Una strada per Olga Monsani
Parlo di questa donna coraggiosa nel libro “Le dittature serrano i cuori” edito da Betti. Era nata a Firenze il 10 maggio del 1891 e morta a Impruneta il 4 settembre del 1983, dopo aver conseguito il diploma di infermiera della Croce Rossa ottiene la laurea in legge. Animata da un coraggio non comune partecipa alle attività delle associazioni di soccorso durante il primo conflitto mondiale e le viene conferita la medaglia d’argento al merito di guerra dalla Croce Rossa. Si impegna negli aiuti a mutilati e invalidi e dirige l’ufficio comunale di assistenza agli orfani di guerra per quasi quindici anni ma si deve astenere da ogni attività pubblica perché si rifiuta di iscriversi al Partito fascista.
Nel 1928 supera l’esame di procuratore classificandosi al primo posto su 100 uomini e 4 donne. Nella sua carriera di avvocato si occupa di penale e civile e nel suo studio eserciterà la professione Bruto Valerio Console, figlio di Gustavo, una delle vittime della Notte di San Bartolomeo.
È dinamica come pochi e nel 1917, insieme a Gina Lombroso Ferrero e Amelia Pincherle, madre di Carlo e Nello Rosselli, fonda l’Associazione Divulgatrice Donne Italiane con lo scopo di favorire la partecipare delle donne allo sviluppo scientifico, sociale, politico e filosofico dell’Italia. È un’antifascista irriducibile e nel 1925 fa parte del movimento legato al giornale clandestino ‘Non Mollare’ e dal 1929 partecipa al movimento Giustizia e Libertà e aderisce al Partito d’Azione fin dalla sua fondazione nel 1942.
Subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, prende parte alla Resistenza arruolandosi nella divisione partigiana Giustizia e Libertà. Si impegna a Firenze nel servizio clandestino di Radio CoRa e nel suo ufficio raccoglie armi e risorse finanziarie per organizzare il movimento partigiano. Attraverso una rete di informatori che si era costruita, raccoglie le notizie sui rastrellamenti dei nazifascisti rischiando più volte la vita. A guerra finita viene chiamata dal procuratore Salvi di Firenze fra gli “avvocati di illibata condotta morale, di ineccepibili precedenti politici e di provata capacità” ad assumere le funzioni di pubblico ministero presso la Corte d’assise straordinaria.
Partecipa al primo congresso nazionale dell’Unione donne italiane a Firenze dal 20 al 23 ottobre 1945, al termine del quale ha l’onore di aprire il comizio in piazza della Signoria.
Infaticabile, Olga Monsani il 12 maggio del 1949 fonda il Club Firenze del Soroptimist International, il club service che le affidò ruoli direttivi a livello italiano e internazionale.
Merita di essere ricordata per il coraggio e l’intelligenza. Il capitano Giuliano “Nelson” Calcini, uno dei responsabili del gruppo radio CoRa fin dal 1943, dopo la liberazione redasse una meticolosa relazione sull’attività clandestina di Monsani, definendo il servizio prestato dalla donna “superiore ad ogni elogio”. Secondo Calcini era “simbolo di alte virtù patriottiche, esempio di coraggio, di cuore, di fede tenace, di ardente sacrificio per il bene della patria comune.
Entrata a far parte di quel servizio di informazioni militari di radio CoRa, con costante, distinta fatica, dimostrando coraggio e sprezzo del pericolo non comuni doveva portare a termine le operazioni più rischiose cui la forza del suo animo (al di sopra di quella del suo fisico) sapeva spingerla, là dove il pericolo era maggiore per il bene della patria”. Per il suo aperto atteggiamento antifascista è sorvegliata e viene denunciata tre volte. Riesce a sottrarsi all’arresto solo attraverso la fuga.
Si deve a lei, al coraggio che dimostra andando a trovare Napoleone Bandinelli, il maestro venerabile che era sfuggito all’aggressione di via dell’Ariento, il giorno dopo la Notte di San Bartolomeo, se è possibile fare la ricostruzione corretta di quello che avvenne. Olga Monsani merita di essere ricordata. Merita una strada, un giardino, una scuola che porti il suo nome.