Uffici postali: Rossi contesta Poste Italiane e il sottosegretario renziano Giacomelli

Giurlani (Uncem): “Sapere della conferma delle chiusure non voleva dire condividere il piano”. Il capogruppo PD in Consiglio regionale Marras: «Poste Italiane non ricorra a espedienti, e si assuma proprie responsabilità. Il Governo imponga l'apertura di una trattativa»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 luglio 2015 22:33
Uffici postali: Rossi contesta Poste Italiane e il sottosegretario renziano Giacomelli

FIRENZE- "Non abbiamo mai dato assenso, né formalmente né informalmente, al piano di chiusura degli uffici postali avanzato da PosteItaliane. Neppure dopo la disponibilità della stessa azienda a mantenere aperti 7 dei 65 uffici destinati, secondo il piano di razionalizzazione, alla chiusura. Posteitaliane ha invece comunicato al mio Capo di Gabinetto Ledo Gori che si sarebbe proceduto alla chiusura di 59 uffici e dal 17 giugno sono cominciate ad arrivare le lettere ai sindaci in cui Posteitaliane annunciava questa volontà". Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, ribatte alle dichiarazioni dei vertici di PosteItaliane e al sottosegretario Giacomelli sulla vicenda del piano di chiusura di numerosi uffici postali nelle piccole frazioni della Regione. "La decisione, dopo la sospensione pre elettorale del piano – prosegue Rossi - è stata quindi presa da PosteItaliane in modo del tutto autonomo e unilaterale senza nessun accordo e senza nessuna discussione effettuata al tavolo appositamente istituito con la Regione, 15 sindaci e la presidente di Anci Toscana.

Immaginavo che questo fosse noto al sottosegretario Giacomelli e soprattutto fosse noto ai vertici di Poste". "La reazione di Poste, assolutamente inadeguata alle nostre proteste, in ogni caso – conclude Rossi - ci spinge a deliberare sin dalla prossima settimana la rescissione delle convenzioni che la Regione Toscana ha in essere con Poste per i servizi regionali, a meno che non si riapra immediatamente un tavolo alla presenza di sindaci e Regione che consenta di ridiscutere un piano di razionalizzazione per noi inaccettabile.

E' evidente che qualcuno ha raccontato al sottosegretario Giacomelli cose errate, non rispondenti alla verità. Sono sicuro che nessun sindaco, né il Capo di Gabinetto Ledo Gori, hanno mai dato l'assenso a questo piano sciagurato".

“C'è stato certamente dialogo con Poste, questo nessuno lo nega, ma ciò non vuol dire che la decisione comunicata dopo le elezioni di chiudere 59 sportelli fosse condivisa da Regione e Comuni, tutt'altro”. Così il Presidente di Uncem Toscana (Unione nazionale Comuni Enti Montani) Oreste Giurlani in rappresentanza di oltre 160 comuni montani e rurali della Toscana replica a Poste e Governo che dopo le dichiarazioni del Governatore Rossi, si sono dichiarate sorprese della posizione della Regione perché secondo loro tutto era già noto.

“Subito dopo il periodo elettorale – aggiunge Giurlani – poste ha comunicato per vie non formali alla Regione la conferma del piano chiusure con il salvataggio di soli sei sportelli, ma non vuoleva dire essere favorevoli e condividerlo, e poi – continua – proprio perché era stato già da tempo insediato un tavolo di confronto tra Regione, Poste e Comuni, perché questa decisione non è stata comunicata ufficialmente in questo tavolo? Il confronto nei mesi scorsi aveva mostrato un'apertura di Poste con la possibilità di soluzioni alternative che non facessero venir meno il servizio fondamentale ai cittadini.

Anche perché stiamo parlando di territori montani, rurali, marginali dove l'ufficio postale è un presidio, un riferimento, un servizio essenziale che venendo meno provocherebbe disagi a catena. Per tutte queste ragioni non accettiamo questo piano e con Regione e Sindaci andremo avanti nella speranza che una volta per tutte Poste e Governo ci ascoltino” - chiude Giurlani.

Dello stesso avviso il capogruppo PD in Consiglio regionale Marras: «Burocrazia ministeriale e Poste italiane dimostrano ancora una vota la loro distanza dal paese reale, mettendo in secondo piano i bisogni e i diritti dei cittadini che vivono nei territori più periferici. In questo senso, sostenere che Regione Toscana e Comuni avessero in qualche modo acconsentito a chiudere i 59 piccoli uffici postali che Poste italiane a identificato, è solo un espediente di corto respiro. Il presidente Rossi è stato chiarissimo, il Consiglio regionale ha approvato una mozione, e i Comuni hanno già deciso di presentare ricorsi al Tar, collettivamente e individualmente. Una seconda ondata di chiusure dei piccoli uffici postali è inaccettabile, e tanto più lo è il metodo unilaterale con cui è stata decisa.

In base alla mozione approvata dal Consiglio regionale, ci aspettiamo che il Governo faccia di tutto per portare Poste Italiane a ragionare in positivo e ad aprire immediatamente un tavolo di trattativa, con l’obiettivo di tutelare i residenti nelle frazioni dei piccoli comuni, già abbondantemente penalizzati dallo smantellamento di troppi servizi di pubblico interesse».

"Prima Poste Italiane annuncia la chiusura o la riduzione oraria di 101 uffici postali in Toscana, poi sospende il piano di riduzione giusto in tempo per l'avvio della campagna elettorale. Adesso, appena un mese dopo il voto, scopriamo che ci sono ancora 59 uffici da tagliare. E' tempo di porre fine a questo balletto ai danni dei territori e dei cittadini. Il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, lancia l'idea del boicottaggio. Ma Poste Italiane è un'azienda a totale capitale pubblico e il proprietario di Poste è il Ministero dell'Economia: Renzi ha qualcosa da dire oppure è d'accordo con i tagli? E' verso il Governo presieduto dal segretario del suo stesso partito che Rossi deve far valere il proprio peso politico per impedire la chiusura degli uffici e non limitarsi ad alzare la voce".Lo afferma il coordinatore regionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Giuseppe Brogi."Il servizio offerto da Poste Italiane è un servizio pubblico essenziale, soprattutto nei territori marginali e per le persone anziane - prosegue - Tuttavia, da alcuni anni, Poste Italiane, che ricordiamo è un'azienda a capitale totalmente pubblico, ha messo al centro del suo servizio i profitti derivanti dall'attività bancaria piuttosto che le l'accessibilità per tutta la popolazione.

Oggi presenta un bilancio in attivo: bene, utilizzi questi introiti per garantire la presenza dei piccoli uffici postali nelle zone montane e collinari, quelli dove la posta, come la scuola elementare, la bottega di alimentari sono il fulcro di un paese, l'anima della comunità. Per tutto questo SEL sta conducendo a Roma, dove sono stati da tempo depositati diversi atti parlamenti al riguardo, e nei territori una battaglia nella quale non intendiamo arrenderci".

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