Scuola e università: manifestazioni a Firenze, mentre 27 amministratori locali contestano il Decreto Gelmini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2008 23:53
Scuola e università: manifestazioni a Firenze, mentre 27 amministratori locali contestano il Decreto Gelmini

Venerdì 10 ore 15:30, Aula 35 del blocco aule del Polo Scientifico di Sesto Fiorentino si incontrano i ricercatori non-strutturati dell'Università di Firenze (assegnisti, cococo, TD, etc.). Lo scopo è trovare una posizione comune dei ricercatori precari in merito a come vorremmo Università e Ricerca e in particolare alle recenti leggi varate (133 in primis) e valutare quali sono le possibili forme di protesta che possano essere adottate.
Come già annunciato nei giorni precedenti LUNEDI 13 OTTOBRE ’08 alle ore 21.00, con inizio in P.zza SS.

Annunziata e fine in Piazza Signoria, si svolgerà la manifestazione unitaria in difesa della scuola pubblica contro il decreto legge 137 e gli altri interventi previsti sulla scuola. Il primo obiettivo della manifestazione è quello di riconquistare uno spazio di trattativa, perché fino adesso il Governo non ha aperto nessun tavolo di confronto con chi nella scuola ci lavora e con i genitori degli studenti nel merito delle questioni, mentre con arroganza e disprezzo, anche di una discussione democratica, ha utilizzato la decretazione d’urgenza mettendo la fiducia sui provvedimenti.

L’insieme dei provvedimenti disegna una chiara volontà di destrutturare la scuola pubblica: meno tempo scuola, più alunni per classe, riduzione del numero delle scuole in particolare nelle zone decentrate, diminuzione della ricchezza di professionalità nella scuola col taglio del personale e il ritorno al cosiddetto “maestro unico”. Con questi provvedimenti si cacciano dalla scuola 700/1000 precari della scuola tra docenti e ATA nella sola provincia di Firenze. Senza tempo scuola le famiglie saranno costrette a trovare altre soluzioni per i propri figli che frequenteranno la scuola solo di mattina.

Questo comporterà un abbassamento della qualità dell’insegnamento e contemporaneamente un possibile aggravio economico per le famiglie (baby sitter, scuole private, ecc.). Alla fiaccolata di Firenze stanno giungendo Numerose le adesioni di Comuni, associazioni, insegnanti, genitori, cittadini. In questi giorni si stanno svolgendo numerose assemblee non solo del personale della scuola, ma anche di genitori: sta aumentando la consapevolezza dei danni che questi provvedimenti provocheranno alle famiglie e si stanno formando numerosi comitati.

Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda degli Insegnanti, Snals prepareranno ulteriori iniziative dopo il 13 finalizzate alla partecipazione allo sciopero unitario della scuola e della manifestazione che si terrà nell’ultima settimana di Ottobre. Manifestazione Regionale di studenti medi, studenti universitari, lavoratori tutti della scuola e dell'università, fissata a Firenze per il 21 Ottobre prossimo, con partenza alle ore 10:00 in Piazza San Marco, organizzata da tutte le sigle sindacali e dagli Studenti di Sinistra dell'Università degli Studi di Firenze.
L’assessore provinciale alla Pubblica istruzione e Formazione, Elisa Simoni, e assessori alla Pubblica Istruzione dei Comuni della Provincia di Firenze, del Partito Democratico, esprimono “assoluta contrarietà alle recenti decisioni prese dal Governo nazionale in materia di scuola, università, formazione e ricerca che appaiono oltre ogni misura gravi e pericolose per il nostro sistema di istruzione e in generale per il futuro del Paese”.

Il ricorso alla fiducia sul decreto Gelmini, imposto dal Governo e votato dalla Camera il 7 ottobre scorso, ha di fatto “troncato ogni discussione nel merito di un provvedimento che avrà forti ripercussioni negative sull’organizzazione della scuola pubblica italiana e sulla sua qualità e, di conseguenza, sui ragazzi, sulle famiglie, sugli enti locali”. L’organizzazione della rete scolastica che oggi si intende smantellare, le cui competenze esclusive sono peraltro affidate dalla Costituzione alle Regioni (nuovo titolo V), “ha permesso alla scuola primaria di diventare l’unico settore del sistema scolastico italiano che ottiene ottimi risultati nelle valutazioni internazionali delle competenze degli alunni”.

Il modulo dei tre insegnanti su due classi “ha consentito alla scuola italiana di risolvere in modo avanzato il problema dell’inserimento dei diversamente abili e si presenta come strumento prezioso per l’integrazione culturale degli alunni stranieri”. La soppressione di tale modulo, “insieme allo stravolgimento e ad una riduzione del tempo pieno, rischia quindi di riaprire fin dalla scuola dell’infanzia, processi di selezione fondati non sul merito ma sull’origine e sulla condizione socio culturale degli alunni, in netta contraddizione con i principi fondamentali di uguaglianza e di pari opportunità sanciti dalla nostra Costituzione”.

La riduzione di 6 ore dell’orario scolastico, attuata dal decreto legge del Ministro Gelmini, abolisce “di fatto l'offerta formativa prolungata nell'arco della giornata che oggi garantisce tempi e luoghi qualificati di permanenza dei bambini durante le ore lavorative dei genitori”. Il governo, secondo gli assessori, “considera la scuola pubblica italiana una spesa improduttiva da tagliare e non una risorsa su cui investire per la crescita del Paese e dei suoi cittadini; i tagli, economici e di risorse umane, colpiranno non solo la scuola dell’infanzia, le elementari e le medie, ma anche le superiori, con una riduzione negli organici e negli orari che andrà a interessare soprattutto gli istituti tecnici e professionali che, al contrario, avrebbero necessità di un rilancio per rispondere alle esigenze del sistema produttivo italiano”.

L’Università, che dovrebbe essere uno degli strumenti per la selezione delle eccellenze e per la crescita del sistema Paese, “risulta pesantemente colpita dalle misure contenute nel decreto 112 del 2008; esso prevede ingenti tagli che peggioreranno il livello di funzionalità degli atenei, renderanno più difficile l’ingresso nei ruoli di giovani di valore e che, annullando il fondamento stesso dell’autonomia universitaria basata sulla gestione responsabile dei budget, impediranno di reggere la concorrenza internazionale e di proseguire la collaborazione in atto a livello internazionale”.

Per tutte queste ragioni, gli Assessori alla Pubblica Istruzione, esponenti del Partito Democratico, e primi firmatari del documento su citato, convinti che per l’importanza strategica delle politiche per l’istruzione e per l’Università, le scelte debbano essere oggetto di un serio confronto parlamentare, con il coinvolgimento della cultura italiana e di tutti i soggetti interessati, “sostengono le iniziative che docenti, studenti, famiglie e sindacati stanno mettendo in atto contro le misure del Governo”.

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