Manovra del Governo: pensionati in presidio domani a Firenze

Acli Toscana: “Le pensioni non sono il bancomat del Governo”. Raddoppio Ires al volontariato: il grido di protesta delle Misericordie. Gelli (Cesvot): “Norma iniqua, va cambiata o associazioni a rischio”. Toccafondi: “E' una patrimoniale a danno di chi aiuta i poveri”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 dicembre 2018 14:51
Manovra del Governo: pensionati in presidio domani a Firenze

Firenze, 27-12-2018- Continua la vessazione dei pensionati. In tre anni la manovra del governo sottrae 2,5 miliardi di euro dalle tasche dei pensionati intervenendo nuovamente sull’adeguamento delle pensioni all’inflazione. I pensionati di Cgil-Cisl-Uil vogliono far sentire la propria voce per denunciare l’ipocrisia del Governo che con una mano sembrerebbe dare ma con l’altra certamente toglie. A Firenze domani venerdì 28 dicembre dalle 10 alle 12 è previsto un presidio in via Cavour sotto la Prefettura. Analoghe iniziative sono in programma in altri capoluoghi toscani (stamani il presidio si è svolto a Siena).

"In Toscana il Governo che doveva abolire la povertà produrrà nuovi poveri” così Giacomo Martelli, presidente delle Acli della Toscana spiega il risultato a cui condurrà la manovra che il Parlamento si appresta a varare. “Per questo facciamo un appello a tutti i parlamentari della Toscana affinché non approvino quella misura iniqua contro i pensionati” aggiunge Martelli. Il presidente delle Acli si riferisce alla misura con cui il Governo intende rivedere il sistema di rivalutazione delle pensioni che i sindacati avevano concordato coi governi precedenti per tenere dietro l'aumento del costo medio della vita.

“In tre anni dalle tasche dei pensionati finiranno nelle casse del Governo circa 2 miliardi e mezzo di euro – gli fa eco Luigi Fanciulli, segretario della Federazione Anziani e pensionati delle Acli Toscane– il che significa che, nonostante gli annunci, chi ci governa ha deciso concretamente di usare ancora una volta i pensionati come mezzo con cui finanziare le misure promesse in campagna elettorale che non porteranno alcun beneficio al bisogno di crescita che ha il nostro Paese.

Capirei se quei soldi finissero in investimenti produttivi, in opere pubbliche, nell'adeguamento delle nostre scuole e nella università e ricerca. Capirei se cioè servissero veramente a aiutare la realizzazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, ma così è veramente inaccettabile”. “E' quindi naturale che come Acli Toscane da una parte invitiamo i parlamentari della nostra regione a non mettere la propria faccia e la propria firma sotto questa iniqua misura e dall'altra siamo e saremo a fianco dei pensionati che si stanno mobilitando in queste ore anche in tutta la nostra regione” conclude il presidente delle Acli della Toscana.

"Le Misericordie della Toscana sono l’espressione forse più radicata, certamente la più antica, del volontariato nella nostra regione e nel corso della loro secolare storia hanno visto sommovimenti, rivoluzioni, guerre -dichiara il Presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi- Eppure mai ci saremmo aspettati che, in un momento in cui ancora sono forti ed evidenti gli effetti di una crisi che ha aumentato i bisogni e le povertà della gente, il governo decidesse una manovra di bilancio che voleva essere di rilancio e che invece ci penalizza così gravemente. Se rilancio ci sarà, certo non riguarderà chi ha più bisogno, le persone verso cui è diretta tanta parte dell’impegno delle Misericordie e delle altre realtà di volontariato, perché il raddoppio delle tasse che ci è stato gettato sulle spalle renderà più difficoltosi gli interventi e in alcuni casi li metterà a serio rischio. In questi giorni abbiamo ricevuto tante attestazioni di vicinanza, anche da esponenti politici di tante parti diverse, che evidentemente non sono d’accordo con questa iniqua misura decisa dal governo centrale; per questo chiediamo con forza che chi ha voluto questo intervento ci ripensi.

Intanto stiamo valutando come manifestare la denuncia e la forte protesta, nostra e di tutto il mondo del volontariato, che punta non certo a difendere interessi corporativi, ma i bisogni della nostra gente, delle nostre comunità e in modo particolare dei più deboli ed emarginati. Siamo tradizionalmente abituati a prestare il nostro servizio in silenzio, un tempo i nostri volontari portavano aiuto con il cappuccio per restare anonimi, ma stavolta sentiamo l’obbligo, come più antica associazione di volontariato, di lanciare un grido di protesta e un accorato appello a cancellare questa ingiustizia, nella consapevolezza che tanti possono unirsi alla nostra voce".

