Cibo e monete nel linguaggio di Dante: il ‘pappo’ e ’l ‘dindi’

Redazione Nove da Firenze

Una parola di Dante al giorno, per tutto il 2021. In occasione della ricorrenza dei settecento anni dalla morte del poeta, l'Accademia pubblicherà 365 schede dedicate alla sua opera: affacci essenziali sul lessico e sullo stile del poeta, con brevi note di accompagnamento. La parola di Dante fresca di giornata è un'occasione per ricordare, rileggere, ma anche scoprire e approfondire la grande eredità linguistica lasciata da Dante.

La parola di oggi 25 gennaio

il ‘pappo’ e ’l ‘dindi’

(Purgatorio XI, 105)

Che voce avrai tu più, se vecchia scindida te la carne, che se fossi mortoanzi che tu lasciassi il "pappo" e 'l "dindi" [...]

Dante esemplifica così il linguaggio bambinesco (usato, più ancora che dai bambini, dagli adulti che parlano ai bambini), fatto di strutture fonologiche semplici e ripetitive e di onomatopee. Il significato delle due voci è, rispettivamente, “pane” o “cibo” (normalmente si trova come pappa, femminile) e “denari, monete” (come plurale o con valore collettivo).