Girotondo a San Salvi con Nazim Hikmet, poeta dell’amore

Redazione Nove da Firenze

Da venerdì 19 a domenica 21 Claudio Ascoli riprende il suo percorso su un possibile Teatro di poesia con un omaggio a Nazim Hikmet, poeta turco famoso per una poesia visiva e realmente visionaria, ma anche per l’ostinata ricerca di una parola semplice e necessaria. Di Hikmet Ascoli ha scelto lo splendido poema “Il mio viaggio all’Avana”: vero inno alla vita e alla necessità dell’Utopia, ma anche significativa riflessione sulla centralità dell’Uomo tra avvenire e tradizione: "Sono tra gli uomini amo gli uomini / amo l'azione / amo il pensiero / amo la mia lotta/sei un essere umano nella mia lotta / ti amo".
Nazim Hikmet è uno dei più grandi poeti del ventesimo secolo, le sue opere - e tra esse le stupende poesie d’amore - sono state tradotte in più di cinquanta lingue.

Pubblica i suoi primi versi a diciassette anni. Frequenta l’università a Mosca, attratto dalla Rivoluzione Russa e dalle sue promesse di giustizia sociale. Tornato in patria viene arrestato, colpevole di collaborare con una rivista di sinistra. Tra il 1929 e il 1936 pubblica nove libri che rivoluzionano il modo di scrivere turco: lbera la poesia dalle convenzioni letterarie ottomane, introducendo versi liberi ed uno stile colloquiale. Nel 1938 viene condannato a 28 anni di carcere per la sua opposizione al regime di Kemal Ataturk.

Le sue poesie, i suoi articoli, i suoi libri sono considerati un incitamento alla rivolta.
Nel 1949, a Parigi, una commissione internazionale della quale fanno parte, tra gli altri, Pablo Ricasso e Jean Paul Sartre, si batte per la liberazione di Hikmet. Nello stesso anno si forma il primo governo turco eletto democraticamente e Hikmet viene liberato in seguito ad una amnistia generale. Ben presto la sua persecuzione ricomincia più spietata che mai. E’ costretto ad espatriare a Mosca.

Il governo turco nega il permesso alla moglie ed al figlio di seguirlo. Durante il suo esilio ha un attacco di cuore. Nonostante le sue condizioni di salute continua a lavorare duramente, visitando non solo l’Europa dell’Est ma Roma, Parigi, L’Avana, Pechino. Privato della cittadinanza turca, nel 1959 sceglie di diventare cittadino polacco. Muore a Mosca nel giugno del 1963, a causa dell’ennesimo attacco di cuore. Il giorno prima, sentendo forse la sua fine vicina, scrive la sua ultima poesia “Il mio funerale”. Quest’anno, in occasione del centenario della sua nascita, il governo turco restituirà al grande poeta la cittadinanza che gli era stata ritirata.

L’iniziativa fa seguito ad una petizione di oltre mezzo milione di cittadini.
E proprio alcuni versi di Hikmet – su una squadra di soldati armati di tutto punto, con elmetti… ma senza testa - ci condurranno a “Kamikaze, perdita del corpo – assenza della morte” evento unico per 100 spettatori (a San Salvi dalle ore 21 del 10 settembre alle ore 8 dell’11 settembre 2002 – ininterrottamente), prossimo progetto dei Chille in collaborazione con Artisti di diversa formazione: pittori, scultori, musicisti, danzatori.