Nei primi 5 mesi dell’anno le famiglie hanno speso € 290 in più

A Grosseto spendono di più per acquistare generi alimentari. Per 5 famiglie su 10 situazione peggiorata nel 2022

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 luglio 2023 16:28
Nei primi 5 mesi dell’anno le famiglie hanno speso € 290 in più

L’inflazione continua a svuotare il carrello della spesa. Le famiglie toscane hanno speso mediamente 290 euro in più cinque mesi per mangiare ma hanno dovuto tagliare del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistati a causa dei rincari. Grosseto è la provincia dove il peso dell’inflazione ha inciso di più sulle tasche dei nuclei famigliari che hanno sborsato 355 euro, 65 euro in più rispetto. Seguono Siena con 350 euro e Livorno con 332 euro. Sopra i 300 euro ci sono anche Massa Carrara e Pisa.

È quanto emerge dall’analisi Coldiretti Toscana su dati Istat relativi al commercio al dettaglio a maggio che nei primi cinque mesi del 2023 fa registrare un aumento del 7,3% della spesa alimentare con un taglio degli acquisti in quantità del 4,7%. A condizionare lo scenario economico si è inserito anche l’andamento del meteo pazzo con il moltiplicarsi di eventi estremi, tra siccità e maltempo, che hanno colpito duramente le coltivazioni in campo riducendone la disponibilità.

Considerando l’incremento medio dei prezzi dei generi alimentari e delle bevande analcoliche da gennaio a maggio dell’anno in corso i nuclei famigliari della nostra regione hanno dovuto sborsare complessivamente quasi 480 milioni di euro in più per mettere nel carrello pane, pasta, frutta, verdura, acqua e gli altri beni di prima necessità. Il tutto in un contesto in cui una famiglia toscana su dieci arriva con grande difficoltà alla fine del mese mentre quasi 5 su 10 ritengono che la propria situazione economica sia peggiorata nel 2022 secondo l’ultimo rapporto sulla povertà regionale.

La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che – sottolinea Coldiretti Toscana – volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,5% nei primi cinque mesi nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Il risultato dei discount – precisa Coldiretti Toscana – evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità. Le famiglie – sottolinea Coldiretti Toscana – tagliano gli acquisti e vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

Approfondimenti

Una soluzione per mettersi al riparo dalle turbolenze dei prezzi è quello di fare la spesa direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica per eliminare ogni passaggio intermedio e quindi ogni “balzello” che fa lievitare il prezzo finale. Nei mercati contadini o nelle fattorie è possibile infatti acquistare prodotti di qualità, freschissimi e di stagione ad un prezzo giusto che salva le tasche dei consumatori e contemporaneamente quelle degli agricoltori stritolati tra aumenti dei costi di produzioni e speculazioni.

“E’ un dato sicuramente preoccupante - afferma Luigi Sardone Presidente di Coldiretti Siena – ma l’aspetto che più deve far riflettere è la contraddizione che balza agli occhi guardando i numeri. Il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 23 centesimi al kg con una diminuzione sul 2023 del 56% mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell'inflazione. Si legge – continua il Presidente – che anche a livello nazionale le associazioni dei consumatori si stanno muovendo. Dopo la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi, chiedono l’intervento dell'Antitrust allo scopo di fare chiarezza su possibili fenomeni speculativi sull’aumento vertiginoso della pasta.”

Anche nel nostro territorio la situazione è delicata e investe un comparto è molto importante che impiega un grande numero di persone. “Non dimentichiamoci- prosegue Sardone – che stiamo parlando di un settore nel quale la provincia di Siena recita un ruolo importante. Abbiamo circa 2.100 imprese cerealicole che contano oltre 4.000 addetti. In totale ci sono 38.000 Ettari coltivati e si producono 1.500.000 quintali cereali (il 30% della Toscana). Un business importante, con un volume di affari intorno ai 100.000.000 € e che evidentemente subisce questa situazione che si è creata. Ma soprattutto – conclude – siamo preoccupati per le famiglie".

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