“Le chiavi di una storia” di Federico Micali

Il film sulla storia della Comunità dell’Isolotto di Firenze, torna a casa, nella piazza dove tutto è cominciato,

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 giugno 2023 17:58
      “Le chiavi di una storia” di Federico Micali

«Quando arriva il momento della proiezione del film nel luogo in cui è stato girato succede sempre qualcosa di emozionante. È la chiusura di un cerchio: la sensazione è che qualcosa dopo tanti anni sia tornato al suo posto che merita». Queste le parole di Federico Micali, regista del documentario Le Chiavi di una Storia, sull’incredibile racconto della Comunità dell’Isolotto di Firenze, che torna a casa per un evento speciale: lunedì 19 giugno alle 21 il film sarà proiettato su maxischermo in piazza dell’Isolotto, a Firenze (ingresso gratuito). Alla proiezione sarà presente il regista e la Comunità dell’Isolotto, come i rappresentanti del Consiglio di Quartiere 4, il presidente Mirko Dormentoni, la consigliera Beatrice Barbieri e il giornalista Raffaele Palumbo.

Dalla calorosa anteprima lo scorso novembre al Festival dei Popoli ad oggi, il lavoro di Micali ha viaggiato nei quartieri di tutta Italia, con un tour di oltre 50 date che ha avuto il suo cuore pulsante in Toscana e nelle sale dei cinema di Firenze, grazie soprattutto al passaparola degli spettatori. Ora è il momento di raccogliere le emozioni e l’affetto riscosse in questo lungo viaggio nel luogo dove tutta la storia ha avuto inizio e si è sviluppata negli anni: proprio in piazza all’Isolotto.

Qui sono state girate le immagini di archivio, custodite dalla Comunità dell’Isolotto, che hanno composto il puzzle del racconto, insieme alle vive testimonianze di chi c’era e ci sarà, nel documentario. Oggi il film ritorna in quelle case, sul sagrato della Chiesa, lì dove si svolsero i momenti più concitati della vicenda che ebbe come protagonista don Enzo Mazzi e la comunità tutta di fedeli e non, tra gli abitanti del quartiere popolare fiorentino.

E non è facile nascondere i sentimenti.

La vicenda dell’Isolotto - sorto nel 1954, “la Città satellite” secondo il sindaco di allora Giorgio La Pira - ha proposto negli anni un modello di partecipazione civica collettivo, capace di unire politica e religione in modo orizzontale, per accogliere gli emarginati: la sua portata rivoluzionaria portò allo scontro con il Vaticano, l’eco arrivò sui media di tutto il mondo (dal New York Times a Le Monde, da L’Espresso a Paese Sera) per diventare un modello di riferimento che ancora resiste.

Il film ritorna, infatti, attraverso foto e video d’epoca, ai primi attimi di vita del rione fiorentino: da quando nel ‘54, nel nuovo quartiere arrivò don Mazzi (compagno di seminario di don Milani), il prete che passava dalla parrocchia - al circolino comunista, che diceva messa guardando i fedeli e non dando loro le spalle, permettendone la traduzione dal latino. Dall’Isolotto “isola felice” durante l’alluvione a Firenze del ‘66, che aiutò gli sfollati diventando centro di smistamento, alla pubblicazione sulle pagine della rivista L’Espresso del “nuovo catechismo” ispirato alle idee del Concilio Vaticano II; dalla trasformazione degli edifici ecclesiastici in casa famiglia per giovani orfani o migranti, alla creazione di un proprio archivio e notiziario di quartiere, per gestire i momenti di attenzione internazionale.

Fino agli episodi chiave del 1968 con la contrapposizione alle decisioni del Vescovo e la conseguente rimozione di Don Mazzi, l’occupazione della Chiesa e la resistenza alle provocazioni, fino alla conquista della piazza come luogo altro, orizzontale e aperto a tutti.

In un racconto corale, la voce degli stessi protagonisti, ritmata dalle immagini di repertorio, ci riporta indietro nel tempo e ci fa rivivere i momenti cardine che hanno infiammato il decennio degli anni '60, le lotte di chi ha combattuto per cambiare e trasformare le istituzioni e aprire un dibattito politico e sociale sul fare comunità. Sforzi che oggi passano ai figli, ai nipoti dei primi abitanti, che si ritrovano in ogni tempo nella ricerca di una società più giusta e più aperta, verso chi è percepito come emarginato, diverso, meno fortunato - come furono allora i cittadini dell’Isolotto.

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