“Vedo che sia il vicepremier Di Maio che il suo collega Salvini si sono resi conto di aver fatto un errore. Dicono che vogliono rimediare, bene. Ma servono atti concreti e non vuote promesse. E questi atti devono vedersi subito. Perché raddoppiare l'Ires portando il prelievo dal 12% al 24% può significare in molti casi la crisi di tantissime associazioni di volontariato anche in Toscana” così il presidente del Cesvot, il Centro Servizi Volontariato Toscana, Federico Gelli, lancia il suo appello al Parlamento affinché blocchi l'aumento fiscale deciso dal Governo e inserito nella manovra economica attraverso il cosiddetto maxi-emendamento che dopo aver incassato il via libera al Senato ora è in discussione alla Camera. “In questo momento - spiega Gelli - sarebbe davvero un terribile errore aumentare i costi a carico di iniziative senza fini di lucro che quotidianamente operano per gli altri, soprattutto per chi ha più bisogno.

Di Maio dice che voleva punire i furbetti e non chi fa volontariato, ma le sue sono dichiarazioni pretestuose perché o non aveva letto la norma che raddoppia l'Ires, è questo sarebbe assai grave per un vicepresidente del Consiglio dei Ministri, oppure l'ha letta, l'ha capita e ha voluto fare quel che ha fatto ma poi ha ingranato la marcia indietro perché spaventato dalle proteste e dalla mobilitazione del mondo del volontariato. In entrambi i casi si tratta di una pessima prova di governo”. “Non si tratta di imprese commerciali – aggiunge il presidente Cesvot- , ma di associazioni, enti, istituti che utilizzano tutti i fondi di cui dispongono per fornire servizi essenziali per far stare in piedi il nostro sistema di welfare che se dovesse basarsi solo sulla risposta del Pubblico terrebbe fuori dalle proprie porte migliaia di persone che hanno bisogno.

Se questi enti saranno fatti chiudere nessuno ne ricaverebbe un beneficio: né i volontari che dedicano parte del proprio tempo e professionalità, né gli utenti che ricevono servizi a costo zero, né le casse pubbliche di Comuni e Regioni che dovrebbero far fronte di tasca propria a bisogni elementari non più soddisfatti dal no-profit”. “Quello che è certo è che il mondo del volontariato non può accontentarsi di promesse, servono fatti e atti chiari e inequivocabili che blocchino subito qualsiasi ipotesi di raddoppio dell'Ires a carico del No Profit.

Per questo chiediamo modifiche immediate, a questo serve il Parlamento. Altrimenti il mondo del volontariato sarà pronto a mobilitarsi in maniera importante” conclude Gelli.

“E' proprio vero che a questo Governo la povertà fa schifo, infatti sono arrivati a far pagare una mensa per i poveri come se fosse un ristorante di lusso con tre stelle Michelin” così Gabriele Toccafondi ha rilanciato in Commissione Cultura e Istruzione della Camera la questione del raddoppio delle tasse a carico degli enti no profit. Con la fine delle agevolazioni (“che non a caso tutti i governi, di tutti i colori hanno fin qui garantito” annota Toccafondi) infatti l'aliquota Ires dal 12% sale al 24%. “I beni mobili e immobili fanno reddito e una mensa per poveri, l’autorimessa delle ambulanze, una scuola paritaria della parrocchia, un’associazione calcistica dilettantistica dell’oratorio, una fondazione che eroga borse di studio e una che raccoglie fondi per la ricerca, dovranno pagare una cifra alta perché possiedono una sede, uno spogliatoio, una scuola, un centro per anziani, una cucina per dare da mangiare a dei bisognosi.

Questi sono i soggetti che dovranno dare allo stato 158 milioni di euro in più l’anno allo Stato” ha spiegato Toccafondi in Commissione.

“Una cifra enorme per realtà di volontariato che rischiano di far chiudere esperienze che aiutano tutti. Il governo del “cambiamento” arriva al paradosso di creare una patrimoniale che paga il volontariato e che servirà per finanziare il reddito di cittadinanza” ha concluso il deputato di Civica Popolare.

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