Neurology: la sclerosi multipla infantile può colpire le funzioni intellettive del bambino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 maggio 2008 14:11
Neurology: la sclerosi multipla infantile può colpire le funzioni intellettive del bambino

Firenze, 13 maggio 2008- La sclerosi multipla, quando si manifesta in età infantile, può colpire oltre alle funzioni motorie anche le funzioni intellettive di bambini e adolescenti, in particolare il linguaggio. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato oggi su “Neurology”, una delle più importanti riviste scientifiche internazionali. Il lavoro - realizzato dal gruppo di ricerca di Maria Pia Amato, professore associato di Neurologia presso l’Università di Firenze e responsabile del Settore Sclerosi Multipla della SOD Neurologia I (Direttore Sandro Sorbi) presso il Dipartimento di Neurologia – mette in luce un aspetto finora non conosciuto della sclerosi multipla infantile, mentre sono già noti i deficit causati da questa malattia sulle funzioni cognitive di adulti (attenzione, concentrazione, velocità di elaborazione delle informazioni e memoria).
La sclerosi multipla - malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale (SNC), a causa sconosciuta e patogenesi autoimmune - colpisce bambini e adolescenti nel 5% dei casi (sui 50.000 stimati in Italia); generalmente esordisce in età giovanile-adulta, tra i 20 e i 40 anni.

Sono, dunque, molto pochi gli studi sistematici nella fascia di età infantile e quasi nulla è noto sulla relazione tra la malattia e lo sviluppo psico-intellettivo del bambino.
Come coordinatrice del Gruppo di Studio sulla sclerosi multipla della Società Italiana di Neurologia (SIN), Amato ha promosso la ricerca, volta allo studio delle funzioni cognitive nella malattia ad esordio infantile e adolescenziale, che ha coinvolto 11 dei maggiori Centri Italiani per la Sclerosi Multipla. Lo studio ha preso in esame 63 bambini e adolescenti con sclerosi multipla, che sono stati confrontati con 57 individui sani, paragonabili per età e sesso, utilizzando un’ampia batteria di test (per l’intelligenza generale, l’attenzione, la memoria verbale e spaziale, le abilità linguistiche e altre funzioni cognitive).

E’ stata inoltre proposta un’intervista coi genitori sulle principali difficoltà psico-sociali incontrate dai figli.
La ricerca ha evidenziato che il 31% dei bambini e adolescenti con sclerosi multipla ha significativi problemi cognitivi con impatto negativo sul rendimento scolastico, sull’inserimento sociale, sulle attività sportive, quindi, globalmente sulle attività quotidiane e sulla qualità della vita (per il 53% si ha invece una lieve riduzione delle funzioni cognitive). Inoltre, soprattutto nei casi in cui la malattia ha avuto un esordio in età più precoce (prima dei 10 anni) si è osservato un quoziente d’intelligenza inferiore alla media dei controlli normali, e, in taluni casi, nel range dell’insufficienza mentale.

“Nei bambini– spiega Maria Pia Amato – la malattia, che colpisce la sostanza bianca dell’encefalo quando è ancora in fase di maturazione e sviluppo, può avere un effetto ancora più importante sulle funzioni cognitive e sull’intelligenza generale rispetto agli adulti, coinvolgendo il linguaggio (nel duplice aspetto di espressione e comprensione verbale), funzione che a sua volta ha un’importanza strategica nel pieno sviluppo e inserimento sociale dell’individuo. Questo potrebbe riflettere l’impatto della malattia durante una fase critica per lo sviluppo delle competenze linguistiche del soggetto”.

I dati dell’effetto della sclerosi multipla sulle funzioni cognitive nei bambini e adolescenti vanno esplorati nella loro dimensione longitudinale, cioè nel loro successivo sviluppo temporale. “E’ necessario capire – prosegue Amato - come la malattia colpisca i bambini e gli adolescenti per poter elaborare una strategia terapeutica che fornisca ai pazienti, agli operatori scolastici e alle famiglie supporto nell’affrontare le difficoltà nel percorso scolastico e, più in generale, nel processo di adattamento complessivo ai molteplici problemi generati dalla malattia.

Tra la l’altro dobbiamo sottolineare come il cervello in questa fascia di età sembra dotato di una maggiore plasticità, e quindi di maggiori capacità di adattamento e recupero. Questo farebbe supporre la possibilità di maggior successo delle strategie terapeutiche, sia di tipo riabilitativo che farmacologico. E’ per questo che stiamo ora sviluppando uno studio longitudinale sullo stesso gruppo di bambini e adolescenti”.

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