Giani all’ospedale di Prato: 'Comprimere spese per tutelare servizi'

Cisl-Fp Firenze-Prato: "Sanità, un malato da curare col brodino". La continuità assistenziale in vista del weekend

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 gennaio 2024 22:32
Giani all’ospedale di Prato: 'Comprimere spese per tutelare servizi'

Prosegue la campagna di ascolto del presidente Eugenio Giani negli ospedali toscani. Dopo Orbetello, Barga e Massa, questa mattina il governatore si è recato all’ospedale Santo Stefano di Prato dove ha incontrato medici e operatori sanitari.

"Voglio capire, attraverso queste chiacchierate nei nostri ospedali, come operare nel miglior modo possibile per raggiungere il mio obiettivo, che è quello di comprimere un po’ le spese del sistema sanitario senza toccare i servizi, in modo da arrivare alla fine dell’anno ad una situazione in cui vi siano le risorse necessarie, anche per migliorare i servizi. I tagli a cui mi riferisco infatti sono quelli 'non sanitari', ovvero che non riguardano direttamente la salute dei cittadini. E su questi sarò drastico.”

In questo senso va anche l’ipotesi rilanciata questa mattina dal presidente Giani di fare un uso più parsimonioso e razionale del parco macchine della Asl di riferimento. E la campagna di ascolto voluta dal presidente serve proprio a capire anche questo, “andare a vedere – ha spiegato Giani- dove posso risparmiare. In alcuni casi casi possono essere le macchine, in altri casi altro.”

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E per quanto riguarda la risposta alle difficoltà dei pronto soccorso Giani ha detto di voler investire sulle case di comunità, “che qui in Toscana – ha specificato il governatore- avevamo battezzato case della salute; il riferimento potrebbe essere il modello tedesco dei medici riuniti in cooperative – ha precisato-, che ha una sorta di corrispettivo italiano nelle Aggregazioni funzionali territoriali dei medici di base, che potrebbero utilizzare le case di comunità e diventare punto di riferimento per i pazienti".

Giani, dopo avere parlato con i medici dell’ospedale, ha visitato il pronto soccorso intrattenendosi anche qui con gli operatori sanitari. “Raccogliere di persona suggerimenti, proposte - ha concluso il presidente Giani- , è una modalità a mio avviso importante per arrivare a soluzioni condivise, che si basino su esigenze reali e manifeste”.

«Strutture ospedaliere in perenne sofferenza, incapaci di gestire, senza esporre la cittadinanza a gravi disagi, il repentino aumento di pazienti: la cronica carenza di personale e le lacune organizzative, in particolare la ben nota mancanza di posti letto per affrontare la prevista emergenza ricoveri, hanno trasformato questo mese di dicembre in un vero e proprio inferno, da una parte per i professionisti della salute, costretti a rinunciare alle proprie ferie e a mettere sulle proprie spalle un macigno diventato insostenibile, dall’altra, viene messa nuovamente di fronte alla collettività, la dura realtà di un sistema sanitario che appare come una nave alla deriva, che pare imbarcare acqua da tutte le parti».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, commenta quanto accaduto nella sanità italiana nel mese appena trascorso, supportato dai dati di recenti autorevoli indagini, incrociate con quelle che il sindacato porta avanti da tempo.

«Non siamo affatto sorpresi della desolante realtà che ci ritroviamo a raccontare: le nostre strutture ospedaliere, ce lo riferiscono i nostri referenti regionali a contatto diretto con gli infermieri che vivono tutto questo sulla propria pelle ogni giorno, nonostante gli sforzi immani dei professionisti che lavorano nei pronto soccorsi e nei reparti nevralgici, non riescono a reggere, senza gravi conseguenze assistenziali, il grave impatto che genera il surplus di pazienti.

Afflussi di 200 pazienti al giorno, letti ammassati nei corridoi, una sanità territoriale totalmente incapace di consentire una equilibrata gestione dei malati, lasciando ai pronto soccorsi, come dovrebbe accadere, solo i casi realmente più complessi, in tal modo snellendo i ricoveri ed affidando, solo ad esempio, agli ambulatori locali, i pazienti con patologie meno gravi.

In parole povere sono bastati l’influenza stagionale, seppur aggressiva, e un tutto sommato gestibile e previsto aumento dei casi legati alle nuove varianti di Covid, per mandare letteralmente in tilt i nostri ospedali.

Ci rendiamo conto del vicolo cieco in cui è finita la nostra sanità? E’ evidente che la politica, con il Governo da una parte e le Regioni dall’altra, sono giunte al punto di doversi fare un approfondito esame di coscienza.

In Europa il nostro Paese è infatti 16° per spesa pro capite: rispetto alla media delle altre nazioni, siamo di fronte ad un vero e proprio baratro, un gap di 47,6 mld. E oggi, a conclusione di un mese di dicembre a dir poco infernale per le nostre realtà ospedaliere, parlano i fatti.

