Traffico di rifiuti finalizzato allo smaltimento

L’indagine prende origine da un esposto effettuato da un privato nel 2013 per la presenza di una polvere di natura e provenienza ignota

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 giugno 2017 13:30
Traffico di rifiuti finalizzato allo smaltimento

Sono 7 gli indagati che si sono visti notificare dai Carabinieri Forestali del Gruppo di Firenze l’avviso di conclusioni indagini emesso dal P.M. Giovanni Arena, della DDA di Genova, nell’ambito dell’attività di polizia giudiziaria denominata “500 Mesh”. Delle 7 persone 6 sono residenti o hanno l’attività lavorativa in Toscana, tra questi rientrano i titolari dell’ex Cava di Paterno ubicata nel Comune di Vaglia (FI).

I reati contestati sono art. 110 c.p. e art. 260 D. Lgs 152/06 poiché, agendo in concorso tra loro nelle rispettive qualità, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi (connesso all’esercizio delle rispettive imprese) ed attività continuative, cedevano, ricevevano, trasportavano e comunque gestivano abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti.

L’indagine prende origine da un esposto effettuato da un privato nel 2013 per la presenza all'interno dello stabilimento dell'ex cava Paterno di numerosi “big bags” contenenti una polvere di natura e provenienza ignota. Dopo la segnalazione furono effettuati numerosi sopralluoghi e accertamenti eseguiti dal NIPAF di Firenze, dal Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Ceppeto (oggi Carabinieri Forestale), competente per territorio, e dall’ARPAT. La PG, una volta riscontrata la presenza dei bigs bags che contenevano una polvere di consistenza particolarmente volatile, iniziava gli accertamenti per risalire alla provenienza nonché alla natura di tale sostanza.

In prima istanza contestualmente al sopralluogo, veniva richiesto un chiarimento al proprietario dell'impianto, lo stesso forniva a giustificazione della presenza dei big bags alla PG operante, le fatture di acquisto del materiale, i documenti di trasporto e la scheda tecnica del prodotto. Dai documenti forniti si poteva risalire alla provenienza del materiale e alla sua corretta denominazione. Si trattava di una polvere, la cui denominazione esatta era “Garnet 500 mesh”, proveniente da un impianto di recupero rifiuti speciali della Ditta “MED-LINK srl” di Aulla in provincia di Massa Carrara.

Dai documenti di trasporto acquisiti risultava che il titolare della ex Cava di Paterno aveva acquistato il 500 mesh al prezzo di € 1 a tonnellata rivendendone poi una parte ad un impianto di betonaggio a € 9 a tonnellata. Ritenendo poco plausibile un giro economico così risibile a fronte delle spese vive di trasporto e del quantitativo di materiale movimentato (un camion da 30 tonnellate frutterebbe solo € 240,00), la Polizia Giudiziaria ipotizzava che potesse trattarsi di un traffico di rifiuti mascherato da falsa vendita, per effettuare, di fatto, uno smaltimento degli stessi.

Notiziata la Procura della Repubblica di Firenze, di quanto accertato, la stessa disponeva ulteriori indagini che confermavano quanto ipotizzato dalla P.G. ovvero che si trattava di un traffico di rifiuti finalizzato allo smaltimento illecito, mascherato dietro una vendita di un sottoprodotto. In particolare la P.G., con l'ausilio dell'Agenzia delle Entrate, stimava che dal 2011 la Med Link aveva “piazzato” illecitamente circa tonnellate 9.949,717 di rifiuto 500 Mesh.

Con un risparmio per il conferimento illecito dei rifiuti pari ad Euro 1.154.456. Cifra necessaria per il corretto smaltimento.

Il meccanismo di gestione del rifiuto 500 Mesh in nessuna fase del suo svolgimento ha assicurato un livello accettabile di protezione dell'ambiente e della salute pubblica. E' stato stoccato in aree non idonee e non autorizzate, del tutto prive di qualsiasi struttura adeguata a preservarne l'integrità. Per quanto riguarda l'utilizzo effettuato presso un’ulteriore ditta, lo stesso non garantisce la sicurezza del prodotto finale concretizzandosi lo stesso in una mera miscelazione con altri materiali. Per tutti i siti è stato emesso parere da parte delle ARPA locali di messa in sicurezza del rifiuto 500 Mesh stoccato.

Nel 2015 la Procura della Repubblica di Firenze, trasmetteva il relativo fascicolo per competenza territoriale (considerando che il primo traffico si era consumato ad Aulla in provincia di Massa Carrara) alla DDA presso la Procura della Repubblica di Genova. Qui l’indagine è stata completata con l’emissione dell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari con relativa richiesta di rinvio a giudizio delle 7 figure coinvolte.

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