Disagio giovanile, perché è così diffuso?

Un problema che affligge migliaia di adolescenti

ISISTL
ISISTL Russell Newton
09 maggio 2023 22:43
Disagio giovanile, perché è così diffuso?

Un problema che affligge migliaia di adolescenti è ciò che viene definito come "disagio giovanile", ma cosa vuol dire?

Con il termine disagio giovanile s’intende il malessere in età evolutiva, il non-agio, tipico soprattutto dell’adolescenza, esso non ha caratteristiche di una specifica patologia ma può essere il risultato di molteplici concause che intaccano il benessere dei ragazzi.

L’adolescenza, infatti, è una fase di passaggio, caratterizzata da svariati cambiamenti, in tutte le aree dell’identità, dal raggiungimento di importanti compiti evolutivi e da un conflitto interiore tra la spinta naturale a crescere e divenire adulti e il desiderio di sentirsi ancora bambini. Dopo aver letto questa definizione abbiamo deciso di intervistare due figure interne all’Istituto Russell-Newton, iniziando dalla psicologa dott.ssa Fusi ponendole come prima domanda forse la più naturale da porsi:

Quali sono le cause principali del disagio giovanile?

L’adolescenza è una fase evolutiva estremamente complessa, nella quale si attivano trasformandosi aree del sé che riguardano l’emotività, le relazioni con gli adulti di riferimento e i pari, la cognizione, la sessualità e le relazioni intime e ultimo ma non ultimo il proprio corpo ed il rapporto con esso. In questa fase di cambiamenti, spesso repentini, incontrollabili, imprevedibili, ci si trova a cavallo tra il lutto di un’identità infantile familiare e ben conosciuta e dei vantaggi che essa offriva e l’eccitazione mista a terrore del nuovo e del futuro (un nuovo sé corporeo, un futuro in costruzione, non ancora definito, nuove responsabilità, pressioni sociali e aspettative di autonomia e indipendenza).

Non si è più i bambini che si è stati, ma non si è (non ancora) gli adulti che si vorrebbe diventare (o che la società si aspetta): in questo scenario la costruzione di un proprio senso del sé, di una propria identità procede a fatica, con continui movimenti in avanti e indietro, spesso con blocchi e smarrimenti importanti che possono esitare in vere e proprie forme di disagio psichico.

Tutte queste difficoltà, entro una certa misura fisiologiche visto il periodo di sviluppo, possono diventare vulnerabilità ancora più marcate a causa delle insicurezze legate al futuro e della instabilità dei valori alla base della società odierna (società e cultura fluide, dove vengono a mancare certezze ideologiche e dove viene coltivata l’illusione secondo cui tutto è possibile, in ogni dove, in ogni tempo). Questi elementi storico-sociali-culturali potrebbero non rappresentare purtroppo per i giovani un solido e adeguato ancoraggio, in grado di offrire sicurezze e promuovere un senso di fiducia rispetto alla propria crescita.

Considerando che i ragazzi vivono la maggior parte della giornata tra i banchi di scuola ci viene da chiederle:

Quali sono i segnali di allarme che possono indicare che un giovane sta vivendo un disagio scolastico?

Effettivamente questi ‘segnali’ esistono: alcune difficoltà nel mantenere un rendimento scolastico positivo, difficoltà a studiare e a concentrarsi in classe e a casa, la perdita di interesse e di motivazione verso l’esperienza scolastica e l’apprendimento, alcune difficoltà a regolare a scuola il proprio comportamento, ansie e preoccupazioni eccessive legate allo studio e alle verifiche scolastiche, l’interruzione o la limitazione delle relazioni con i pari fino all’evitamento vero e proprio della scuola, al punto da non riuscire a frequentare regolarmente le lezioni.

C’è però da tenere in mente che ogni ragazzo, ogni ragazza, ogni singola situazione costituiscono un mondo a sé, e non si giovano di semplificazioni o generalizzazioni ma necessitano di una comprensione attenta e accurata, la sola in grado di aprire al significato unico e strettamente personale di quel peculiare disagio.

Le risposte della psicologa hanno dato un aiuto alla comprensione della condizione che affligge molti adolescenti, ma abbiamo voluto chiedere anche a chi vive con gli studenti in prima linea, la professoressa Cappelli che gestisce il corso di lingua italiana L2 per studenti stranieri. Essendo una professoressa ci è venuta spontanea la domanda.

Come possono secondo lei gli insegnanti identificare ed affrontare il disagio giovanile in classe?

Il ruolo dell’insegnante in queste situazioni è molto delicato, proprio perché non sempre è possibile avere tutte le informazioni necessarie ad inquadrare le problematiche dei singoli alunni, che sono spesso diverse l’una dall’altra e non riconducibili a standard comuni. Una volta identificata la situazione, si cerca di discutere con la famiglia e di consigliare un aiuto competente ma in classe non è possibile affrontare direttamente il problema, per motivi di opportunità e di privacy, e gli interventi si limitano a combattere gli effetti del disagio più che arrivare alla risoluzione delle cause.

