Al momento del blackout di domenica solo un terzo delle centrali erano in funzione
Il diritto al risarcimento al punto 3.4.3 della Carta del servizio elettrico

Redazione Nove da Firenze

Ciò è dovuto al fatto che le aziende che gestiscono la produzione di energia elettrica tengono gli impianti spenti in base a puri calcoli di convenienza economica; non essendo più un servizio pubblico decidono in piena libertà quando e quanta energia produrre.
La politica della privatizzazione del sistema elettrico italiano, partorita dal governo di centro sinistra con i Decreti Bersani e D’Alema e perseguita dall’attuale governo, senza regolamentazione, ha causato la contemporanea chiusura, per ristrutturazione, di numerose centrali di produzione (Sermide, Chivasso, Brindisi, Napoli, ecc..), provocando così i presupposti che ci hanno portato al blackout di sabato notte.
Si cerca in tutti i modi di fuorviare dalle vere problematiche, proponendo soluzioni “alternative” quali il carbone o il nucleare perché “economicamente vantaggiose”, o ricorrendo alla regionalizzazione e, quindi, ad un ulteriore tipo di spezzettamento della rete elettrica.

Il tutto condito dalla ciliegina sulla torta rappresentata dalla proposta di costruite nuove centrali elettriche, che è un privilegio riservato ai privati in quanto il decreto di riassetto elettrico impedisce all’Enel di aumentare il suo peso sul mercato.
La realtà dei fatti è:
· che l’Italia, di notte, dipende quasi esclusivamente dalla importazione di energia estera per permettere ai privati risparmi, sia energetici che occupazionali. Negli ultimi anni il livello occupazionale è sceso di oltre 40.000 unità;
· che il governo Berlusconi non ha finora autorizzato il gestore della rete nazionale (GRTN) a mettere in circolo le migliaia di megawatt prodotte ed inutilizzate (circa 11.000);
· che le fonti alternative proposte, carbone e nucleare, non sono così economiche come ci vogliono far credere;
· che non abbiamo bisogno di nuove centrali elettriche;
· che abbiamo bisogno di un totale risanamento sia delle centrali esistenti che dei sistemi di produzione e di trasmissione riunificando la loro gestione sotto il totale dominio pubblico.
La liberalizzazione e la privatizzazione del mercato energetico hanno prodotto una disarticolazione di tutto il sistema elettrico, spostando l’obiettivo vero che è quello dell’erogazione di un servizio pubblico essenziale ad un interesse privato e, quindi, proiettato esclusivamente al profitto.

Sosterranno l'eccezionalità dell'evento e altri cavilli, ma è importante far sentire la voce perché sia chiaro che molta parte della società italiana desidera una gestione energetica nuova, pulita, intelligente.

Ebbene, non ci paghino il rimborso, ma con i soldi risparmiati si incominci a pensare a un nuovo modo di produrre e gestire l'energia in questo paese. Possiamo pensare a una rete elettrica piu' efficiente dove ognuno possa produrre e rivendere energia, e dove le fonti alternative abbiano un ruolo centrale? La risposta è "si". Ci sono le tecnologie, da anni ormai, e ne sono prova i tanti esempi in giro per il mondo di produzione pulita e condivisa di energia elettrica. Il black out del 28 settembre 2003 fornisce gia' all'attuale classe politica un forte alibi per costruire obsolete e inquinanti centrali termoelettriche, senza fare il minimo accenno alle energia rinnovabili e, soprattutto, a politiche indirizzate a una riduzione dei consumi.

Nel frattempo noi cittadini possiamo farci valere rivendicando ciò che ci spetta ed organizzandoci per non subire ancora danni.