Liberalizzazioni: ricorso della Regione Toscana alla Corte costituzionale

Il presidente Rossi: “L'intervento selvaggio sugli orari e le aperture è solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese". Rizzo (Idv): no alla deregulation della Manovra Monti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 gennaio 2012 18:21
Liberalizzazioni: ricorso della Regione Toscana alla Corte costituzionale

La Regione Toscana, come già fatto con la norma precedente, impugnerà di fronte alla Corte Costituzionale le ultime norme del governo relative alla liberalizzazione del commercio. “La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture è solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole è utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilità e di identità”.

Lo ha detto il presidente Enrico Rossi oggi pomeriggio commentando la decisione presa dalla giunta. E’ stata approvata nel primo pomeriggio di oggi, infatti, una circolare per il settore commerciale toscano. “Chiariamo così – ai comuni e agli operatori del settore – i rapporti che intercorrono tra normativa statale e regionale in materia di orari, sottolineando l’applicabilità della norma regionale rispetto a quella nazionale” ha detto l’assessore al commercio Cristina Scaletti.

Infatti la norma regionale approvata il 27 dicembre scorso è entrata in vigore successivamente a quella nazionale, e pertanto trovano piena applicazione le disposizioni ivi previste in una materia che il Titolo V della Costituzione stabilisce di piena competenza delle Regioni, come più volte ribadito dalla stessa Corte Costituzionale. “La Regione – ha continuato l’assessore Scaletti – pur recependo alcuni principi di liberalizzazione che provengono dal governo, ritiene che la liberalizzazione debba essere equa e non selvaggia nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del piccolo commercio, come affermato anche dalle principali associazioni di categoria e dai sindacati”. “Non è il consumismo la risposta giusta alla crisi – ha precisato Enrico Rossi.

Mi pare solo un insulto alla nostra identità culturale, alle nostre tradizioni e alla nostra storia. Ci aspettiamo che anche la Chiesa faccia sentire la sua voce. Si costringerà chi lavora nei negozi a gestione familiare ad essere incatenato al banco, con la saracinesca alzata giorno e notte, senza pause per 365 giorni all’anno. Dove finisce la persona, la sua vita privata, i suoi diritti?” “Ho anche forti dubbi – ha concluso Rossi – sul reale intesse della grande distribuzione.

Infatti se si escludono alcune situazioni particolari, di grandi catene nelle grandi città d’arte, penso che in generale le maggiori aperture e gli orari più lunghi finiranno per rappresentare solo un ulteriore costo che andrà a pesare sul prezzo dei prodotti, quindi sui consumatori. Il governo farà bene a ripensarci e presto. Non sono queste le liberalizzazioni che ci aspettiamo”. “Noi di Idv esprimiamo ferma preoccupazione per gli effetti che la normativa del Governo Monti, favorendo una pericolosa deregulation, avrà su tutto il sistema del commercio”.

Lo dichiara, in una nota, Roberto Rizzo, Responsabile del Dipartimento Lavoro-Welfare Idv Toscana.“Per questo – spiega Rizzo – sosteniamo le ragioni delle associazioni di categoria e dei sindacati per una seria concertazione totale che metta al centro la ripresa dell’economia e dello sviluppo senza fare protezionismi, bensì partendo da politiche che rivalutino i salari per risollevare la domanda interna, le agevolazioni e l’accesso al credito per le piccole e medie imprese e normative di competitività sana come proposte di rilancio e cooperazione anche per i piccoli esercenti”.“In una situazione di crisi come quella attuale – continua Rizzo – il punto che continua a restare aperto, soprattutto in Europa, è come evitare che le politiche di restrizione della domanda, degli investimenti e dei consumi, che sono necessarie ma anche causa della recessione in corso, non determino un aggravamento delle condizioni dell’occupazione, del lavoro, delle prospettive comuni.

È infatti prioritario risollevare la domanda interna, l’occupazione e i salari. Invece la normativa del Governo non vara una sana ed equa competitività, ma affossa i piccoli commercianti a favore della grande distribuzione con una deregulation totale che non rappresenta la medicina alla crisi bensì, paradossalmente, un suo inasprimento”.“La programmazione degli orari, il commercio di vicinato e la vitalità dei centri storici – aggiunge Rizzo - rischiano di essere compromessi senza che venga introdotto un sistema di regole che incentivi una seria competitività, favorendo la crescita e non l’affossamento del piccolo commercio.

Invece, in questo modo il Governo incentiva addirittura la precarietà”.“Per questo – conclude Rizzo - noi di Idv ci schieriamo contro questa deregulation e difendiamo l’impostazione assunta dalla Regione Toscana, attraverso il Presidente Rossi e l'Assessore al Commercio Cristina Scaletti, a difesa del piccolo commercio, dei diritti dei lavoratori e della persona”.

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