deve restare un fatto isolato, e Provincia e ASL hanno presentato questa mattina tre proposte.
La prima è che tutte le parti sociali sottoscrivano un patto sulla qualità del lavoro.

Un patto di civiltà dal quale far discendere un nuovo modo di guardare all’organizzazione ed alla gestione del lavoro.
La seconda proposta è di rendere permanente il monitoraggio degli infortuni e delle malattie professionali nella nostra Provincia per seguirne le dinamiche e l’evoluzione.
Infine sarà indetta entro la fine dell’anno la prima Conferenza Provinciale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, un appuntamento che sarà ripetuto ogni anno e nel quale verranno definite le strategie perché il diritto alla salute diventi una conquista della società fiorentina.

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