Questo fenomeno affligge gli studenti italiani, ma sicuramente colpisce maggiormente gli studenti non italiani che affrontano l’istruzione con una difficoltà aggiuntiva quindi la domanda è:

Quali sono i principali ostacoli che gli studenti non italiani incontrano nell’apprendimento dell’italiano?

Per gli studenti che arrivano alla scuola superiore con conoscenze scarse o nulle della nostra lingua, risulta estremamente complicato affrontare un corso di studi superiore, che richiede una competenza linguistica avanzata per affrontare discipline specifiche con alti standard di conoscenza sia nella lingua orale che in quella scritta. Per gli studenti di origine cinese, resta molto forte la scarsa esposizione alla lingua italiana, in quanto il modello culturale della propria lingua madre appare sempre predominante sulla lingua del paese in cui vivono.

Inoltre la pandemia ha giocato un ruolo negativo, in quanto molti studenti cinesi sono rimasti isolati nelle famiglie, preferendo non frequentare le lezioni o persino fare ritorno nella madrepatria. Si nota invece una maggiore motivazione per gli studenti provenienti dai paesi dell’Est Europeo o dal Sudamerica, che sono facilitati nell’apprendimento dell’italiano sia grazie alla vicinanza all’Italiano della loro lingua di origine che grazie alla loro familiarità con lo studio delle lingue straniere, molto evidente per esempio negli studenti ucraini, arrivati nel nostro paese a seguito dello scoppio della guerra con la Russia.

Noi studenti ringraziamo la dott.ssa Fusi e la professoressa Cappelli delle risposte per cui hanno mostrato forte interesse. Questo ci porta a percepire una speranza dato che molti giovani percepiscono negli adulti delle figure con cui difficilmente si può avere un dialogo in cui si può essere compresi ed aiutati a pieno, ma vedere che delle figure anche esterne all’ambito familiare e amicale si appassionino tanto ad un argomento come il disagio dei giovani, ci fa credere che si possa davvero essere compresi e aiutati da chi forse si è dimenticato come è essere adolescenti.

Le malaise des jeunes

Un problème qui afflige des milliers d’adolescents est ce qu’on appelle "malaise des jeunes", mais qu’est-ce que cela signifie?

Par malaise des jeunes, on entend le malaise à l’âge de l’évolution, le manque d’aise, typique surtout de l’adolescence, n’a pas de caractéristiques d’une pathologie spécifique mais peut être le résultat de multiples facteurs qui affectent le bien-être des enfants.

L’adolescence, en effet, est une phase de passage, caractérisée par divers changements, dans tous les domaines de l’identité, de la réalisation d’importantes tâches évolutives et d’un conflit intérieur entre la poussée naturelle à grandir et à devenir adulte et le désir de se sentir encore enfant. Après avoir lu cette définition, nous avons décidé d’interviewer deux personnalités internes à l’Institut Russell-Newton, en commençant par la psychologue Mme Fusi en les posant comme première question peut-être la plus naturelle à se poser :

Quelles sont les causes principales du malaise des jeunes?

L’adolescence est une phase d’évolution extrêmement complexe, dans laquelle ils s’activent en transformant des zones du soi qui concernent l’émotivité, les relations avec les adultes de référence et les pairs, la cognition, la sexualité et les relations intimes et enfin et surtout son corps et sa relation avec lui. Dans cette phase de changements, souvent soudains, incontrôlables, imprévisibles, on se trouve à cheval entre le deuil d’une identité enfantine familière et bien connue et les avantages qu’elle offrait et l’excitation mêlée de terreur du nouveau et du futur (un nouveau moi corporel, un avenir en construction, pas encore défini, de nouvelles responsabilités, des pressions sociales et des attentes d’autonomie et d’indépendance).On n’est plus les enfants qu’on a été, mais on n’est pas (pas encore) les adultes qu’on voudrait devenir (ou que la société attend) : dans ce scénario la construction d’un propre sens du soi, d’une identité propre avance difficilement, avec des mouvements continus en avant et en arrière, souvent avec des blocages et des pertes importants qui peuvent hésiter à de véritables formes de malaise psychique.Toutes ces difficultés, dans une certaine mesure physiologiques vu la période de développement, peuvent devenir des vulnérabilités encore plus marquées en raison des insécurités liées à l’avenir et de l’instabilité des valeurs à la base de la société actuelle (société et culture fluides, où manquent des certitudes idéologiques et où est cultivée l’illusion selon laquelle tout est possible, partout, en tout temps).

Ces éléments historico-sociaux et culturels pourraient malheureusement ne pas représenter pour les jeunes un ancrage solide et adéquat, en mesure d’offrir des sécurités et de promouvoir un sentiment de confiance par rapport à leur propre croissance.

Étant donné que les enfants vivent la plupart de la journée sur les bancs de l’école, on nous demande :

Ces éléments historico-sociaux et culturels pourraient malheureusement ne pas représenter pour les jeunes un ancrage solide et adéquat, en mesure d’offrir des sécurités et de promouvoir un sentiment de confiance par rapport à leur propre croissance.

