Mars 500: un pezzo di Toscana con gli astronauti che andranno su Marte

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 maggio 2009 14:45
Mars 500: un pezzo di Toscana con gli astronauti che andranno su Marte

Firenze- La Toscana volerà su Marte. Può sembrare una battuta, ma invece è una prospettiva tutt'altro che futuribile per la ricerca della nostra regione, parte integrante del progetto Mars 500 che sta già lavorando a pieno ritmo alla fase propedeutica, in vista della prossima missione spaziale sul pianeta rosso. Il progetto si chiama ARES (Astronauts Resistance Enhancement to Stress] e a portarlo avanti è un team interdisciplinare del pisano Centro Extreme, composto da ricercatori dell’Università di Pisa, dell’istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC-CNR) e della Scuola Superiore Sant’Anna.

Il team è appena rientrato dalla Russia dove ha condotto una serie di esperimenti finalizzati a indagare, attraverso uno sforzo interdisciplinare, appunto, i meccanismi biologici, psicologici e fisici che sono alla base della vulnerabilità individuale allo stress e a utilizzare i dati ottenuti per mettere a punto misure correttive. Del team fanno parte Angelo Gemignani, del dipartimento di fisiologia e biochimica; Antonio Benassi, dirigente di ricerca; Remo Bedini, ingegnere di IFC-CNR; Antonio L’Abbate, professore alla Scuola Superiore Sant’Anna; Alessandro Pingitore, ricercatore che si occupa di risonanza magnetica ed ecografia.

Grazie alle misure messe a punto dai ricercatori toscani in tre giorni e tre notti di intenso lavoro (test, esami del sangue, misurazione della pressione, elettroencefalogramma, ecc) gli astronauti che dal 31 marzo scorso sono stati chiusi nel simulatore spaziale NEK, la navicella destinata, nel 2020, alla vera spedizione su Marte, per circa 100 giorni proseguiranno il monitoraggio sulle risposte, sia fisiche che emotive, dei sei uomini messi alla prova dall'esperienza del confinamento forzato in un ambiente chiuso.

Il quadro che emerger&ag rave; - oltre a costituire una premessa indispensabile per la spedizione - consentirà di saperne di più sulla reazione psicofisica dell'organismo umano allo stress originato da condizioni estreme. E consentirà di trovare una soluzione per allentare la tensione e prevenirla. Una soluzione che, oltre che sugli equipaggi delle missioni spaziali, potrà avere ricadute sulla popolazione in generale e in particolare sarà di aiuto per capire la relazione fra stress, sonno e funzioni dell'asse cuore-cervello anche negli operatori (come pompieri, militari, addetti alla protezione civile) costretti a lavorare in condizioni estreme.

La Regione guarda con interesse questo progetto che mette insieme i migliori cervelli nelle diverse discipline, facendoli cooperare per raggiungere un obiettivo che li collega a una più grande iniziativa condotta a livello internazionale, come la missione Mars 500. Per la Toscana, come ha sottolineato l'assessore alla ricerca e all'Università nella conferenza stampa che ha concluso l'incontro, essere parte a pieno titolo di una missione spaziale internazionale è una opportunità importante. La Regione farà di tutto per valorizzare e favorire questa partecipazione, con un'attenzione particolare al versante del trasferimento dei risultati delle ricerche al mondo produttivo per le potenzialità innovative che offre, sia in campo clinico che farmacologico.

Aggiudicatosi il primo posto nella selezione avviata dall’Agenzia spaziale italiana, il progetto pisano studia le modifiche dell’onda cerebrale Sleep Slow Oscillation dovute allo stress. Rilevata attraverso un elettroencefalogramma a 128 canali, questa onda sostiene tutte le altre nella fase più profonda del sonno e garantisce il benessere. ll Centro Extreme sta dimostrando su alcuni atleti, dopo performance estrema, che, quando lo stress sale, la sleep slow oscillati on diminuisce o scompare, alterando le proprietà ristoratrici del sonno.

Il ripristino dell'onda permette di recuperare il benessere. E' su questo che si concentreranno i ricercatori e i risultati fino ad oggi ottenuti promettono conclusioni interessanti. Questo progetto si pone anche nell’ambito della medicina prenosologica, ovvero una nuova disciplina integrata in cui competenze medico-biologiche e tecnologiche si associano a quelle sociologiche ed architettoniche con l’unico scopo di salvaguardare la qualità della vita dell’uomo.

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