Il modello toscano dei trasporti diventa un'inchiesta giudiziaria

La magistratura indaga sulla gara di appalto del tpl regionale

Nicola
Nicola Novelli
01 agosto 2021 23:55
Il modello toscano dei trasporti diventa un'inchiesta giudiziaria

La storia inizia nel 2011 con una gara per l'aggiudicazione unica del trasporto pubblico locale, sia urbano che extraurbano, nella Regione Toscana. L'appalto vale 4 miliardi, per un periodo di 11 anni di servizio, e un percorso di 110 milioni di km. l'anno relativo a un bacino di utenza di 3,7 milioni di persone.

Con la legge finanziaria del 2011, la Regione Toscana intende riorganizzare e razionalizzare il trasporto pubblico locale che, al quel tempo, era gestito da 22 imprese, a maggioranza pubblica e private. Una frammentazione che comportava i relativi costi per i consigli di amministrazione, presidenti, amministratori delegati, collegi dei revisori, direttori generali, ecc.

Nel 2012 si avviano le procedure per l'aggiudicazione della gara europea. Tre anni dopo, si conclude l'iter con la presentazione delle offerte da parte del consorzio Mobit, formato da sette aziende locali - tra queste anche BusItalia del gruppo FS, presente anche all'estero, per esempio in Olanda e Spagna- e dalla concorrente Autolinee Toscane, del gruppo pubblico francese RATP, che ha in gestione linee di trasporto in 14 paesi europei.

Nel marzo 2016, la concessione del trasporto pubblico viene affidata ad Autolinee Toscane, che ha presentato un'offerta ritenuta economicamente più vantaggiosa, consentendo alla Regione di risparmiare otto milioni di euro l'anno (pari a complessivi 88 milioni negli 11 anni di servizio).

A questo punto il consorzio sconfitto avvia una serie di ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato e, addirittura, alla Corte di Giustizia Europea.

Nel 2019, l'appalto viene di nuovo aggiudicato ad Autolinee Toscane. La concorrente Mobit, presenta altri ricorsi contestando alcuni aspetti del piano economico finanziario di Autolinee Toscane e paventa l'incostituzionalità della legge che individua la Regione come ambito territoriale ottimale per il trasporto locale, il che, a parere della ricorrente, avrebbe limitato la partecipazione delle imprese alla gara.

Il Consiglio di Stato si pronuncia di nuovo a favore di Autolinee Toscane. La sentenza è dello scorso giugno. Ma parte un'inchiesta che getta serie ombre sulla gestione della gara. Sono indagati anche l'ex presidente della Regione Rossi e il suo assessore ai Trasporti Ceccarelli, oltre ad altri soggetti che hanno avuto un ruolo di primo piano nella gara.

"Non c'è niente di che esultare: il sistema del trasporto pubblico locale è stato smontato, cancellato, demolito dal governo toscano che ha agito nel nome dei suoi interessi e non dei cittadini. Chi oggi è soddisfatto dell'ingresso dei francesi al posto di tante aziende locali che hanno sempre garantito centinaia di posti di lavoro, evidentemente non ha ben capito il danno fatto" Così il senatore di Fratelli d’Italia, Patrizio La Pietra "Forse gli interessi e la determinazione a voler smontare il sistema di Tpl toscano è più forte di tutto. Quando la gestione di Autolinee Toscana finirà, il servizio sarà messo a gara con uno spezzatino che renderà tutto poco appetibile con ripercussioni che ricadranno solo sui cittadini/utenti" conclude La Pietra.

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