Importante restauro per i primi cento anni del Museo Bardini

Redazione Nove da Firenze

In occasione dei primi cento anni di vita del Museo Stefano Bardini, un’opera meravigliosa come il San Michele Arcangelo che abbatte il drago di Piero del Pollaiolo sarà sottoposta a un accurato restauro. Un dipinto dal valore inestimabile, fiore all’occhiello del museo civico fiorentino, al cui delicato intervento sarà possibile procedere grazie al lavoro della sovrintendenza dei musei comunali e alla donazione dei Friends of Florence.

È stato approvato in giunta e parte ufficialmente oggi il restauro di una delle opere più prestigiose e rappresentative della collezione che il celebre antiquario Stefano Bardini, morto nel 1922, donò alla Città di Firenze con lascito testamentario, insieme al palazzo di piazza de’ Mozzi nel quale era esposta, da lui già adibito a showroom, che il Comune ristrutturò e aprì al pubblico come museo nel 1925.

“Ringraziamo ancora una volta la Fondazione Friends of Florence per l’impegno per l’arte e la cultura della nostra città” ha detto l’assessore alla cultura Giovanni Bettarini. “La donazione liberale di 20mila euro servirà a recuperare il dipinto che sarà restaurato sotto gli occhi dei visitatori in una sala del museo per non privare i visitatori della fruizione dell’opera durante i lavori e offrire al pubblico la possibilità di assistere in diretta al loro svolgimento”.

“Il progetto di Muriel Vervat per il restauro del Pollaiolo, candidato all’edizione 2024 del Premio Friends of Florence Salone dell’Arte e del Restauro ha trovato grande approvazione da parte dei nostri donatori” sottolinea Simonetta Brandolini d’Adda Presidente di Friends of Florence. “Sarà un’occasione interessante per studiare e meglio comprendere la maestria dell’artista e, con il restauro eseguito “dal vivo”, i visitatori del Museo Bardini non soltanto potranno continuare a vedere l’opera durante l’intervento, ma avranno anche la possibilità di assistervi in diretta e di scoprire quanto sia importante continuare a conservare capolavori significativi per la storia dell’arte mondiale”.

“Quest’anno si celebra il centenario del museo e vogliamo riproporre una serie di attività legata a questa importante ricorrenza” ha sottolineato Carlo Francini, direttore dei Musei Civici. “Visite per adulti, famiglie e bambini, poi incontri ed approfondimenti che da ora ci accompagneranno fino a maggio 2026 per approfondire conoscere e amare ancora di più questo meraviglioso scrigno donato alla città”.

In occasione del centenario del Museo Bardini, aperto al pubblico come museo civico agli inizi del mese di maggio 1925 per consentire la fruizione della preziosa donazione Bardini, i Musei Civici Fiorentini e la Fondazione MUS.E presentano al pubblico un ricco programma di iniziative e di attività culturali, artistiche ed educative.

Un’occasione straordinaria per celebrare cento anni di storia di un museo unico nel suo genere, che sarà protagonista di un calendario articolato di appuntamenti pensati per coinvolgere la comunità fiorentina e i visitatori di ogni età.

Per tutto il mese di maggio, infatti, nei giorni di venerdì, sabato, domenica e lunedì sarà possibile prendere parte a un ampio ventaglio di percorsi guidati e di attività: fra questi si ricordano le visite per giovani e adulti e il laboratorio Un mondo blu, dedicato ai più piccoli, mentre per i sabati 10, 17, 24 e 31 maggio sarà possibile prendere parte alle Passeggiate Bardini, realizzate in collaborazione con la Fondazione Bardini e Peyron e con Palazzo Mozzi Bardini - Direzione regionale Musei Nazionali della Toscana del Ministero della Cultura: i percorsi prenderanno il via dal Giardino Bardini, infatti, per attraversare poi Palazzo Mozzi Bardini e giungere al museo civico, un tempo showroom dell'antiquario.

