Deceduto durante l'Alluvione del '66, un caso ancora aperto

45 anni dopo, le figlie Lina e Laura, residente nel casentino, morto a Firenze mentre si trovava per lavoro la mattina dell’alluvione del 4 novembre 1966, chiedono di sapere come è morto il loro padre.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 novembre 2011 14:09
Deceduto durante l'Alluvione del '66, un caso ancora aperto

45 anni dopo, le superstiti della famiglia di Mario Maggi, le figlie Lina e Laura, residente nel casentino, morto a Firenze mentre si trovava per lavoro la mattina dell’alluvione del 4 novembre 1966, chiedono di sapere come è morto il loro padre. In 45 anni hanno cercato di sapere qualche notizia, sia dal collega che si trovava con il babbo, sia dall’Ospedale di San Giovanni di Dio, senza ricevere risposta. Hanno pensato di chiedere un aiuto concreto rivolgendosi all’Associazione Firenze Promuove che da quasi 20 anni si occupa di ricordare annualmente l’alluvione e soprattutto i 17 morti della città e i 18 della provincia, per un totale di 35 nominativi, tra cui non figura il signor Mario Maggi.

L’Associazione ha anche contattato la trasmissione “Chi l’ha visto” di Rai 3 per poter lanciare l’appello e raccontare la loro triste e drammatica storia in diretta televisiva, visto che in passato la trasmissione si è occupata di ricercare testimonianze dirette dell’alluvione di Firenze del 1966. La storia nel racconto diretto della signora Lina: “E' stata una data che ha cambiato e sconvolto la mia famiglia, mio padre è stata una delle vittime di quell'alluvione, lui che non era emigrato come tutti i suoi parenti nel fiorentino, quel giorno ha trovato la morte a Firenze.

Aveva 44 anni e lavorava con una impresa edile a Pratolino, dovevano rientrare in Casentino la sera del 3 ma vista l'impetuosità delle piogge rimandarono il rientro. Non so molto di come siano andate le cose perché mia madre con 4 figli piccoli (la più grande handicappata), senza telefono, senza patente auto e a 70 km di distanza ha saputo quello che le hanno raccontato. Vorrei esporle il mio caso perché il nome del mio babbo non è stato mai inserito tra le vittime dell'alluvione e perché vorrei tanto sapere qualcosa di più sulla sua morte e non so a chi chiedere.

Quello che ci hanno raccontato: mio padre è partito la mattina del venerdì da Pratolino con un collega con il camion, dice che lungo la via Bolognese ci fosse tanto fango per una frana e il camion ha perso il controllo e ha cappottato sottostrada (non so in che tratto), pare che l'autista sia rimasto nella cabina mentre il mio babbo veniva sbalzato fuori. Alcuni giorni dopo pare che su un quotidiano ci fosse la notizia della morte di un operaio in via Bolognese. Tuttavia non sappiamo se sia lui, visto che nessuno ci ha mai detto dove il corpo fu recuperato.

Di certo non accanto al camion ribaltato, perché quando il giorno dopo riuscirono a sollevarlo sotto non trovarono nessun corpo. Quindi dove il corpo fini, dove fu ritrovato, chi lo ritrovò, come arrivò all’Ospedale in pieno centro alluvionato, accanto all’Arno? I documenti erano sul camion quindi per giorni l'autista ricoverato in ospedale chiedeva dell'amico e alcuni parenti lo cercavano in tutti gli ospedali senza riuscire a trovarlo. Poi la sera della domenica si è cominciato a cercare tra i morti e il mio babbo è stato ritrovato nell'obitorio del S.

Giovanni di Dio (allora in zona Borgognissanti) tra i morti senza nome e ancora completamente ricoperto di fango. Ora per 45 lunghi anni ci siamo domandati come faceva ad essere arrivato in quell'ospedale quella mattina se la zona era completamente allagata? come e quando è morto? e perché mai il suo nome non è stato mai inserito tra le vittime?" Mario Maggi 44 anni - un padre di famiglia intriso nel fango, sepolto senza neanche un vestito addosso, restituito alla famiglia dopo 4 giorni.

Quel giorno è stato solo il primo di tanti terribili giorni per questo ho ancora bisogno di capire, per me è come se fosse ieri anche se sono passati tanti anni e oggi di quella bella famiglia di 6 persone siamo rimaste solo in 2. L’Associazione lunedì mattina ha subito contattato la direzione sanitaria dell’Ospedale di San Giovanni Di Dio la quale, nel giro di sole sei ore, attraverso Luigi Tucci, responsabile della Comunicazione della Azienda Sanitaria Firenze ha così risposto: “Il sig.

Maggi non risulta fra i ricoveri. Può essere stato portato al Pronto Soccorso del San Giovanni di Dio e risultare quindi dai registri di pronto Soccorso. In tal caso, per visionare il registro di Pronto Soccorso del 1966, occorre rivolgersi all'Archivio Storico del Comune di Firenze (via dell'Oriuolo) dove è depositato l'archivio storico del vecchio San Giovanni di Dio- (all'indice generale “sezione Attività Sanitaria pronto Soccorso dal 1892 al 1977"). Se il sig. Maggi fu portato direttamente all'obitorio, non penso rintracciabile alcuna informazione”.

Secondo quanto raccontato dalla signora Lina il loro zio materno Vittorio, che riconobbe all’Obitorio la salma del babbo, parlò di tanti cadaveri. Questa testimonianza avvalorerebbe quanto dichiarato dal Cardinale Silvano Piovanelli lo scorso 4 novembre alle santa messa per il 45° dell’Alluvione: “Ci fu un prete - disse il porporato - che chiamato a benedire le salme gli sembrarono tante di più di quelle che ricordiamo oggi. Noi vogliamo ricordarle, noi preghiamo per loro, per le loro famiglie, per quanti hanno portato il peso di quella situazione tristissima, perché è vero che è colpita una persona, ma quante altre persone ne risentono, ne sono ferite, ne portano per tanto tempo il peso e la preoccupazione”. "Il numero per eventuali segnalazioni è 328/87856360 Ovviamente sarà gradita in particolare l’assistenza di uffici quali Prefettura, Questura, Polizia, Carabinieri, Esercito, Comune che possono sicuramente collaborare in maniera fattiva a tale ricerca"

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