Sono quelli che raccontano di una politica incapace, da tempo, di gestire una emergenza che si è acuita, giorno dopo giorno diventando strutturale, a danno dei servizi che il nostro SSN dovrebbe garantire ai cittadini. Nel frattempo, la nostra risposta, alle parole e ai proclami, di fronte alla innegabile e profonda crisi della sanità italiana, l’abbiamo già data con lo sciopero dello scorso 5 dicembre e la daremo nuovamente, in vista di una primavera che si annuncia come un periodo di legittime proteste e con il rischio, purtroppo concreto, di nuovi scioperi», chiosa De Palma.

"Che la sanità Toscana avesse dei seri problemi questo è ormai palese e sotto gli occhi di tutti, che i problemi fossero causati da una gestione poco oculata e ancor meno lungimirante, dopo l'annata trascorsa, aggrava -secondo la CISL Funzione Pubblica Firenze Prato- lo stato di salute di chi dovendo occuparsi di curare, deve a sua volta essere curato".

Facendo una riflessione sullo stato dell'arte nei territori di competenza della CISL FP FI-PO, salta all'occhio come negli ultimi mesi sempre più professionisti della salute abbiano deciso di abbandonare il pubblico impiego per dirottarsi verso altre proposte lavorative, anche in settori diversi dalla sanità.

"Questa situazione sta provocando un ingolfamento delle strutture dovute proprio ad una maggior esigenza di personale rapportata ad un aumento di richiesta da parte della popolazione residente nei territori della Toscana Centro -a pronunciarsi è Massimo Cataldo, Segretario della Funzione Pubblica della CISL Firenze Prato con delega alla sanità- basti pensare che sotto le festività natalizie, tra covid e picco influenzale, alcune strutture ospedaliere hanno rischiato di implodere, con i pronto soccorso costretti a stipare i pazienti fino a che non si liberavano i posti letto nelle barelle, questo è accaduto a Empoli, a Prato e anche in alcuni dei presidi delle aree fiorentina e pistoiese".

"Nei reparti non è che la cosa migliori, abbiamo notizie -continua Cataldo- che quei presidi che, per mancanza di personale, avevano chiuso alcuni posti letto sotto le festività natalizie, visto gli afflussi, si vedono costretti alla riapertura.Con quale personale? -si domandano dalla CISL- Come se non bastasse, ieri, ci sono stati presentati dalla ASL Toscana Centro i dati relativi al Piano Triennale di Fabbisogno di Personale e i dati sono preoccupanti, si parla di tagli per quasi 300 lavoratori da effettuare entro i prossimi tre anni, questo conferme la volontà di voler continuare a praticare tagli sulla Sanità Pubblica della Toscana, al momento non abbiamo ancora contezza sulle ricadute sui vari territori e ne sulle professioni (questa operazione pare non fare sconti a nessuno, coinvolgendo infermieri, ostetriche, oss, personale tecnico sanitario, amministrativo e la dirigenza, sia medica che delle altre professioni) per un risparmio economico di circa 14 milioni di euro nel triennio, se questo è l'orientamento, la nostra preoccupazione è anche per le altre Aziende del nostro territorio, tra cui Meyer e Careggi in primis".

"Ci domandiamo -prosegue il segretario della Cisl Fp- se veramente ci sia la volontà di fermare tutto questo. Nel 2023 tra le esternalizzazioni praticate verso il privato ci risultano aver generato un incremento di spesa, soldi che, se investiti nelle assunzioni, avrebbero potuto portare una boccata di ossigeno nelle strutture, sia assistenziali che territoriali, sempre nel 2023 la ASL Toscana Centro , giustamente, ha deciso di investire sul territorio, dando risposte all'utenza per cercare di evitare l'intasamento nelle strutture di degenza, i progetti ci possono anche convincere ma, per come stanno andando le cose, ci convince meno la loro attuazione".

Anche sotto il profilo motivazionale il 2023 non ha convinto molto il Sindacato, le continue aggressioni e la mancanza da un lato di una strategia seria per debellarle e dall'altro di una tutela vera e seria che pensi al lavoratore anziché all'immagine delle aziende, ha portato la CISL FP Firenze Prato alla apertura di un proprio sportello anti aggressioni, con la disponibilità del patrocinio legale, cosa che -da sempre- riteniamo debba essere prerogativa delle aziende e non del singolo operatore.

"Anche l'aspetto incentivante non è stato da meno, non solo l'aumento dell'irpef (praticato dalla Regione Toscana) ha provocato, come era prevedibile, un forte malumore, ma anche il mancato pagamento in un'unica soluzione, nella mensilità di Dicembre, dell'anticipo dell'indennità dovuta alla mancanza del rinnovo del contratto -ormai scaduto dal 2021, è stato motivo di forti malumori da parte del personale della sanità e se a questo ci aggiungiamo che contestualmente il Direttore della Sanità Toscana si è visto incrementare, proprio a partire dal mese di Dicembre, lo stipendio, siamo curiosi -conclude il segretario CISL- di capire come si può curare un malato solamente usando come medicine un po' di brodo e una coperta corta? siamo convinti che il 2024 sarà un anno molto caldo".

