È vero che non ho elaborato il lutto?
Circa due anni fa ho perso mio padre molto rapidamente per un tumore. Ho 45 anni, una moglie, un figlio di 1 anno e un lavoro. Dovrei ritenermi fortunato, ma invece sono qui a chiedermi se è normale che io non abbia ancora del tutto superato la cosa.
Lettera firmata
Le elaborazioni del lutto non sono tutte uguali, per quanto i manuali insegnino a riconoscerne le fasi e diano una stima dei tempi da considerare “normali”, ogni caso è a sé.
Nel suo per esempio mi salta all’occhio che la notizia della malattia di suo padre, la sua morte e la notizia dell’arrivo del suo primo figlio abbiano probabilmente quasi coinciso nei tempi. Questo può aver rallentato il processo di elaborazione del lutto nonché del ristabilirsi di un diverso equilibrio personale nel nuovo ruolo di padre.
Quando si diventa genitori iniziamo un lavoro, in parte inconsapevole, di confronto con il nostro essere stati figli e con la rappresentazione che abbiamo del ruolo di genitore che ci deriva dal ricordo dell’esperienza fatta con il genitore dello stesso sesso (nel suo caso con suo padre).
Attraversare questa fase e contemporaneamente dover accettare l’idea che il babbo non c’era più, che non avrebbe conosciuto suo figlio e non avrebbe visto lei nelle vesti di padre può essere stata una delle cause di ciò che lei oggi sente irrisolto.
Non dimentichiamo e non sottovalutiamo il carico che l’ultimo anno con la pandemia ci ha portato rendendo qualsiasi processo vitale più faticoso e lento!
Normalmente (il che è da intendersi “comunemente”) l’elaborazione di una perdita avviene in 12/15 mesi, il che lungi dal voler dire che non si sia più tristi al pensiero della persona cara che non c’è più.
Le fasi che vengono attraversate in quell’arco di tempo sono :
- il rifiuto (Non può essere vero, non è successo)
- la rabbia (Non lo hanno curato bene! Perché proprio a lui? Non è giusto!)
- la contrattazione (Proverò ad accettare l’invito del mio amico / Pregherò per stare meglio / Oggi mi dedico a questa cosa che ho trascurato)
- la depressione (Sento che una parte di me è morta insieme a lui)
- l’accettazione
Le fasi non si attraversano in sequenza ma le prime quattro possono anche affacciarsi in ordine sparso e durare molto poco oppure a lungo.
Nel suo caso le consiglierei, senza allarmismo, di scegliere un clinico con il quale fare una valutazione per capire se un accompagnamento possa esserle di sollievo in questo recupero.
dott.ssa Paola Marangio
Psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare