Lo scoperchiamento delle "serre cinesi"

Coldiretti: "Bene intervento Forze dell’Ordine". Fulin: "I nostri fornitori certi e certificati in nome della nostra qualità"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 gennaio 2018 22:19
Lo scoperchiamento delle

Getta scompiglio l'operazione delle forze dell'ordine contro gli orti-dormitorio nella piana fiorentina, di proprietà di cittadini italiani ma data in gestione a ditte cinesi, che ha portato al sequestro di 50 serre dove si coltivavano ortaggi con semente di origine dubbia e senza sapere se sulle stesse siano stati utilizzati fitofarmaci non permessi dalla legge e potenzialmente nocivi per la salute umana. L'area agricola di sei ettari e mezzo a Campi Bisenzio era gestita da un'azienda specializzata nella produzione di ortaggi di origine cinese.

L’intervento è scattato dopo accertamenti che hanno fatto emergere varie irregolarità, tra cui una gestione illecita dei rifiuti speciali, anche pericolosi che venivano bruciati sul posto invece di essere smaltiti. Le verifiche condotte lo scorso maggio hanno portato alla luce illeciti in materia di gestione di rifiuti speciali, e, tra l'altro, prodotti fitosanitari e diserbanti gestiti senza alcuna precauzione. I controlli sono scattati a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini, che lamentavano fumi maleodoranti provocate dai roghi dei rifiuti accesi negli stessi campi dove venivano coltivati gli ortaggi. L'intervento ha comportato la sinergia di vari settori della vigilanza ambientale di diversi Enti, quali: polizia municipale e le sue unità operative di edilizia-ambiente, pronto intervento,carabinieri-forestali; Servizio Fitosanitario regionale, Ispettorato del Lavoro; Igiene Urbana e Alimentari ASL; Servizio Prevenzione Luoghi di Lavoro.

L'intera attività è stata prodromica a ridurre il fenomeno del proliferare di questa attività agricola di coltivazione di ortaggi con ignota origine delle semenze, dei fitofarmaci impiegati, della presenza di materiali come rifiuti del tipo: plastiche, sacchi di residui industriali di tessuti, sversamenti nei canali di sostanze sconosciute. Serre in cui all'interno sono stati individuati vani e manufatti per ricovero persone e distintamente una latrina con platea in cemento e scarico diretto in falda.

L’agricoltura e l’agro-alimentare nel loro complesso rappresentano un piatto interessante per la criminalità organizzata nelle sue varie manifestazioni. Nel 2016 si è registrato un balzo clamoroso sino a giungere a 21,8 miliardi di euro di volume d’affari annuo complessivo nazionale dell’agromafia, che ha fatto registrare nell’ultimo anno un salto del 30 per cento. Dati emersi dal quinto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.

“Dal Rapporto emerge come la filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, compresa la ristorazione, ha tutte le caratteristiche di "appetibilità" per le organizzazioni malavitose – commenta Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana – è per questo che apprezziamo il lavoro svolto dagli organi preposti a presidiare il territorio che interpretano un ruolo fondamentale a difesa del tessuto economico sano, oltre che della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso".

"Occorre però non abbassare la guardia anche in regioni come la nostra e tutti devono svolgere la propria parte. L’esigenza è quella di fermare i traffici illeciti, stringendo le maglie larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti e di rendere pubblici gli elenchi delle aziende che importano materie prime dall’estero per garantire meglio l’attività di controllo. Al tempo stesso – continua Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti– è necessario che il futuro Governo prenda in esame in tempi stretti il documento elaborato dalla Commissione Caselli di riforma dei reati agroalimentari per una azione più stringente nei confronti di chi in modo criminale si infiltra nelle filiere.

Questa vicenda di Campi Bisenzio dimostra una volta di più il valore della vendita diretta ed ancor più quella svolta attraverso una rete in grado di garantire il consumatore come Campagna Amica diffusa in ogni angolo della Toscana con i suoi 75 mercati e le oltre 650 fattorie.

"Lo abbiamo denunciato ripetutamente: esiste una filiera parallela dall'agricoltura alle tavole passando per i capannoni industriali, che consente ad attività cinesi di operare nell'illegalità completa e in regime di concorrenza sleale nei confronti delle imprese italiane alle quali vengono imposte regole rigidissime, oltre che in situazione di pericolo. Ogni giorno nell'hinterland di Firenze si svolgono mercati abusivi con prodotti non controllati, in condizioni igieniche raccapriccianti e autorizzazioni inesistenti: la situazione è da molti anni alla luce del sole, eppure si fa finta di non vedere.

La sinistra che governa questa Regione si assuma la responsabilità di esporre i cittadini a rischi sanitari evidenti". E' quanto afferma il capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio regionale della Toscana Giovanni Donzelli. "La produzione cinese - sottolinea Donzelli - ha potuto proliferare nelle campagne fiorentine grazie alla politica del lassismo e alla tolleranza illimitata voluta principalmente dal Partito democratico. Se i cittadini toscani devono affidare la loro salute nei controlli della Regione Toscana, che ha messo in campo un progetto fallimentare per il controllo e la regolamentazione delle aziende abusive - conclude Donzelli - allora c'è poco da stare tranquilli".

"Il nostro è un ristorante di alto livello cinese -sottolineano al Fulin di Firenze- si utilizzano da sempre solo ed esclusivamente ingredienti e materie prima di alta qualità per esaltare i nostri sapori e tutelare la salute dei nostri clienti acquistati da fornitori di filiera certa e certificata ai sensi di legge".

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