Ancora, per il fine settimana 10-11 maggio, gli ingressi del museo si vestiranno a festa grazie a un suggestivo allestimento di piante ornamentali a cura della Direzione Ambiente dell'amministrazione comunale, mentre il weekend successivo - in occasione della Giornata Internazionale dei Musei ICOM, il 18 maggio, dedicata alle comunità - sarà presentato l'evento di living history con il personaggio storico Stefano Bardini.

Sabato 24 maggio, poi, in concomitanza con l’edizione 2025 del festival Firenze dei Bambini, i più piccoli potranno straordinariamente prendere parte a iniziative speciali a loro dedicate e trascorrere persino la notte all'interno del museo, dopo un itinerario serale di grande fascino.

Traendo ispirazione dal celebre volume "La storia del mondo in 100 oggetti" di Neil Macgregor, ispirata alle raccolte del British Museum di Londra, nonché dalla straordinaria varietà e ricchezza delle collezioni Bardini, ciascun visitatore - di qualsiasi età e provenienza - è invitato a scegliere il proprio oggetto o la propria opera preferita, inviando il proprio personale racconto (corredato di fotografia del manufatto scelto) a: mediazione@musefirenze.it. 

Sarà possibile condividere le singole storie fino al 30 settembre 2025; tutti saranno poi invitati a prendere parte a un evento corale che si svolgerà domenica 5 ottobre, in una speciale performance narrativa collettiva. Sia l'estate sia l'autunno saranno infatti contraddistinti da ulteriori iniziative di celebrazione dei 100 anni del museo, tese ad approfondire le peculiarità di questo meraviglioso luogo.

NOTIZIE STORICO-CRITICHE SULL’OPERA

A cura di Serena Pini

Piero del Pollaiolo

(Piero Benci, detto del Pollaiolo)

San Michele Arcangelo abbatte il drago

1460-1465, tempera su tela, cm 175x116 (senza cornice)

Firenze, Museo Stefano Bardini

Il dipinto raffigura il principe degli angeli in lotta contro il demonio, simboleggiato dal drago. Come ricorda Giorgio Vasari nella Vita dei fratelli fiorentini Antonio e Piero del Pollaiolo (1568), in origine costituiva uno dei due lati di uno stendardo processionale realizzato per la Compagnia di San Michele Arcangelo di Arezzo che sull’altra faccia recava un Crocifisso, oggi perduto. Il prezioso drappo, che veniva portato in processione due volte l’anno, per la ricorrenza dell’apparizione dell’arcangelo sul Gargano (8 maggio) e per la festa del santo (29 settembre), venne custodito nella chiesa della compagnia, andata distrutta, finché nel 1766, già in cattive condizioni di conservazione, fu venduto a Francesco Rossi, noto giureconsulto e collezionista aretino, per giungere infine, dopo passaggi sconosciuti, nelle mani di Stefano Bardini.

Giorgio Vasari, che lodò il dipinto come “cosa maravigliosa” per la “bravura” con cui san Michele “affronta il serpente, stringendo i denti et increspando le ciglia”, lo riferiva ad Antonio, il maggiore e il più famoso dei fratelli Pollaiolo, abile disegnatore, a capo di una fiorente bottega di oreficeria e scultura, tanto stimato da ricevere importanti commissioni medicee e papali. La critica recente propende invece per ritenerlo uno dei primi dipinti eseguiti in autonomia dal fratello Piero (1441 – ante 1496), di una decina di anni più giovane, posto in ombra dalla stessa biografia vasariana, tutta improntata alla celebrazione di Antonio, ma di cui gli studi dell’ultimo ventennio hanno rivalutato il ruolo di rilievo che svolse come pittore, con una propria bottega, dalla quale uscirono opere del calibro delle sei Virtù del Tribunale della mercanzia di Firenze e della Pala dei tre santi della cappella del cardinale del Portogallo in San Miniato al Monte (oggi agli Uffizi), per citare solo due esempi.

La composizione deriva dall’Ercole che ammazza l’idra rappresentato in una delle tre grandi tele con altrettante Fatiche dell’eroe mitologico che Antonio del Pollaiolo, coadiuvato da un fratello, con ogni probabilità, lo stesso Piero, dipinse intorno al 1460 per la “sala grande” del palazzo Medici in via Larga, nel 1495 confiscate dalla Signoria di Firenze e poco dopo esposte nella Sala del Consiglio di Palazzo Vecchio, verso il 1513 riportate nella residenza medicea e poi andate perdute.

