Lorenzo Tonelli, un giocatore “made in Empoli” il giorno dopo il rinnovo contrattuale

Le voci di mercato di un suo possibile trasferimento, mai confermate, la sua crescita calcistica nell’Empoli, i fischi del Castellani di 5 anni fa e poi gli applausi recenti di coloro che prima lo avevano fischiato.

Franca
Franca Ciari
03 dicembre 2015 19:31
Lorenzo Tonelli, un giocatore “made in Empoli” il giorno dopo il rinnovo contrattuale

Ieri è arrivato il suo rinnovo con l’Empoli fino al 2019, da quanto se ne parlava?

“E’ stata una trattativa lunga, lunga nel senso che da agosto dovevo firmare, poi abbiamo rimandato per alcuni dettagli da concordare. La mia volontà è stata sempre quella di rinnovare, andare a scadenza adEmpoli era l'ultima cosa che volessi fare. Mi ha dato noia farmi passare come un giocatore che voleva andare via, quando invece io non avevo espresso nessuna volontà; sapevo dell'interesse di alcune squadre, ma non avevo mai detto di voler andare via. E’ stato un passo importante.

Cosa pensi in merito alle voci di mercato sul tuo presunto futuro calcistico?

“Mi è dispiaciuto che ad Empoli pensassero che volessi andare via, anche perché non ho mai espresso questa volontà. Mi ha fatto piacere che ci fosse qualche interessamento ma la gente di Empoli ha pensato che volessi andare via quando invece volevo solo rimanere . In questi 5 anni la differenza l'ha fatta la squadra, e chi mi ha allenato. Si sa a chi mi riferisco, Sarrimi ha fatto migliorare tantissimo"

Quali le sensazioni nell’indossare la fascia di capitano?

“Non sono se sono un uomo simbolo dello spogliatoio, spero di sì. Per me è stata solo una dimostrazione, mi ha fatto ricordare quando 5 anni fa facevo "danni" e feci arrabbiare il Castellani che difficilmente se la prende con un suo giocatore, oggi mi applaudono e mi rende orgoglioso. Siamo 26 giocatori, non mi sento il simbolo.”

A questo punto della tua carriera cosa significa per te essere un giocatore “made in Empoli”?

“La mia formazione calcistica è tutta empolese, un ambiente dove si può crescere ma anche sbagliare per poi crescere. In poche parole un’oasi felice, quasi un prodotto di nicchia.”

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