Tav: 31 indagati per truffa e corruzione e la politica trema

Redazione Nove da Firenze

Oltre 30 indagati, perquisizioni in tutta Italia, il sequestro della talpa Monna Lisa, ipotesi di reato che comprendono l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, la corruzione e lo smaltimento abusivo di rifiuti: questa la dimensione dell’ inchiesta sulla TAV condotta dal Procuratore di Firenze Quattrocchi e dai magistrati Monferini e Tei, già pubblici ministeri nel processo per i danni TAV in Mugello. Le indagini coinvolgono il Ministero delle Infrastrutture, Italferr (FS), Nodavia (società appaltatrice costituita da Coopsette e dal consorzio EEC) e colpiscono come un maglio i lavori per l’AV nel Nodo fiorentino da mesi in attesa del via definitivo del Ministero dell’ Ambiente.

Dietro i ritardi causati dalla classificazione delle terre di risulta – che hanno condotto a regolamenti di conti interni alla Regione e a conflitti tra Regione e RFI (FS) – si profila una crisi economica e finanziaria del principale General Contractor – Coopsette – giunto sull’orlo del fallimento e pesantemente indebitato con le banche e con i fornitori, con ricadute a cascata sulle piccole ditte in subappalto. Dalle indagini sul movimento terra spuntano anche i camorristi casalesi. "Dopo gli innumerevoli scandali che hanno coinvolto il Pdl e i suoi satelliti, l'inchiesta sulla Tav fiorentina apre il misconosciuto vaso di Pandora del Partito Democratico.

I reati contestati sono di assoluta gravità -commenta la consigliera comunale della lista perUnaltracittà De Zordo- tra gli altri l'associazione a delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, alla corruzione e alla gestione organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti. A compierli, secondo la Procura, alcuni nomi chiave della nomenclatura Pd. Nel dettaglio Walter Bellomo, della commissione Via del Ministero dell’Ambiente, ex coordinatore della segreteria provinciale Pd di Palermo e prima responsabile regionale ambiente dei Democratici di sinistra; Piero Calandra, membro della Autorità di vigilanza sui contratti pubblici in quota Pd; Maurizio Brioni, dirigente di Coopsette, società già nota ai tempi di Mani Pulite, e marito dell’ex sottosegretario Pd Elena Montecchi.

Infine Maria Rita Lorenzetti per 10 anni presidente della Regione Umbria e oggi riciclata alla presidenza di Italferr (gruppo Fs) che sempre per i magistrati fiorentini metteva a a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette, le proprie conoscenze personali e la propria rete di contatti politici. Ma come non ricordare Vannino Chiti e Claudio Martini, altri due dei padri nobili del Partito Democratico che per 18 degli ultimi 20 anni hanno guidato la Regione Toscana. Anche se la rimozione della vicenda è molto utile in questa fase elettorale in cui i due sono blindati nel listino che li porterà diretti in Parlamento, Chiti e Martini solo sei mesi fa sono stati "assolti per prescrizione" (come nel passato è capitato per altre vicende ad Andreotti e Berlusconi), dalla Corte dei Conti insieme ad altri 23 amministratori e dirigenti regionali, nonchè dirigenti del Ministero dell'Ambiente, perché individuati come responsabili, ma fuori tempo massimo, per i danni ambientali che hanno duramente colpito il Mugello a causa dei lavori dell'Alta velocità nella tratta Firenze-Bologna.

Avrebbero dovuto restituire all'erario ben 13,5 milioni di euro, ormai persi per sempre. Eppure proprio in queste ore, dopo settimane di assoluto silenzio, i dominus del Partito Democratico, anche toscano, affermano che "oggi è davvero una buona giornata per gli italiani onesti" vantandosi di avere le liste pulite perché la Commissione nazionale di garanzia del Pd ha escluso i senatori Nino Papania per una multa comminata per abuso d'ufficio e Vladimiro Crisafulli per un rinvio a giudizio per lo stesso reato.

L'inchiesta sulla Tav fiorentina è quindi un'ottima occasione per rivedere i meccanismi di controllo degli appalti pubblici. Ma forse può esserlo anche per la democrazia italiana, se il partito destinato a vincere le prossime elezioni politiche iniziasse una seria e approfondita autocritica sulla degenerazione in atto al suo interno".