Monna Tessa ennesima speculazione?

Redazione Nove da Firenze

L’amministrazione rivendica l’operazione di trasformazione urbanistica di Monna Tessa, che porterà un nuovo studentato privato a Careggi.

"E fa bene, perché l’ha avallata e sostenuta, favorendo il processo di alienazione dell’immobile attraverso il mutamento di destinazione d’uso dell’immobile. Tutto questo senza analizzare a dovere le ricadute e le ripercussioni di questo intervento, come dimostra la destinazione delle risorse economiche compensative versate dal privato alla riqualificazione di piazza dell’Unitá e non ad opere nella zona di riferimento -dichiarano Chelli e Sirello (FDI)- C’era proprio bisogno dell’ennesimo studentato? Perché il Comune non si è battuto per una destinazione diversa, anche in considerazione della sempiterna esigenza di spazi pubblici? L’arrendevolezza e l’incapacità urbanistica dell’amministrazione, anche stavolta, si è manifestata in tutta la sua evidenza. Visti i risultati passati, il futuro è oltremodo burrascoso".

“Un dato è certo: quello che era un immobile pubblico, Villa di Monna Tessa, è stato venduto quest’anno ad un fondo di investimento privato (dopo che sempre questo consiglio comunale lo scorso anno ha votato una scheda con il cambio d’uso da servizio ospedaliero pubblico a studentato privato, da ATS ad AT). Poco rileva se questo fondo sia riferibile a Cassa Depositi e Prestiti, che in passato ha venduto sul mercato immobiliare beni pubblici comportandosi come un qualsiasi operatore privato -dichiara la capogruppo di Firenze Democratica, Cecilia Del Re- Pertanto, con questa operazione, non siamo di fronte ad uno studentato pubblico, come erroneamente è stato definito dalla giunta (e ripreso dai media), ma ad uno studentato privato convenzionato per 20 anni grazie ai fondi PNRR, con canoni che - come indicato nell’atto di acquisto - saranno di 809,00 euro al mese per il 50% delle camere e di 600,00 euro al mese per il restante 50%.

Ovvero con canoni mensili assai elevati, certamente non abbordabili dalla fascia debole della popolazione studentesca, pari quasi a quelli praticati dagli studentati privati presenti in città. Per di più, tale “convenzionamento” ci sarà solo per 20 anni, poi il fondo di investimento potrà mettere questo immobile sul mercato a canone libero (e pure alienarlo ancora). Quando si parla di sostenibilità, ciò che rileva è anche la dimensione temporale degli interventi e ciò che lasciamo alle nuove generazioni.

Detto ciò, ben venga il recupero di un immobile abbandonato dal 2018, ma non si dica che questa operazione fa parte di un “nuovo corso” per gli alloggi universitari: quel nuovo corso fu avviato dalla passata amministrazione con le operazioni degli studentati - quelli si’, pubblici - di Lupi di Toscana e San Salvi, quando il comune (l’allora assessorato all’urbanistica) si accollò di fare ciò che sarebbe spettato a Regione e ARDSU, ovvero partecipare a bandi pubblici, anche tramite Casa spa, per mettere risorse pubbliche su immobili pubblici e farli gestire poi dall’Agenzia per il diritto allo studio universitario. Dopo quell’attivismo, l’amministrazione comunale non ha più partecipato ad alcun bando pubblico per ampliare gli alloggi pubblici universitari su Firenze.

E nell’approvazione del POC venne pure eliminata quella norma che imponeva che la percentuale di camere del privato venisse gestita dall’ARDSU, azzerando l’obbligo che quella percentuale di camere venisse gestita dall’ARDSU applicando criteri e canoni delle residenze universitarie pubbliche.

Che amarezza. Sia per la situazione sostanziale - che non migliora per la fascia debole popolazione -, sia perché la complessità sfugge sempre al dibattito pubblico, e questa è la migliore garanzia per un immobilismo della politica. Raccontare una cosa e farne accadere un’altra. Amarezza attenuata oggi solo dall’ordine del giorno della maggioranza che con un blando ordine del giorno invita la giunta a considerare un ruolo dell’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario nella gestione delle camere di Monna Tessa. Peccato che se la maggioranza alla fine dello scorso mandato non avesse eliminato quella norma sopra citata dal poc, il ruolo dell’ARDSU oggi sarebbe stato per lo meno parte della delibera in votazione”.

"Un patrimonio immobiliare pubblico, di proprietà dell'AOU Careggi e dell'Università di Firenze, passa nelle mani di un fondo di investimenti, che intercetta risorse pubbliche stanziate dal Ministero dell'università e della Ricerca per la creazione di nuovi posti letto da gestire come residenze per il diritto allo studio -dichiara dichiarazioni di Dmitrij Palagi di Sinistra Progetto Comune- L'ennesimo passaggio alle logiche del mercato privato con soldi di tutte e di tutti, in cambio di una quota di posti letto calmierati, a cui si aggiungono posti letto da dedicare all'accoglienza di nuclei familiari di persone ricoverate presso le strutture sanitarie della zona. Invece del diritto allo studio, si investe sullo student living, chiedendo ai privati di aiutare lo Stato e le sue articolazioni a risolvere problemi che la politica non è in grado di affrontare.

A questo si aggiunge una convenzione in cui il Comune prende € 1.370.667,60 euro per rifare piazza dell'Unità, invece di accettare due aree offerte dal fondo di investimento (perché ritenute inadatte per realizzare un parcheggio e un'area ludica). Poteva andare peggio: c'è stata anche l'ipotesi di usare i soldi che saranno versati come oneri di urbanizzazione per aumentare la videosorveglianza in Città.

I servizi pubblici sostituiti con quelli convenzionati (per 20 anni) non sono una risposta di sinistra e non tutelano adeguatamente i bisogni della cittadinanza (di oggi e di domani). Continuiamo a ritenere necessario un cambio radicale di approccio rispetto allo sviluppo della Città".