L’Azienda USL Toscana nord ovest conferma di essere impegnata a garantire il servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica), per il prossimo fine settimana caratterizzato dalla festa dell’Epifania, senza lasciare scoperti i territori aziendali, grazie anche all’integrazione con gli altri servizi territoriali e ospedalieri. Come avvenuto per i precedenti weekend è stato elaborato un prospetto in cui si fa il punto della situazione.

Per alcune sedi al momento si prospetta un’autonomia di gestione, con presenza di professionisti in orario diurno e notturno, in altre zone c’è autonomia ma con attivazione, in alcuni casi, della “sede limitrofa”, mentre in altre situazioni più critiche viene comunque garantita una copertura condivisa o telefonica. Tutto questo in costante collegamento con le due centrali operative 118, “Alta Toscana” e “Livorno-Pisa”.

Rispetto ad una situazione di generalizzata carenza di professionisti anche a livello nazionale, che si ripercuote pesantemente sui servizi territoriali, l’Asl Toscana nord ovest sta mettendo in campo tutte le misure possibili, affrontando la questione come autentica priorità a livello aziendale e lavorando in particolare con il sistema delle “sedi limitrofe”, anche extra zonali, una misura che dovrebbe essere eccezionale ma che per necessità può diventare ricorrente.

“Il piano della Regione per ridurre le liste di attesa e il sovraffollamento nei pronto soccorso è geniale. Telemedicina, agenzie di continuità ospedale territorio, equipe di presa in carico dei pazienti, task force operative 7 giorni su 7. Non manca nulla. La soluzione perfetta in un mondo ideale. C’è solo un piccolo problema: senza un enorme piano assunzioni non abbiamo tecnici sanitari, Oss, infermieri e medici a coprire neppure i turni ordinari! La Regione deve capire che non mancano fantastici protocolli da attuare ma manca personale, quello che è necessario a mandare avanti la sanità territoriale”.

Con una punta di piccata ironia, non le manda a dire il segretario della Uil Fpl Massa Carrara, Claudio Salvadori, che critica quando disposto dalla Regione Toscana nella circolare firmata dal direttore Federico Gelli dedicata all’applicazione della delibera di giunta per le azioni sul territorio volte a ridurre la pressione sul Pronto soccorso.

“Sulla carta – prosegue Salvadori - vengono garantite soluzioni su tutti i livelli. Attivazione delle equipe medico-infermiere sul territorio per le dimissioni precoci, 7 giorni su 7 sulle 12 ore, in particolare attivazione ADI, cure palliative, nutrizione, per pazienti con particolari bisogni e necessità ma che possono essere comunque gestiti presso il proprio domicilio. Attivazione delle Agenzie Continuità Ospedale Territorio 7 giorni su 7, con presa in carico dei casi entro massimo 2 ore in uscita dal pronto soccorso.

Creazione in ogni azienda di una task force per le dimissioni sia dai reparti ospedalieri sia dalle cure intermedie, sempre operative. Poi comunità assistenziali, consulenze telefoniche, telemedicina. Attivazione del flussista che si interfaccia, insieme al bed manager, con ACOT per facilitare la dimissione a domicilio o in cure intermedie, hospice o altra struttura. Prevedere la possibilità di un contatto diretto con il medico di medicina generale o il medico della continuità assistenziale per la dimissione precoce dal Pronto soccorso 7 giorni su 7”.

Insomma non mancherebbe nulla? “Ma il problema è che ancora una volta a Firenze fanno i conti senza l’oste eppure dovrebbero ben conoscere lo stato della sanità regionale e dei suoi bilanci – evidenzia ancora Salvadori -. Le aziende sanitarie sono ancora in attesa delle linee di indirizzo per scrivere il bilancio preventivo del 2024. Gli organici sono ridotti all’osso, in tutti i reparti, e ora sotto le feste e con le malattie stagionali è impossibile riuscire a coprire i turni normali senza ricorrere agli straordinari, facendo saltare ferie e riposi.

In un settore delicatissimo come cure palliative, dedicato ai pazienti fragili e in stato critico, in questi giorni abbiamo avuto un solo medico a disposizione su tutta la costa. Vogliamo parlare della Guardia medica? Una soltanto attiva su tutta la zona distretto che deve far fronte a migliaia di richieste. E vogliamo coinvolgere i medici di famiglia a cui abbiamo già aumentato il carico di pazienti? Sono soluzioni belle solo sulla carta ma che non funzionano in queste condizioni: servono assunzioni, un maxi piano di finanziamento per la sanità pubblica territoriale per poter davvero ridurre il carico di lavoro, liste d’attesa e la pressione sui pronto soccorso”.

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