Piccoli ospedali a rischio, a Careggi gli infermieri approvano il nuovo orario

Redazione Nove da Firenze

Continuano gli incontri sulla riorganizzazione dei servizi sanitari toscani fra rappresentanti dell’assessorato regionale, direttori generali delle Asl, esponenti di Uncem Toscana e sindaci dei territori interessati. Obiettivo dell’iniziativa la condivisione di un percorso che riguarda tutta la rete degli ospedali e dei servizi territoriali, che fa seguito alla delibera del 2012, dI riordino della materia. “Come Uncem Toscana – spiega il suo presidente Oreste Giurlani, che ha preso parte stamani ad un incontro dedicato alla situazione della provincia di Grosseto – cerchiamo di unire questa riorganizzazione alla rete dei servizi territoriali.

Particolare attenzione da parte nostra, come rappresentanti dei comuni e degli enti montani, va ai piccoli ospedali. Anche la Regione ha assicurato che eviterà al massimo le chiusure, puntando alla riorganizzazione e ottimizzazione del loro funzionamento”. Ed è stato un coro unanime quello espresso dai rappresentanti di Anci e Uncem Toscana, riunitisi stamani per discutere della proposta regionale relativa alle Società della salute. Presidenti delle Sds toscane e sindaci hanno riaffermato la validità del modello delle sds e la necessità di non gettare un’esperienza positiva, che ha dato fino ad oggi risposte di qualità.

Allo stesso tempo è emersa la forte richiesta di salvaguardare la governance territoriale e l’integrazione dei servizi sociali e sanitari. “Uncem Toscana sostiene la necessità di apportare alcune modifiche al documento presentato dalla Regione – è il commento del presidente, Oreste Giurlani -. Chi meglio dei sindaci ha cognizione delle difficoltà finanziarie nelle quali ci dibattiamo. Ciò non toglie che si debba azzerare un servizio che ha dato finora buoni frutti; dobbiamo lavorare, insieme alla Regione, alla presentazione di proposte chiare e percorsi certi con l’obiettivo di migliorarlo”. Ma se i piccoli presidi ospedalieri se la passano male come sono messi i grand? Si è tenuta oggi in commissione Sanità e politiche sociali, presieduta da Marco Remaschi (Pd), la comunicazione di Valtere Giovannini sull’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, e, in particolare, sullo stato della trattativa riguardante la turnazione degli infermieri e sul bilancio di previsione 2013.

Nel dare la parola al direttore, Remaschi ha ricordato che la commissione, nel febbraio scorso, aveva incontrato alcuni rappresentanti dei lavoratori dell’Aou di Careggi – Fials, Uil e Cobas – in merito alla turnazione adottata dalla stessa azienda, argomento da mesi agli onori della cronaca. “Ci sembrava giusto e doveroso sentire la versione dell’azienda”, ha spiegato Remaschi. Valtere Giovannini ha chiarito che tutto è nato da una riflessione: “La modalità di presenza dei professionisti, chiamati a stare accanto ai loro malati, corrisponde alle esigenze di un ospedale moderno come quello di Careggi?”.

Da qui il percorso di trattativa e di confronto che ha portato alla richiesta di 36 ore settimanali invece di 33 ore e 33 minuti. Il 13 marzo scorso, in un verbale di intesa delle organizzazioni sindacali più importanti, tra cui Cgil e Cisl, si arriva alla condivisione dei turni. “L’80 per cento degli infermieri approva il nuovo corso – ha sottolineato Giovannini – Quindi chiedo il rispetto della maggioranza. Ancora uno spunto: in questa battaglia mi sono sentito solo”. I consiglieri intervenuti nel dibattito – Lucia Matergi (Pd), Simone Naldoni (Pd), Maria Luisa Chincarini (Cd), Monica Sgherri (Fds-Verdi) e Pieraldo Ciucchi (Gruppo misto) – hanno apprezzato la passione professionale del direttore.

Passione e professionalità che diventano per Matergi “una delle forze più importanti del nostro sistema, chiamato al risparmio e quindi a ricercare il giusto clima all’interno delle strutture”. Da qui la richiesta di Naldoni alla direzione di Careggi “di non abbassare la guardia e mantenere il confronto con tutti”. “Senza alcuna difesa di privilegi o di casta”, ha sottolineato Chincarini, che è apparsa meno ottimista ma non preoccupata come Sgherri: “Le condizioni di lavoro mi sembrano più gravose e intense – ha affermato – Occorre sfatare il discorso dei turni ma è necessario condividere gli obiettivi con tutti, anche con i 1300 infermieri sul fronte del no”.

Secondo Ciucchi “la politica è chiamata a trovare un punto di equilibrio, decidendo prima di tutto se continuare o meno a lasciare solo il direttore; non si può banalizzare, occorre capire se il governo della Regione vuole assumere questo tema”. E sempre in tema di solitudine, Giovannini ha tenuto a sottolineare: “Quando si dice o si scrive che il bilancio di Careggi è ko, non solo si compie una cattiveria, ma anche una gratuita ingiustizia”, ha spiegato parlando del Bilancio di previsione e in particolare della relazione del Collegio dei Revisori. Per Gian Luca Lazzeri (Più Toscana), “è urgente riportare i bilanci preventivi delle Asl a ciò che realmente sono, quindi confrontarsi con i veri problemi della sanità, avendo consapevolezza della assoluta emergenza in cui ci troviamo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il vicepresidente Stefano Mugnai (Pdl): “Che il bilancio sia certificato o no poco vuol dire – ha affermato – lo era anche quello della Asl di Massa. Invito a non vivere le nostre richieste di chiarimento come aggressioni personali – ha continuato – occorre lavorare tutti in maniera serena e dialettica”. A chiudere i lavori della commissione l’intervento dell’assessore al diritto alla Salute Luigi Marroni: “Conosco la solitudine del direttore generale e accolgo volentieri l’invito del presidente Remaschi a sentirsi e vedersi spesso, per fare insieme una grande riforma in tempo di crisi – ha affermato –.

Non stiamo puntando alla competizione tra le aziende, ma siamo impegnati a dare un concetto di holding al sistema nel suo insieme, dove ogni struttura è chiamata a muoversi autonomamente, nella gestione delle risorse e delle professionalità”.