''La frode informatica''

In uscita il volume della ricercatrice fiorentina sui crimini informatici. Del Re: "Attenzione ai truffatori del web. E ai social network".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 ottobre 2009 18:27
''La frode informatica''

Hacking, phishing, truffe telematiche, furti di dati personali. Sono molte le minacce che si nascondono dietro al monitor del nostro personal computer, nello spazio sterminato della rete globale. I criminali del web sembrano in grado di arrivare ovunque sfruttando l'anonimato garantito dalle nuove tecnologie, e sono immensi i danni che possono provocare, in un mondo dove quasi tutti i settori della società sono ormai organizzati da sistemi informatici: dalla pubblica amministrazione ai trasporti, dal sistema bancario a quello sanitario.

E non sempre la legge è in grado di proteggerci, spesso perché incapace di tenere il passo con i rapidi mutamenti nel mondo dell'information technology. Si occupa del problema la dottoressa Cecilia Del Re dell'Università di Firenze, che ha studiato i vari aspetti della criminalità informatica alla Georgetown University (dove è stata Visiting researcher) e che oggi pubblica con Polistampa il volume "La frode informatica" (pp. 160, euro 13).

Dottoressa Del Re, ritiene che la legislazione italiana in materia di cybercrime sia al passo coi tempi, anche rispetto agli altri paesi europei e agli USA? "Gli Stati Uniti sono sempre stati in anticipo rispetto all'Europa nel legiferare in materia di crimini informatici: i primi provvedimenti risalgono alla fine degli anni '70, mentre l'Europa ha risposto circa dieci anni dopo. L'Italia, dopo l'importante legge 547 del 1993, ha trascorso un periodo di sostanziale inerzia legislativa, ma ultimamente sono stati fatti sforzi efficaci: penso all'adesione, pur con un certo ritardo, alla Convenzione di Budapest, avvenuta l'anno scorso". In che direzione dovrebbero essere dirette le prossime iniziative? "È necessario lavorare maggiormente sulla cooperazione internazionale.

Il crimine informatico non è un crimine locale, come può essere un furto o un omicidio, ma spesso un'operazione che travalica i confini dei diversi stati: senza cooperazione una repressione di questi reati non è possibile. Inoltre, dobbiamo lavorare di più sull'informazione. In USA ad esempio si cerca di fare prevenzione, insegnando ai bambini nelle scuole un uso corretto del computer, mettendoli in guardia dai pericoli di Internet". Come il furto di dati personali? "Un fenomeno sempre più diffuso, come testimonia l'intervento di quest'anno del nostro Garante della Privacy.

Purtroppo condividere informazioni personali su Internet, cosa che oggi avviene largamente attraverso i social network, permette ai malintenzionati di collezionare numerosi dati sulla nostra persona, sui nostri gusti. Per non parlare poi dei dati sensibili, come numeri di conti correnti o carte di credito, che vanno protetti da fenomeni come il phishing che miete ancora molte vittime".

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