​Diritti Civili: perché i figli adottivi non possono avere informazioni sulle loro origini?

Intervista a Silvania Barnini, psicologa fiorentina e fondatrice dell’associazione Be Adopt

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 giugno 2016 13:46
​Diritti Civili: perché i figli adottivi non possono avere informazioni sulle loro origini?

E’ l’articolo numero 28 della legge numero 148 quello che regola il sistema delle adozioni in Italia. Questa legge, non consente ai figli adottivi di avere informazioni sulle loro origini. Sono le storie dei cosiddetti “figli di nessuno”, quelli per cui la vita da raccontare comincia nel momento in cui vengono adottati. Ma prima cosa è successo?

Quello delle adozioni è un tema caldo e molto delicato. Negli ultimi mesi se ne è discusso anche in Italia, in relazione all’approvazione della legge per i diritti civili delle coppie omosessuali e di fatto. Ma la realtà è molto più complessa, rispetto alla riduzione a mera battaglia politica e partitica presentata dai media. Proprio in tema di diritti e adozioni, Nove da Firenze ha chiesto il parere a una figlia adottativa, fiorentina originaria del Brasile, Silvania Barnini, di professione psicologa e fondatrice dell’associazione Be Adopt “Adozione in Movimento”: “Innanzitutto, c’è da fare un distinguo tra l’adozione vera e propria e la stepchild adoption” di cui si è tanto discusso in Italia.

Per adozione si intende la tutela riservata ad un minore in stato di abbandono. La stepchild adoption è qualcosa di estremamente diverso. Si tratta infatti di una regolarizzazione di una famiglia che in realtà esiste già, quindi l’abbandono non c'è stato. Personalmente mi occupo di adozioni internazionali, ma i maggiori problemi si verificano proprio in Italia, dove vige ancora la cosiddetta legge dei cent’anni, che tutela solo il diritto di una madre a partorire in anonimato, ma non il diritto del figlio di conoscere un giorno le proprie origini.”

Dello stesso avviso di Silvania Barnini, anche Luisa Di Fiore, fondatrice dell'associazione romana “Figli Adottivi e Genitori Naturali”. Anche lei persegue la battaglia per restituire diritti ai figli adottivi in Italia: “FAEGN nasce nel 2000- racconta la Di Fiore- e fin dall’inizio abbiamo sposato le stesse cause e le stesse posizioni del Comitato per i Diritti e le Origini Biologiche, nato a Napoli, molto attivo per quel che riguarda il versante giuridico-politico.

Circa il funzionamento delle adozioni in ambito nazionale, basta far riferimento ad un caso del 2013, proprio al Tribunale di Firenze. Un cittadino chiese di conoscere e ottenere informazioni sulle sue origini e sulla sua identità prima dell’adozione. Il Tribunale respinse la richiesta e il soggetto ricorse prima alla Corte di Cassazione e poi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, che giudicò la norma vigente in Italia incostituzionale e ne suggerì la modifica.”

Attualmente è in lettura al Senato la riforma della legge 4 maggio 1983, al fine di tutelare oltre il diritto all'anonimato della madre, anche quello dei figli, comunque legittimo e degno di considerazione, di conoscere le proprie origini. “In questa direzione, il Tribunale di Firenze, insieme a quello di Roma, Trieste, Venezia e Catania, è uno di quelli che spinge verso il cambiamento -aggiunge la Di Fiore- Questi tribunali stanno utilizzando lo strumento degli interpelli: quando un figlio si rivolge a loro per apprendere informazioni sulle sue origini provano a metterlo in contatto con la madre biologica, verificando preventivamente se quest’ultima volesse ancora rimanere nell'anonimato, oppure no. Con questa pratica si può già rispettare la sentenza della Corte europea sul diritto interno e il paese, semplicemente mettendo in atto una diversa operatività.”

Silvania Barnini sottolinea l’aspetto del sostegno psicologico ai figli adottivi, evidenziando quanto al momento siano completamente assenti reti, o servizi di accompagnamento: “Il tema è complesso e variegato e sono tanti i soggetti coinvolti, dagli istituti ecclesiastici ai magistrati. Ciò ancora manca è un luogo di accoglienza in cui si possano raccontare liberamente queste esperienze. Probabilmente non è un caso che, stando ai dati statistici, gli adolescenti adottati si suicidino sei volte in più rispetto alla media. Senza arrivare al caso dei coniugi uccisi a Cagliari lo scorso 13 maggio 2016 dal figlio adottivo. Forse casi simili si verificano perché finora non ci si è preoccupati a sufficienza di consolidare l'identità figli adottati?”.

Le adozioni, sia nazionali e internazionali, sono temi delicati e di estrema attualità, di cui l’opinione pubblica conosce poco, o nulla. Questo in sintesi l'invito di due cittadine attive: una riflessione più approfondita sul tema, per rinnovare opinioni vecchie e banali. Se gli adulti adottati sono così impegnati a promuovere questa campagna, forse vale la pena ascoltarli.Rosa Marchitelli

Video gallery
In evidenza