"Maldifiume" di Simona Baldanzi

Nell’anniversario dell’Alluvione del ‘66 un libro sul fiume pacifico

Nicola
Nicola Novelli
26 dicembre 2016 23:48

La memoria dell’acqua, quella della gente che vive ancora con lo sguardo rivolto a riva d’Arno e il ricordo dei passi che l'autrice ha percorso accompagnata da alcuni amici nella lunga camminata. Questo il senso di Maldifiume, l’ultimo libro di Simona Baldanzi, protagonista dieci anni fa di un premiatissimo esordio, con “Figlia di una vestaglia blu”. Due anni fa, in “Il Mugello è una trapunta di terra“ aveva percorso a piedi il territorio da Barbiana a Monte Sole, alla riscoperta dei paesaggi natii con una camminata di sei giorni.

Ora, per Ediciclo Editore, Simona Baldanzi si è fatta testimone della bellezza di un territorio antico, ma anche della sua inconsapevole trasformazione moderna. Ne è nato Maldifiume, un viaggio con vari messi, ma passo d’uomo, e meglio sarebbe dire a “passo femminile”, dalla sorgente sul Falterona alla foce di Marina di Pisa. Il racconto in 40 capitoli di tante storie, antiche e contemporanee, di vita lungo la sponda, attraverso paesi, città e case isolate. Un racconto intimo, sempre rispettoso dell’intimità degli incontri che dipinge con tratti veloci la vita e le vite vicino al fiume, da meditare con lentezza passo, dopo passo, in dialogo con le pagine.

L’arteria d’acqua che da millenni dona la vita al grande bacino agricolo, che per secoli ha funzionato come la principale via di comunicazione per merci e anche per le persone, oggi è ridotto ad un’anonima linea azzurra nelle mappe digitali, addosso a cui si appoggiano le nuove arterie delle mobilità, i ponti, le strade e le ferrovie. Dai finestrini, che non si aprono più, è ormai difficile scorgere l’Arno, coperto di vegetazione, se non villipeso dall’incuria. La giovane scrittrice mugellana è tornata a osservarlo, dall’Appenino a Bocca d’Arno, per raccontare gli artisti e gli emarginati, sciamani contemporanei di un luogo sacro e dimenticato.

Ne esce una riscoperta, un libro che non è una guida, ma piuttosto un invito a replicare l’esperienza, un racconto di suggestioni, anziché l’esposizione oggettiva dei fatti. La Baldanzi, sempre alla ricerca delle emozioni, firma un atto di amore per il fiume vissuto con una camminata e decine di incontri con posti e genti del fiume placido e spesso vittima, piuttosto che carnefice.

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