La composizione venne riproposta da Antonio (1470-1475) in una delle due tavolette con Fatiche di Ercole a lui attribuite che si trovano oggi agli Uffizi. Il drago è una replica dell’idra, con una sola testa, e san Michele riproduce la postura di Ercole, ma con una spada al posto della clava e con una scintillante armatura da torneo, ornata da guarnizioni dorate tempestate di pietre preziose e perle, sul genere di quelle, oggi perdute, che secondo le fonti storiche, venivano forgiate nella bottega orafa di Antonio.

Stefano Bardini, grande conoscitore del Rinascimento fiorentino, di questo dipinto avrà sicuramente apprezzato la qualità artistica, ma forse anche la sontuosa armatura del santo, a giudicare dalle numerose armi antiche da parata che acquistò durante la sua attività di antiquario, oggi in parte esposte in una sala del museo.

IL PROGETTO DI RESTAURO

A cura di Muriel Vervat

Il dipinto presenta un enigma dal punto di vista conservativo. La raffigurazione di san Michele che sovrasta il drago è molto raffinata e la scena si svolge in un paesaggio desolato, dove il cielo gioca un ruolo fondamentale; da blu scuro nella fascia più alta, diventa via via più chiaro, fino a trasformarsi in un velo trasparente.

A causa della sua funzione originaria di stendardo, l’opera – che oggi si presenta come un dipinto incorniciato - ha subito nel tempo diversi traumi strutturali, a cui un’antica foderatura ha ridato stabilità, ma la superficie rimane deturpata da numerose stuccature ricoperte da restauri pittorici cromaticamente alterati. Il fenomeno è particolarmente invasivo nel cielo, dove il colore originale ha assunto un aspetto giallognolo causato dall’invecchiamento della vernice protettiva, mentre i numerosi ritocchi pittorici hanno mantenuto una tinta blu chiara e sembrano isole sospese in aria.

Il progetto prevede in primo luogo un’analisi puntuale dell’opera, propedeutica all’esecuzione del restauro. Di fondamentale importanza sarà definire la composizione delle stesure pittoriche, con la collaborazione dei vari ricercatori coinvolti (CNR-IFAC di Firenze, CNR-ISPC di Firenze, Ottaviano Caruso) e, in particolare, determinare se il processo di degrado del colore del cielo sia causato da un sottofondo applicato dal pittore, da un legante che si è deteriorato, o da una modifica chimica della struttura del pigmento, in modo da intervenire con metodologie efficaci e durature nel tempo.

A tale fine si prevede inoltre di verificare se questo genere di problemi sia stato riscontrato anche in altre opere del pittore, attraverso il confronto con i dati raccolti in occasione di precedenti attività di studio e conservazione.

Il restauro sarà eseguito in una sala del museo, per non privare i visitatori della fruizione dell’opera durante i lavori e offrire al pubblico la possibilità di assistere in diretta al loro svolgimento.

Fondazione Friends of Florence: erogazione liberale in opere

Comune di Firenze, Servizio Soprintendente Musei Comunali: Carlo Francini (RUP), Serena Pini (DL)

Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato: Graziella Cirri, Alberto Felici (Alta Sorveglianza)

Restauro: Muriel Vervat, Firenze

Indagini diagnostiche: Marcello Picollo - SABeC - Istituto di Fisica Applicata “Nello Carrara” del CNR di Firenze (CNR IFAC); Donata Magrini - Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR di Firenze (CNR ISPC); Ottaviano Caruso, Firenze

Documentazione fotografica: Antonio Quattrone, Firenze

Movimentazioni: Arternativa Srl – Fine Art Services, Firenze

La prenotazione per tutte le iniziative e attività di MUS.E è sempre obbligatoria: info@musefirenze.it e 055-0541450

La prenotazione per la Notte al museo e per le iniziative durante Firenze dei Bambini: www.firenzebambini.it