Vendite al dettaglio specchio della crisi

Gronchi: “Anche in Toscana si spenderanno 400 euro in più al mese per abitazione e bollette rispetto al 2019”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 giugno 2023 15:11
Vendite al dettaglio specchio della crisi

Firenze, 7 giugno 2023– I dati Istat per le vendite al dettaglio del mese di aprile registrano un sostanziale equilibrio, crescono gli alimentari e diminuiscono gli altri beni. Ci sono i consueti dati che vedono una crescita nelle grandi superfici e online nonché un calo nei negozi, consuetudine tipica di come si sta assestando il mercato da diverso tempo. Colpisce un particolare sulle vendite alimentari: la crescita tendenziale in valore è notevole (+6,2%) ma cala quella in volume (-5,4%), cioè acquistiamo meno prodotti che costano di più.

Questo accade nonostante l’inflazione sia in calo. Se però guardiamo com’è questo calo, si nota che è dovuto essenzialmente alla diminuzione dei prezzi energetici che compensano la crescita del carrello della spesa. Calo dei prodotti energetici, tra l’altro, che è contenuto rispetto al fatto che, invece, nel mercato all’ingrosso c’è un crollo (la componente accise e fiscale delle bollette, nonché i prezzi del mercato libero quasi annullano i prezzi bassi della materia prima).

Dalla pandemia al lockdown, dalla guerra in Ucraina alla corsa dell’inflazione. Gli ultimi quattro anni hanno stravolto i bilanci dei toscani, ormai quasi per metà assorbiti dalle spese obbligate: nel 2023 anche le famiglie toscane spenderanno per abitazione, elettricità e le altre utenze in media più 1.300 euro al mese, oltre 400 euro al mese in più rispetto al 2019 (+45,5%). A stimarlo è Confesercenti Toscana, su una base un’analisi condotta da Confesercenti sulla spesa, i redditi e il risparmio delle famiglie toscane negli ultimi quattro anni.

Spesa media e inflazione

Complessivamente quest’anno le famiglie toscane spenderanno in media 3.064 euro al mese, 141 euro in più rispetto all’ultimo anno prima della pandemia (2.922 euro). Una crescita, però, non dovuta all’aumento dei consumi, ma interamente all’inflazione energetica: riportando la spesa mensile familiare in valori reali – cioè al netto dell’inflazione – questa resta infatti a 2.607 euro al mese, 238 in meno rispetto al 2019. Si spende dunque di più acquistando di meno.“Stiamo assistendo ad una vera e propria ‘esplosione’ delle spese causata da inflazione e aumento dei costi che grava in maniera sempre più importante sui cittadini – afferma Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana -.

Le famiglie si trovano costretta ad attingere ai risparmi per far fronte alle spese obbligate, e nella scelta tra pagare le utenze o spendere in altro, la scelta è ovviamente la prima, portando così ad un calo dei consumi e del potere d’acquisto che frena l’economia reale”.

Giù il risparmio nazionale

Un magro risultato, che oltretutto potrà essere ottenuto solo attraverso un ulteriore sacrificio da parte delle famiglie italiane, che valutiamo dovranno bruciare altri 6,5 miliardi di risparmi nel corso del 2023 per sostenere i propri livelli di consumo, fenomeno che anche in Toscana è particolarmente presente. I dati sulla liquidità detenuta dalle famiglie presso il sistema bancario confermano d'altronde questa erosione, con un ammontare dei depositi che nella media del primo trimestre 2023 si è ridotto di 11 miliardi rispetto allo stesso periodo 2022.

Metà del bilancio in spese obbligate

A crescere, in questi quattro anni, sono state soprattutto le spese per l’abitazione e per le utenze, che più hanno risentito degli aumenti di energia e gas. Nel 2019 le famiglie spendevano per questa voce in media 896 euro al mese, il 35% del budget mensile; oggi l’esborso è arrivato a 1.304 euro, occupando quasi la metà (il 45,8%) del bilancio familiare. Anche le famiglie toscane mantengono la stessa media nazionale.

…e gli altri consumi calano

La stangata degli energetici, inevitabilmente, ha tagliato lo spazio per gli altri consumi. Nel 2023, in linea con le famiglie di tutta Italia, le famiglie toscane spenderanno in media circa 210 euro in meno all’anno per l’abbigliamento, 384 euro in meno per i trasporti, -374 l’anno per spettacoli e cultura, e 321 euro l’anno in meno per servizi ricettivi e ristorazione. Le uniche voci di spesa a non restringersi sono quella per i prodotti alimentari e le bevande (+339 euro l’anno) e marginalmente quella relativa a mobili e altri servizi per la casa (+39 euro annui, circa 3 euro al mese).

Le differenze tra le regioni

Una distribuzione con forti scostamenti territoriali, con le spese per Abitazione inferiori al 40% del totale dei consumi in Basilicata, Calabria e Sicilia e superiori invece al 51% nel Lazio. In termini assoluti, la spesa per Abitazioni aumenterà solo nel corso del 2023 di circa 2mila euro a famiglie nel Trentino-Alto Adige e nel Lazio, di un ammontare compreso fra 1.700 e 1.900 euro in Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana, di oltre 1.600 euro in Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, per restare compresa nelle altre Regioni fra i 1.400 euro dell’Abruzzo e i 1.000 euro della Calabria.

“Sempre più spesso ci troviamo di fronte ad una tassazione nazionale tra le più alte d’Europa che mette in difficoltà famiglie ed imprese, ma ci dimentichiamo del pesantissimo impatto su tariffe e bollette di tutti i servizi pubblici locali come acqua e rifiuti e altri servizi essenziali che rappresentano spese incomprimibili. È quindi necessario aprire un tavolo di confronto con tutti i soggetti coinvolti a livello regionale per analizzare tutte le problematiche legate all’aumento dei costi” aggiunge Gronchi.

PREZZI: CROLLA GRANO - 40% MA VOLANO PASTA +41% E PANE +9%

I prezzi del grano duro sono crollati del 40% ma l’import dal Canada è cresciuto di ben 9 volte nel 2023 mentre sugli scaffali il costo della pasta per le famiglie toscane è salito mediamente del 41% mentre quello del pane fresco del 9%. E’ quanto denuncia Coldiretti Toscana in occasione del blitz degli agricoltori al porto di Bari davanti a una nave carica di frumento arrivata da Vancouver che, alla vigilia della mietitura, fa esplodere la protesta dei produttori. Sotto accusa le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada balzate del +747%, passando da 33,8 milioni di chili dello scorso anno ai 286,2 milioni attuali nei primi due mesi del 2023, secondo un'analisi Coldiretti su dati Istat.

In Canada il grano – ricorda Coldiretti Toscana - viene coltivato utilizzando glifosate in preraccolta come disseccante, secondo modalità vietate in Italia. Non è accettabile – afferma Coldiretti Toscana - che di fronte all’aumento del 41% del prezzo medio della pasta al consumo rilevato dall’Osservatorio dei Prezzi del Ministero del Made in Italy ad aprile 2023 passato in un anno da 1,5 euro a 2,2 euro, mentre quello del pane fresco da 2,88 a 3,13 euro al chilogrammo, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato tra i 30 e 33 centesimi al chilo ai 6 mila agricoltori toscani rischiano di non recuperare nemmeno quanto speso per coltivarlo.

Proprio quando sta per partire la raccolta è necessario adeguare subito – sottolinea Coldiretti Toscana - le quotazioni del grano duro per sostenere la produzione in un momento difficile per l’economia e l’occupazione. La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall’estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Italia.

Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Consorzio Agrario del Tirreno (Consorzi Agrari d’Italia) sono in crescita del 2% nel 2023, in controtendenza rispetto al resto d’Italia dove si stima invece una flessione ma le piogge intense e prolungate di queste settimane potrebbero causare una diminuzione della resa di frumento duro che lo scorso anno si era attestata intorno a 1,9 milioni di quintali. Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee.

– spiega Coldiretti Toscana – E’ necessario ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. E’ necessario riattivare da subito - conclude Coldiretti Toscana - la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale è stata sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e offre la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali.

"Sia chiaro: non siamo alla fame e alla disperazione. Parliamo solo di tendenze. Preoccupanti perché mentre l’inflazione cala e le vendite al dettaglio rimangono sostanzialmente stabili, analizzando i particolari emerge un buon adattamento dei consumatori, che comprano meno spendendo di più, Se la situazione dovesse continuare in questi termini è probabile che, nei mesi a venire, le preoccupazioni potrebbero diventare criticità -commenta Vincenzo Donvito Maxia, presidente dell'Associazione Diritti Utenti e Consumatori- Sarebbe più che opportuno un intervento del Governo per cercare di mantenere quantomeno l’equilibrio attuale.

Intervento che dovrebbe riguardare la defiscalizzazione di prodotti e servizi più sensibili alla crescita. Defiscalizzazione per consumatori e produttori, agendo sulle imposte indirette (Iva) e quelle dirette (carichi fiscali produttori e dettaglianti). Al momento non si vede nulla, ma non possiamo non essere ottimisti nell’attesa".

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