Le Banche del tempo
Sono nate da pochi anni, per rispondere ad una domanda diffusa di miglioramento della qualità di vita, attraverso la ricreazione di rapporti di buon vicinato e la ricostituzione di reti di solidarietà. Si fondano sullo scambio alla pari di prestazioni legate alla vita quotidiana e alla cura della persona; organizzano l'aiuto tra persone, anche se prive di rapporti di amicizia e di parentela; permettono di accedere a servizi non garantiti dal pubblico o non accessibili sul mercato per chi percepisce scarsi redditi; consentono una diversa organizzazione delle proprie giornate, dei propri tempi di vita, troppo spesso schiacciati tra lavoro ed esigenze domestiche e familiari.
Sono le "banche del tempo", esperienze
avviate nei primi anni Ottanta in diversi paesi europei e piu' recentemente
in Italia, dove comunque hanno conosciuto una fortissima diffusione negli
ultimi due anni, tanto che se ne contano ormai circa 300 a livello
nazionale, di cui circa 25 in Toscana (presenti in tutte le realta'
provinciali, a Firenze sono una decina).
Le "banche del tempo" rappresentano una risorsa preziosa, di cui le nuove
politiche sociali non possono non tenere conto, con l'obiettivo di
valorizzarle al meglio.
Ed e' questo l'obiettivo fatto proprio anche dalla
Regione Toscana, con un progetto che intende promuovere ulteriormente
questa esperienza sul territorio toscano, attraverso una serie di azioni di
informazione, orientamento e consulenza finalizzate all'avvio di nuove
banche del tempo o a rafforzare quelle gia' esistenti.
Sono previste, tra le altre cose, l'apertura di uno sportello telefonico di
pronto aiuto e l'organizzazione di momenti pubblici di informazione,
articolati a livello provinciale; la creazione di una task-force che potrà
intervenire presso amministrazioni locali, associazioni, gruppi informali,
banche del tempo gia' esistenti per azioni di informazione e orientamento
o consulenze specifiche; il confronto con esperienze europee innovative e
gia' consolidate.
Ma il progetto ha anche un obiettivo piu' ambizioso, in quanto intende
valutare la possibilità di utilizzare le banche del tempo come "sensori"
dei bisogni sociali inespressi.
Da qui la prospettiva di creare nuovo
impiego legato alla risoluzione di problemi emersi in occasione delle
attività di "scambio del tempo". In questo senso il progetto prevede
l'eventuale finanziamento di nuove imprese che derivino da queste
esperienze.
Il progetto - a cui partecipa come partner anche la provincia di Arezzo - ha
un costo di 233 milioni. Ad esso si affianca un sotto progetto
interregionale con l'Emilia Romagna, dal costo di 435 milioni.