Hotel Ville sull'Arno, la burocrazia di Renzi chiude l'albergo di Bellariva

Nella capitale del turismo un albergo storico chiuso da due anni per un 'pasticcio' burocratico. La proprietà lancia un appello alle istituzioni per non danneggiare il quartiere

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 febbraio 2012 16:12
Hotel Ville sull'Arno, la burocrazia di Renzi chiude l'albergo di Bellariva

Torniamo ad occuparci dell'Hotel Ville sull'Arno. Nell'estate scorsa a cantieri fermi ci siamo posti delle domande sulla destinazione di una tra le più caratteristiche strutture di Firenze, una dimora storica che affaccia in riva d'Arno, riportata sui libri d'arte come luogo di incontro tra i pittori locali e poi, nel tempo, divenuta una struttura alberghiera vero e proprio punto di riferimento per il quartiere di Bellariva. A fine 2009 gli ultimi clienti, poi la chiusura per ristrutturazione, mentre il sito internet dell'Hotel prevedeva una inaugurazione per i primi giorni del 2011, invece il silenzio che è sceso nel cantiere.

Cosa era accaduto? A parlare, adesso, è la proprietà dell'immobile, subentrata nel 2006 alla vecchia gestione: "Avevamo l'idea di offrire a Firenze un luogo di prestigio - ci racconta Sofia Vedani, l'amministratrice del gruppo che ha rilevato la struttura - per farlo dovevamo adeguare le 44 camere presenti agli standard internazionali ed abbiamo approntato un progetto di riqualificazione per arrivare ad un 4 stelle superiore, con piscina, giardini, e soprattutto uno spazio pubblico aperto alla cittadinanza in un luogo di grande passaggio in un'area caratteristica e vivibile.

Saremmo stati pronti a rimettere a posto i giardini adiacenti, a creare un parco giochi, aree a tema per il quartiere.." Uno stop inaspettato "I lavori sono stati interrotti dal Comune di Firenze a causa di un presunto abuso edilizio relativo ad un'opera effettuata nel 2003 dai precedenti proprietari. Per realizzare l'ascensore destinato ai disabili avevano creato un torrino sul lato lungarno Colombo (il lato verso l'Arno è vincolato dalle Belle Arti), dal quale spuntano due metri cubi di volumetria, necessari per creare l'argano di traino, che non sarebbero a norma". Da quel momento il tunnel. "Abbiamo dovuto fermare i lavori e cambiare i professionisti - prosegue l'imprenditrice - per ridisegnare il progetto rispetto alla DIA del 2008, un intoppo che ci è costato oltre 150mila euro di nuove consulenze.

Non solo ci sono stati richiesti gli atti relativi al caso specifico per la certificazione di conformità, ma dal Comune hanno preteso anche documentazioni storiche, ultima tappa la richiesta della planimetria delle fondamenta di una struttura presente lì dal 1400, potete immaginare che questo ci ha gettato definitivamente nelle sabbie mobili. Nel frattempo i tempi di riapertura sono saltati ed abbiamo fatto il possibile per mantenere l'organico ma dei 15 dipendenti che avevamo, alcuni oltre i cinquanta anni non ricollocabili, è rimasta solo la segretaria amministrativa che si occupa di tenere aperto l'ufficio reception e che si è trovata costretta a fronteggiare diversi tentativi di furto nel corso degli ultimi mesi" la giovane Ilaria annuisce ed alza le spalle, il suo studio nel gelido cantiere desolato ha l'aspetto della postazione di quella vedetta che non intende mollare.

Lavori lasciati a metà per un anno e mezzo? "Si tratta di un vero e proprio scandalo - commenta - perché siamo stati costretti ad abbandonare mezzi ed attrezzi con l'aggravante di mettere in difficoltà la ditta edile fiorentina che si occupava dei lavori. Il Comune non ci ha permesso neppure di coprire il tetto che stavamo ristrutturando, quello della palazzina in pietra (lo stabile al centro della struttura di particolare rilievo storico ed architettonico) con il risultato di ritrovarci oggi una struttura marcia da restaurare nuovamente". A Firenze il sindaco Matteo Renzi porta avanti una politica del recupero edilizio ed incentiva l'investimento di imprenditori sul territorio..

"Sì, si la conosco la storia della rottamazione, ma non ci credo più. Pensate che a Febbraio 2011 sono stata ad una delle presentazioni del suo libro "Fuori!" proprio per domandargli del Ville sull'Arno, e sapete cosa mi ha scritto sul libro come dedica? "Cara Sofia, Fuori dalle pastoie burocratiche! Matteo Renzi" questo aspetto tragicomico mi ha gettata realmente nello sconforto, mi sono sentita abbandonata. Adesso non resta che il ricorso al TAR, avremmo preferito la via del dialogo, ma non è accaduto nulla" "Siamo chiusi, abbiamo perso clienti ed anche l'avviamento dell'Hotel, perché quando per due anni non ti trovano aperto è la fine commerciale.

Se non ci fosse stato un Gruppo solido alle spalle di questo albergo avremmo già chiuso tutto per fallimento e la struttura sarebbe già all'asta". Se state pensando alla tanto declamata Tassa di Soggiorno, sì, persa anche quella. A tal proposito ci permettiamo di segnalarle che l'Hote Da Verrazzano che dista pochi metri da voi e che si trova in via di Bellariva, per diversi mesi ha tenuto esposto il cartello "In ristrutturazione" ed adesso il cartello è cambiato "Vendesi Appartamenti". "Si, conosco la storia - spiega ancora l'amministratrice delegata - lo avevano offerto anche a noi in gestione.

Probabilmente non hanno trovato il modo di portare avanti una progettazione a carattere turistico alberghiero e sono arrivati al cambio di destinazione d'uso". E' questo il futuro che vi attende? "Noi non abbiamo alcuna intenzione di mandare all'aria un posto come il Ville sull'Arno, è un complesso storico che ha resistito all'Alluvione del '66 e siamo pronti a chiedere l'aiuto dei cittadini di Bellariva se servirà, perché adesso anche per loro vedere il luogo abbandonato è una vera e propria schifezza che impoverisce il quartiere" Un messsaggio a Renzi? "Sono una imprenditrice milanese che ha deciso di investire su Firenze e mi sono trovata letteralmente in trappola.

Se non cambiano le cose mi vedrete presto con una pietra al collo appesa sul ponte Giovanni Da Verrazzano, l'ultimo atto disperato per una vicenda veramente ai limiti dell'assurdo" di Antonio Lenoci

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