C’e’ anche una statua di Buddha alta due metri fra gli oggetti di
culto che sono finiti “sulla strada” insieme ai tre monaci del Centro Buddhista
Samadhi. Per un anno questa piccola comunita’ religiosa ha vissuto, pagando un
regolare affitto, dentro un piccolo appartamento di Firenze in via delle Gore, ma il
contratto e’ scaduto da qualche settimana e non era rinnovabile. I monaci (due
provenienti dallo Sri Lanka e uno di nazionalita’ italiana) si sono dunque rivolti per
un aiuto alla Regione Toscana e sono stati ricevuti dal vicepresidente Angelo
Passaleva.
Nell’area metropolitana tra Firenze e Pistoia, secondo quanto hanno riferito a
Passaleva gli stessi monaci, vivono circa cinquemila cingalesi la grande maggioranza
dei quali di religione buddhista.
In genere lavorano nei servizi alla famiglia e nei
lavori domestici mantenendo comunque un forte attaccamento alla madre patria, ai
costumi e alle tradizioni.
Il Centro Buddhista Samadhi, sotto il profilo giuridico, e’ una associazione non
riconosciuta senza scopo di lucro: costituita il 30 giugno di un anno fa si propone di
“professare la religione buddhista, promuovere, disciplinare, migliorare iniziative
intese a diffondere la religione buddhista, favorire lo svolgimento della vita post-
lavorativa in un ambiente sereno e confortevole favorendo l’incontro fra i giovani e lo
scambio delle idee”.
La comunita’ mantiene a Firenze i tre monaci che vivono delle offerte dei fedeli e
rappresentano un punto di riferimento spirituale: si occupano delle funzioni religiose
e dell’educazione religiosa dei bambini oltre che di istruirli nella lingua originaria.
Scaduto l’affitto per il piccolo appartamento di via delle Gore – hanno scritto i
monaci a Passaleva – “ora siamo letteralmente per strada, con la nostra statua e le
nostre preghiere”.
Nel corso dell’incontro, il vicepresidente della Giunta regionale si e’ informato sulla
vicenda e sulle attivita’ del Centro Buddhista garantendo che la Regione Toscana si
sarebbe in qualche modo mossa per cercare di aiutare alla soluzione del problema.
“Mi sto rivolgendo al sindaco di Firenze e ai colleghi dei piu’ grandi Comuni dell’area metropolitana – precisa Passaleva – per verificare l’esistenza di qualche soluzione operativa davanti a un bisogno cosi’ particolare e che, in ogni caso, ci interroga tutti sul vero significato di una societa’ ormai davvero multiculturale. Ma mi permetto anche di lanciare un appello ai privati cittadini”.