Protezione civile: una casetta in legno invece dei container
            Una  vera casetta in legno,  ecologica e funzionale, al posto 
dei container per  far fronte alle necessita’ di chi e’ costretto a lasciare le 
proprie abitazioni dopo terremoti, alluvioni, calamita’ naturali in genere.
L’innovativo progetto, nato dalla collaborazione fra Regione Toscana, Arsia, 
Cispel e dal Cnr (Istituto per la ricerca sul legno di Firenze)   e’ stato presentato 
oggi a Firenze, in Palazzo Vecchio, dall’assessore alla protezione civile 
Tommaso Franci e dall’assessore a agricoltura e foreste Tito Barbini che ne 
hanno evidenziato alcuni aspetti salienti: la qualita’ dell’alloggio (circa 45 metri 
quadri per ospitare quattro persone), i costi contenuti (meno di 30 milioni), la 
rapidita’ di montaggio (appena 8-10 ore).
            
             
Caratteristiche per le quali il progetto 
ha subito ricevuto un’investitura ufficiale: l’agenzia nazionale per la protezione 
civile, secondo quanto annunciato durante la presentazione, lo assumera’ come 
progetto pilota per il nostro Paese.
E in effetti la casetta, il cui nome tecnico è  “Clea” (Casetta in legno per 
emergenze abitative), ha qualita’ che la rendono unica nel panorama nazionale. 
Si tratta infatti di una casetta completa e funzionale (cucina, soggiorno, due 
camere e bagno) .
            
             Formata da pezzi  preconfezionati per consentirne un agevole 
montaggio, la casetta puo’ essere trasportata smontata nei luoghi colpiti da 
calamita’,  con evidenti vantaggi in termini di trasporto e di stoccaggio nei 
magazzini. “Il montaggio e’ estremamente agevole -  ha sottolineato Franci -  e 
cio’ consentira’ di offrire soluzioni abitative funzionali in tempi rapidi”. 
“Inoltre –  ha aggiunto - il comfort che offre agli ospiti e’ di gran lunga 
superiore a quello dei piu’ tradizionali container”.
La casetta Clea (il cui prototipo e’ stato montato oggi a scopo dimostrativo in 
Piazza signoria) offre inoltre vantaggi anche per l’ambiente e, 
complessivamente, per il sistema produttivo della Toscana.
            
Potra’ infatti essere realizzata con un tipo di legname (essenzialmente douglasia, ma anche pino nero), che viene diffusamente coltivato nelle foreste toscane e che viene periodicamente soggetto a diradamento. La douglasia, attualmente estesa per 5 mila ettari, dall’Abetone, alla Consuma, al Casentino, alla Valtiberina e al Monte Amiata, e’ una conifera a rapido accrescimento, che dagli anni ’70 è stata diffusa sul territorio grazie anche agli interventi legislativi e finanziari della Regione Toscana.
             Il pino nero, anch’esso utilizzabile per costruire parti di 
Clea, è esteso per 12 mila ettari, con presenza in tutte le province, ma in modo 
più rilevante  nelle province di Firenze  e Arezzo. 
“L’utilizzo di questo  tipo di  legname per la realizzazione  delle  casette -  ha 
evidenziato Barbini -  consentira’ non solo di implementare la coltivazione dei 
boschi, ma anche  di continuare a offrire alle popolazioni rurali e  montane 
occasioni di lavoro e di sviluppo economico del territorio, grazie anche  alla 
lavorazione artigianale dei pezzi da parte delle aziende di trasformazione del 
legno”.
            
             
Utilizzando legno proveniente da diradamenti, Clea potra’ contribuire a suo 
modo alle operazioni di cura e manutenzione delle foreste toscane e nello stesso 
tempo divenire elemento di sviluppo di un comparto molto radicato in Toscana 
(sono circa 500 le imprese di utilizzazione boschiva  e 14mila quelle dell’intero 
settore legno-mobili).
Il tutto, grazie anche alle prospettive che si sono aperte dopo la presentazione di 
oggi: “La casetta Clea – ha detto Enzo Galanti dirigente dell’agenzia nazionale 
per la protezione civile -  potra’ contribuire allo sviluppo di insediamenti 
abitativi sia nella fase di emergenza che in quella di ricostruzione.
            
             Per questo la 
protezione civile ha deciso di assumerlo come progetto pilota a livello 
nazionale”.
Ma come è nato il progetto? Per realizzare l’idea delle casette si sono unite le 
competenze della Regione, in particolare  con la protezione civile, dell’Arsia 
(l’agenzia di sviluppo agricolo e forestale che ha realizzato dal ’95 ad oggi vari 
progetti sul legno, fra i quali ricordiamo un kit di montaggio per i primi modelli 
di casetta, che erano destinati ad un uso rurale, e barriere antirumore e guard 
rail in legno, che hanno visto la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria 
Agraria e Forestale dell’Università di Firenze e del Consorzio Calbos che 
raggruppa la quasi totalità degli operatori boschivi, segherie, falegnamerie ed 
aziende affini del Casentino) il Cnr-Istituto per la ricerca sul legno di Firenze, 
la Cispel (l’associazione delle aziende pubbliche della Toscana) e il  
volontariato.
            
Confederazione delle Misericordia, Anpas e Vab, stanno tra l’altro predisponendo squadre di volontari che nelle prossime settimane verranno addestrati ad un rapido montaggio e smontaggio della struttura.