Dagli Usa alcune riflessioni sulle infiltrazioni mafiose in Toscana

Redazione Nove da Firenze

di Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale*

Per comprendere quanto e se le mafie abbiano inquinato la Toscana, abbiamo incrociato in maniera certosina le varie dichiarazioni giudiziarie, e non, di due soggetti che sulla questione hanno fornito e potrebbero ancora fornire prove attendibili e riscontrabili.

Gaetano Vassallo, proprietario di varie imprese per lo smaltimento dei rifiuti che per oltre vent'anni ha gestito l'affare degli sversamenti abusivi sotto la protezione del clan dei casalesi e Nunzio Perrella, ex boss della camorra, narcotrafficante riconvertito al traffico di rifiuti pericolosi, poi collaboratore di giustizia e oggi fuori dal programma di protezione.

Quest’ultimo disse al magistrato antimafia Franco Roberti: "La monnezza è oro perché rende di più e soprattutto si rischia molto meno". Le sue rivelazioni, messe a verbale nel carcere di Vicenza, hanno fornito agli inquirenti dettagli fondamentali per individuare e ricostruire i luoghi esatti in cui gli scarti tossici, di qualsiasi tipo, in particolare quelli industriali altamente pericolosi, venivano sversati a tonnellate, anche "dove oggi sorgono delle abitazioni", con tragiche conseguenze per l'inquinamento ambientale e la salute umana.

Perrella, invece, sul traffico di rifiuti tossici parla di una strategia clandestina molto redditizia: “Far transitare e smaltire decine di tir stracolmi di rifiuti tossici in centri di stoccaggio in Toscana dove il materiale destinato alle discariche in Campania – riclassificato in modo fraudolento – diventava non pericoloso attraverso documenti di trasporto falsi con i carichi mai controllati.

Sempre nello stesso periodo, Gaetano Vassallo, il ministro dei rifiuti dei casalesi, ai magistrati napoletani ricorda un’altra presenza costante in questi loschi affari: la massoneria deviata. Ai magistrati che lo interrogarono, raccontò che “Gaetano Cerci (affiliato al clan dei casalesi) andava a casa di Licio Gelli, mi spiegò che Gelli era un procacciatore di imprenditori del nord che potevano inviarci i rifiuti”. Gelli fu assolto, ma i rifiuti in quelle zone indicate furono comunque rinvenuti.

Vassallo spiega ai giudici: “Io solo per il trasporto dei rifiuti conferiti alla Toscana, andavo a prendere settecento milioni di lire al mese. Vassallo racconta fatti per i quali è stato condannato per smaltimento illegale, per conto del clan dei casalesi, di rifiuti speciali e pericolosi in molte discariche abusive d’Italia.

Nell’ultima operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, alcuni vertici dell’Associazione Conciatori di Santa Croce avrebbero rappresentato il fulcro decisionale di un sistema che operava mescolando le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati Keu, ossia altamente inquinanti, con altri materiali e riutilizzati in attività edilizie, tra cui circa ottomila tonnellate usate nella realizzazione del quinto lotto della Strada n. 429, nel tratto che collega Empoli a Castelfiorentino. Tra i reati contestati c’è anche l’associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico illegale di rifiuti pericolosi.

Dalle indagini emerge che il titolare dell’impianto di trattamento abusivo di materiali riciclati dai reflui e dai fanghi delle concerie di Santa Croce sull’Arno, “fosse in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della 'ndrina calabrese dei Gallace, i quali avevano preso il controllo del subappalto del movimento terra per la realizzazione proprio del quinto lotto della Strada regionale n. 429”.

Sono stati eseguiti anche sequestri per l’equivalente di oltre venti milioni di euro e numerose perquisizioni e ispezioni personali sono state espletate nelle province di Firenze, Pisa, Arezzo, Crotone, Terni e Perugia. Quest’ultima operazione è molto importante poiché, oltre al valore giudiziario, conferma il legame affaristico tra le mafie, in questo caso tra camorra e ‘ndrangheta, nella gestione del traffico e dello smaltimento dei rifiuti tossici.

I rapporti tra queste due mafie del resto sono comprovati nel tempo e risalgono ai tempi del capobastone ndranghetista Mico (Domenico) Tripodo con la famiglia Zaza che all’epoca si occupava del redditizio contrabbando di sigarette. I toscani incomincino a preoccuparsi seriamente poiché la loro Regione è diventata terra di affari per quelle mafie che non sparano più ma comprano e si presentano in giacca e cravatta e con ventiquattrore piene di denaro da investire per realizzare sempre maggiori guadagni.

* L'autore è docente associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studiesdi Newark (USA). Ricercatore dell'Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. E’ stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto.