Salvatore Leggiero, l’inarrestabile: da Firenze a Dubai, via Londra

Intervista all’imprenditore immobiliare plurindagato in Italia, che si è rifatto una vita negli Emirati Arabi Uniti

Nicola
Nicola Novelli
28 novembre 2021 07:57
Salvatore Leggiero, l’inarrestabile: da Firenze a Dubai, via Londra

FIRENZE- Da Firenze a Dubai, via Londra, inseguito dalle inchieste giudiziarie di diverse procure. Eppure nello scorso decennio Salvatore Leggiero è stato uno dei maggiori operatori immobiliari a Firenze, in Italia e all’estero. Di recente la scelta di lasciare il paese e stabilirsi armi e bagagli negli Emirati Arabi Uniti. Dove ha ripreso la sua attività di compra-vendita e ristrutturazione di immobili di pregio, da convertire a residenza e alberghiero. Nove da Firenze lo ha rintracciato on line e lo ha intervistato sulla piattaforma Zoom. Rilassato e cordiale, ci risponde da un appartamento con vista sulla città, illuminata dal sole di novembre.

Come sta nel Golfo Persico?

“Mi ci trovo bene. Anche se non è un posto facile da capire stando in Europa. Sono arrivato dal UK, dove ho vissuto per cinque anni. Poi allo scattare del secondo lock-down ho approfittato del fatto che i viaggi in EAU erano ancora consentiti e sono venuto qui. Non sono abituato a fermarmi mai, piuttosto ad approfittare dei momenti di crisi. Ho raggiunto Dubai nel dicembre 2020 per scappare dal Covid-19, ma ho scoperto una piazza immobiliare vivace e profittevole e me ne sono innamorato. Teatro di un ciclo espansivo impetuoso, persino di più di altre città quali Miami. E quando la mia famiglia ha preferito ritornare a Londra, io ho deciso di chiedere la residenza”.

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Però si lascia alle spalle una scia di inchieste giudiziarie, come quella sulla Banca popolare di Bari.

“Se ha fatto crack non è certo colpa mia, anche se ho scoperto di essere stato il secondo correntista dell’istituto per affidamenti. Per questo, forse sono una delle persone indagate dall’inchiesta. Nell’estate del 2020, quando l’Italia riprese vita, sono tornato a Firenze da Londra per fare visita a mia madre, che vive ancora lì. Riattivato il mio vecchio appartamento in centro, per trascorrerci qualche giorno, una mattina all’alba mi sono risvegliato con quattro finanzieri in borghese che circondavano il mio letto. Siccome l’impianto del citofono non funzionava più, sono entrati in casa senza che me ne accorgessi e mi hanno fatto prendere uno spavento. Le due settimane di arresti domiciliari a cui mi hanno sottoposto sono state un’esperienza davvero spiacevole. Ma subito ho chiesto di essere interrogato dal magistrato inquirente e ho risposto a tutte le domande”.

Lei però è indagato anche a Firenze per il fallimento dell’Apartament Rental.

“Un paradosso, visto che il provvedimento è stato fatto scattare a causa di un debito con l’Inps di € 30.000,00, nel frattempo saldato. Come ho pagato i debiti ad altri creditori, se necessario facendovi fronte con risorse personali. Comunque si concluda il procedimento è stato fonte di enorme discredito per il mio gruppo imprenditoriale. Lo considero un vero peccato, perché io avrei potuto fare magie a Firenze, una città che mi accorgo non mi ha mai voluto bene. Stavo sviluppando progetti interessanti nel settore turistico e alberghiero, fonte di ricchezza per tutti fiorentini direttamente, o indirettamente. Certo non nascondo di aver commesso qualche errore di valutazione”.

Immagino si riferisca a operazioni come quella di Palazzo del Re, che le ha provocato una condanna in primo grado.