Étant donné que les enfants vivent la plupart de la journée sur les bancs de l’école, on nous demande :

Quels sont les signes avant-coureurs qui peuvent indiquer qu’un jeune est en train de vivre un malaise scolaire?

En effet, ces "signes" existent : quelques difficultés à maintenir un bon rendement scolaire, des difficultés à étudier et à se concentrer en classe et à la maison, une perte d'intérêt et de motivation envers l'expérience scolaire et l'apprentissage, quelques difficultés à réguler son propre comportement, des angoisses et les soucis excessifs liés aux études et aux tests scolaires, l'interruption ou la limitation des relations avec les pairs jusqu'à l'évitement effectif de l'école, au point de ne pas pouvoir assister régulièrement aux cours.Cependant, il faut garder à l’esprit que chaque garçon, chaque fille, chaque situation individuelle constituent un monde à part, et vous ne profitez pas des simplifications ou des généralisations, mais ils ont besoin d’une compréhension attentive et soigneuse, la seule capable d’ouvrir à la signification unique et strictement personnelle de ce malaise particulier.

Cependant, il faut garder à l’esprit que chaque garçon, chaque fille, chaque situation individuelle constituent un monde à part, et vous ne profitez pas des simplifications ou des généralisations, mais ils ont besoin d’une compréhension attentive et soigneuse, la seule capable d’ouvrir à la signification unique et strictement personnelle de ce malaise particulier.Les réponses de la psychologue ont aidé à comprendre la condition qui afflige beaucoup d’adolescents, mais nous avons voulu demander aussi à ceux qui vivent avec les étudiants en première ligne, le professeur Cappelli qui gère le cours de langue italienne L2 pour étudiants étrangers. En tant que professeur, la question nous est venue spontanément: Selon vous, comment les enseignants peuvent-ils identifier et faire face à la détresse des jeunes en classe?

Le rôle de l’enseignant dans ces situations est très délicat, précisément parce qu’il n’est pas toujours possible d’avoir toutes les informations nécessaires pour encadrer les problématiques de chaque élève, qui sont souvent différentes les unes des autres et ne peuvent être ramenées à des standards communs.Une fois la situation identifiée, nous essayons de discuter avec la famille et de conseiller une aide compétente, mais en classe, il n’est pas possible de traiter directement le problème, pour des raisons d’opportunité et de confidentialité, Les interventions se limitent à combattre les effets de l’inconfort plutôt qu’à en résoudre les causes.Ce phénomène touche les étudiants italiens, mais il touche certainement plus les étudiants non italiens qui font face à l’éducation avec une difficulté supplémentaire, donc la question est :

Quels sont les principaux obstacles que les étudiants non italiens rencontrent dans l’apprentissage de l’italien?

Pour les étudiants qui arrivent au lycée avec peu ou pas de connaissances de notre langue, il est extrêmement compliqué de suivre un enseignement supérieur, qui exige une compétence linguistique avancée pour aborder des disciplines spécifiques avec des normes élevées de connaissance tant dans la langue orale que dans la langue écrite.Pour les étudiants d’origine chinoise, la faible exposition à la langue italienne reste très forte, car le modèle culturel de leur langue maternelle apparaît toujours prédominant sur la langue du pays où ils vivent.En outre, la pandémie a joué un rôle négatif, car de nombreux étudiants chinois sont restés isolés dans les familles, préférant ne pas assister aux cours ou même retourner dans leur pays d’origine.En revanche, on note une plus grande motivation pour les étudiants des pays de l’Est européen ou d’Amérique du Sud, qui sont facilités dans l’apprentissage de l’italien tant par la proximité avec l’italien de leur langue d’origine que par leur familiarité avec l’étude des langues étrangères, très évidente par exemple chez les étudiants ukrainiens, arrivés dans notre pays suite au déclenchement de la guerre avec la Russie.

En revanche, on note une plus grande motivation pour les étudiants des pays de l’Est européen ou d’Amérique du Sud, qui sont facilités dans l’apprentissage de l’italien tant par la proximité avec l’italien de leur langue d’origine que par leur familiarité avec l’étude des langues étrangères, très évidente par exemple chez les étudiants ukrainiens, arrivés dans notre pays suite au déclenchement de la guerre avec la Russie.Nous, les étudiants, remercions le Dr Fusi et le Professeur Cappelli pour les réponses qui les intéressent.Cela nous conduit à percevoir une espérance puisque beaucoup de jeunes perçoivent chez les adultes des figures avec lesquelles on peut difficilement avoir un dialogue dans lequel on peut être pleinement compris et aidé, Mais voir que des personnes aussi extérieures au milieu familial et amical se passionnent autant à un sujet comme le malaise des jeunes, nous fait croire qu’on peut vraiment être compris et aidé par ceux qui ont peut-être oublié ce que c’est d’être adolescents.

(Barbetti Alessandro, De Plano Andrea, Dhaouadi Mohamed, Moreno Vargas Araceli, Moscatelli Giulia, Palomba Sofia classe 4C RIM ISISTL Russell-Newton Scandicci)

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