Renzi torna alla Leopolda per il ''Big Bang''

"E noi torniamo alla Leopolda" scrive il sindaco su Facebook richiamando gli ex-rottamatori.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 ottobre 2011 14:24
Renzi torna alla Leopolda per il ''Big Bang''

"Quando l’anno scorso parlavamo di rottamazione molti pensavano fossimo matti. Davvero avete il coraggio di sfidare un’intera classe dirigente? Ma vi siete bevuti il cervello?" così inizia l'odierna nota del sindaco di Firenze, Matteo Renzi che ricorda in questi termini quell'oramai famoso "rottamatori" che gli è valso una nomination alla professione di creativo del marketing promoter. L'evento è quello previsto per fine ottobre alla ex Stazione Leopolda, dal 28 al 30. "Nell’anno trascorso è successo di tutto e oggi non c’è più bisogno di parlare di rottamazione: la vogliono tutti! Ogni giorno sui media o in rete ci sono nuovi sostenitori del ricambio totale.

Bene così, non siamo gelosi. Ma adesso noi sentiamo il bisogno di fare il salto di qualità. Non basta la rivendicazione anagrafica e non basta dire che gli altri hanno fallito: è il momento di tirare fuori le idee. Almeno quelle. Lo faremo senza ricorrere al politichese, dicendo in modo crudo quello che pensiamo. E se qualcuno ci rimane male, pazienza!" "Non siamo messi bene, lo sappiamo, e l’Italia, Paese della bellezza, è assediato da volgarità e mediocrità. Vogliamo un Big Bang che segni l’inizio di un’altra storia.

Basta con i predicozzi di chi ha fallito e ha ridotto la storia a gossip. Basta con chi preferisce partecipare piuttosto che vincere e basta con chi quando per caso vince impallina gli alleati perché si trova meglio in piazza a manifestare che non al Governo per cambiare" "Piaccia o non piaccia, ormai tocca alla nostra generazione. Non sappiamo quando, chi e come, ma i fatti di questi mesi dicono che tocca a noi. Tocca a noi, che veniamo da storie diverse ma siamo uniti dall’idea che l’Italia debba tornare a scommettere sul merito, sull’innovazione, sulle qualità.

Noi che pensiamo che si possa trovare lavoro non perché si conosce qualcuno, ma perché si conosce qualcosa. Noi che consideriamo immorale che ogni italiano nasca già con più di trentamila euro di debito a testa per colpa della miopia di un’intera generazione di politici. Noi che vogliamo dimezzare i costi della politica e del sindacato, noi che vogliamo rivoluzionare un mondo universitario basato sulle baronie e sulle amicizie, noi che siamo già genitori e continuano a chiamarci ragazzi.

Noi che vogliamo un servizio pubblico e non la RAI occupata dai partiti, noi cresciuti nell’apartheid dei diritti tra chi ha garanzie a tempo indeterminato e chi vive la precarietà permanente, noi che paghiamo le pensioni di oggi rischiando di non averle domani. Noi che mangiamo con la cultura, noi che viviamo connessi, noi che siamo cittadini del mondo orgogliosamente italiani, noi ci siamo" parola di sindaco del capoluogo toscano che si dice ben radicato e saldo alla poltrona di 'casa'. "Ci ritroviamo a Firenze, culla del pensiero politico, per riportare la cosa pubblica nelle case private.

Ci ritroviamo senza simboli di partito e senza interventi triti e ritriti. Ma vogliamo sommergere i democratici e gli italiani di idee, di proposte, di iniziative concrete. Vogliamo che il centrosinistra smetta di occuparsi di formule e alleanze, beghe e beghette e dica chiaramente che cosa farà quando andrà al Governo". "Saremo in tanti e a ciascuno chiediamo un contributo di idee, impegno e partecipazione. Ci saranno volti noti, certo, ma soprattutto tanta gente comune, unita dal desiderio di progettare un’Italia diversa.

Ci saranno sindaci e studenti, militanti di partito e persone fuori dalla politica tradizionale. Usciremo dalla Stazione con una sorpresa. No, nessuna candidatura! Non saremo lì per affermare le ambizioni di qualche io, ma per mostrare che siamo già un noi. Una sorpresa diversa, coinvolgente e inedita". "La faccio breve" per lo spazio del Social Network è già oltre gli standard. "Non sopportiamo l’idea di stare in un Paese che spende più per gli interessi sul debito pubblico che non per gli investimenti sulla scuola.

Come dire: mettiamo soldi più per le colpe dei padri che non per educare i figli. Triste destino per un Paese che ha sempre dato del tu al futuro. Per cambiare non basta lamentarsi. Dalla Leopolda 2011 usciremo con un carico di proposte, che forse faranno arrabbiare, pensare, discutere. Ma saranno proposte che parleranno dei problemi degli italiani, non delle ansie di una classe dirigente autoreferenziale che procede stanca sul vicolo del tramonto. "C’è un sacco di bella gente che è delusa, schifata, colpita.

Ma non rassegnata. Torniamo alla Leopolda, allora. Perché da quella vecchia stazione, finalmente, si può partire. Big Bang!" questa la conclusione del messaggio al popolo.

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