“Il palazzo dell’Inps in via Vecchietti 13 è un mio grande rimpianto. Lo rilevammo nel 2011 da offerta pubblica dell’ente per circa € 11,5 milioni. L’obiettivo era di realizzarvi otto appartamenti di lusso nel cuore di Firenze, mentre il piano terra sarebbe stato destinato integralmente ad affitti commerciali. La ristrutturazione ci costò ulteriori sette milioni di euro. L’operazione fu gestita da una società di cui ero amministratore, una cosa inusuale, perché abitualmente mi limitavo ad essere azionista di maggioranza delle mie imprese".

Credeva molto in quel progetto?

"Ci credevo e ci credo ancora. Infatti tutto è saltato per un aspetto marginale, a causa di un’indagine della Guardia di Finanza di Lucca per false fatturazioni. Nel 2012 il nostro gruppo era destinatario di una fattura da € 200.000,00 per forniture immobiliari. Naturalmente io non gestivo di persona gli ordinativi del cantiere e, a distanza di anni, immaginatevi la difficoltà di dimostrare l’effettività e l’inerenza di quel pagamento. E poi perché l’avremmo fatto? Per risparmiare € 60.000,00 di imposte?”

Quando e come ha scelto di lavorare sul mercato immobiliare?

“Per 20 anni ero stato uno startupper di piccole imprese. Ma devo confessare che l’immobiliare è sempre stata la mia passione, perché lo ritengo un rifugio sicuro per gli investimenti e perché è un mercato che consente la creazione di valore, dando lavoro a tanta gente, attraverso la formazione di magnifiche professionalità. In particolare in Italia, una terra che non è rinomata solo per la qualità dell’ambiente, della cultura e del cibo. Il nostro è forse il primo mercato immobiliare al mondo per patrimonio diffuso e per potenzialità di sviluppo, anche se per lo più inespresse”.

Però su questo mercato lei si è indirizzato spesso verso affari complicati e rischiosi, quelli che offrivano grandi guadagni proprio perché in tanti avevano rinunciato a realizzarli.

“Ha colto nel segno [sorride e si prende una pausa] Ho sempre amato le sfide contro me stesso, in gara contro la mia ombra. E’ per questo che preferivo mantenere il ruolo di azionista, piuttosto che quello di amministratore: per stabilire una distanza di sicurezza dalle cose. Qualche volta avuto ho difficoltà a misurare il grado di rischio delle operazioni. Perché nelle cose io vedo prima di tutto le opportunità che ci sono”.

Per anni a Firenze ha sviluppato rapporti di collaborazione, amicizie, relazioni amministrative e politiche, anche di alto livello. Non lascia rimpianti?

“E’ la città più bella del mondo, perché è maestra dell’intera umanità, grazie alla cultura che esprime, ma anche alla ricchezza iconica del suo patrimonio monumentale. Però io non ho mai raccolto grande simpatia a Firenze. All’inizio ero guardato con sospetto perché, avendo lavorato in Fininvest ero considerato un pericoloso berlusconiano. Poi mi hanno affibbiato l’etichetta di renziano e per questo sono stato nuovamente tenuto a distanza. Avrei voluto realizzare grandi cose, per me e per i fiorentini".

Quindi lei si considera un benefattore incompreso?

"Avremmo potuto recuperare palazzi abbandonati, ridare vita a piazze, che sono lo spazio urbano più importante, ma che in epoca contemporanea non si sanno più gestire. Pensi al progetto che avevamo proposto all’amministrazione comunale su piazza dell’Unità, collegato alla ristrutturazione dell’ex hotel Majestic. Intendevamo sviluppare un grande spazio interrato. Ma tutto è stato rifiutato. Non c’è nulla da fare: l’Italia non cambierà mai. Mi dispiace dirlo e aver dovuto lasciare il mio paese. Nella mia condizione avrei potuto restare lì a fare la vittima, campando di rendita. Ma io non sono abituato ad abbassare la testa. Ho preferito andare via”.

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