I capi del PCI: storia di un gruppo dirigente visto da vicino

In occasione dei 100 anni del Partito Comunista Italiano, pubblicato da primamedia editore il libro di Gianni Manghetti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 aprile 2021 15:09
I capi del PCI: storia di un gruppo dirigente visto da vicino

Berlinguer, Napolitano, Macaluso, Tortorella, Natta, Ingrao erano comunisti. Ma furono anche i “capi” del più grande Partito Comunista dell’Europa occidentale. Molto diversi tra loro ma uniti dalla medesima spinta ideale, la vita politica come missione. Anche a costo di enormi sacrifici, a volte della vita. Cosa avevano di diverso rispetto ai politici di oggi? Può la loro vita essere ancora un punto di riferimento? E in che modo? Partendo da questi interrogativi, Gianni Manghetti ha descritto nel libro “I capi del PCI” (Primamedia editore), fresco di stampa, quel gruppo dirigente che per lunghi anni ha governato il Pci, facendone la storia ma contribuendo anche alla profonda trasformazione del Paese: dalle difficili posizioni in politica estera al “Compromesso storico”, dagli anni della solidarietà nazionale alla strategia dell’alternanza democratica; fino ai tentativi compiuti a partire dal 1968 per conseguire l’autonomia dall’Unione Sovietica.

L’autore, economista, studioso di finanza, a partire dalla metà degli anni Settanta e fino alla morte di Berlinguer, ha collaborato direttamente con molti di loro. È stato responsabile del settore finanziario durante i due governi Andreotti di solidarietà nazionale e ha potuto conoscerli da vicino. La sua testimonianza, resa con stile discorsivo, consente così di approfondire le figure di Macaluso, Tortorella, Natta, Ingrao, Seroni, Barca, Reichlin, Di Giulio, Chiaromonte, Napolitano, Pecchioli, Longo, Bufalini, Berlinguer. Il libro, ricco di aneddoti molti dei quali inediti, si compone anche di due interviste esclusive a Emanuele Macaluso e Aldo Tortorella.

Gianni Manghetti vive a Roma. Già presidente della Cassa di Risparmio di Volterra, ha controllato anche le assicurazioni, un mestiere del quale ricorda solo che le giornate sfrecciavano più veloci dei treni ad alta velocità. Ha anche insegnato economia aziendale a studenti universitari e diplomati in ragioneria. A settant’anni, dopo aver scritto tanto su banche e assicurazioni, ha pubblicato il suo primo libro sull’umanità delle persone incontrate per caso, “Vite pendolari. Ad alta velocità?”. Ha proseguito a scrivere romanzi, a raccontare le sofferenze e le risposte degli uomini tese a rendere più lieve il peso sui loro capi e sulle loro anime.

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