Covid-19: protezione indispensabile per gli operatori sanitari e socio-sanitari

L’appello di Aned e Opi Firenze-Pistoia alla Regione Toscana. Armentano (Pd): “Ottima iniziativa test su personale sanitario”. Giampaolo Giannelli (Forza Italia Firenze) chiede maggiori tutele per medici, infermieri e volontari

Redazione Nove da Firenze
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25 marzo 2020 09:50
Covid-19: protezione indispensabile per gli operatori sanitari e socio-sanitari

Firenze 25 marzo 2020– Definire linee guida organiche per poter assistere in modo adeguato i pazienti in dialisi e limitare i rischi per infermieri e operatori sanitari che se ne prendono cura. È quanto chiedono alla Regione Toscana l’Associazione Nazionale Emodializzati e gli infermieri dell’Ordine delle Professioni infermieristiche interprovinciale Firenze Pistoia che lavorano nei centri di dialisi.

L’obbiettivo è quello di fornire risposte certe sulle procedure che interessano i pazienti nefropatici, una delle categorie a maggior rischio. Ma anche tutelare coloro che si occupano di questi pazienti: professionisti altamente specializzati, senza i quali si rischia che venga interrotta la continuità di un servizio salvavita.

«Dalle testimonianze dei colleghi che lavorano nelle strutture di emodialisi emerge la mancanza di una cabina di regia regionale sui pazienti emodializzatispiegano da Opi Firenze - Pistoia –. Non si è tratto insegnamento dall’esperienza della Lombardia che ha stabilito fin da subito precise direttive. In alcuni centri si effettua la corretta procedura; in altri casi la situazione è diversa. Questo perché non sono state definite le linee guida alle quali attenersi». La questione degli asintomatici.

«I colleghi sono molto preoccupati perché, considerata la forte presenza di asintomatici, non sanno con esattezza quali sono le condizioni di salute della persona che stanno trattando – proseguono da Opi -. Anche se sono definiti ambulatori, i centri di dialisi sono luoghi ad alta intensità di cure e il contatto con i pazienti è molto ravvicinato. Una situazione di pericolo sia per gli operatori che per i pazienti con cui questi vengono in contatto: si innesca una catena difficile da interrompere». A rischio un servizio salvavita.

«In caso di positività conclamata vengono prese le adeguate precauzioni, come il trattamento isolato – spiegano gli infermieri - ma nella quotidianità quali strumenti abbiamo per prevenire la contaminazione? Il personale delle dialisi era già sotto organico e con questa emergenza si trova in sofferenza. Se perdiamo personale fra gli infermieri che si occupano di dialisi, professionisti altamente specializzati e non sostituibili da infermieri di altre aree, rischiamo di non poter garantire un servizio salvavita».

Alla voce degli infermieri si unisce quella di Aned Toscana che nei giorni scorsi ha scritto all’assessore Stefania Saccardi, a Mario Cecchi (coordinatore dell’Organismo toscano per il governo clinico) e a Carlo Rinaldo Tomassini (direzione dei Diritti di cittadinanza e coesione sociale). «Ci siamo rivolti alle istituzioni per sollecitare un piano d’emergenza - spiega Mauro Ringressi, segretario regionale Aned -. Il nostro obbiettivo è quello di accogliere le domande d’aiuto da parte dei pazienti e individuare le attuali criticità nell’ambito dei servizi di emodialisi».

L’auspicio è che la Regione metta in campo un coordinamento delle unità operative di nefrologia e dialisi presenti sul territorio toscano. «I malati nefropatici sono tra quelli a maggior rischio. Per questo è fondamentale applicare tutte le misure di prevenzione. Sia per loro che per i professionisti sanitari, veri e propri soldati in trincea a cui va tutta la nostra gratitudine – aggiunge Ringressi -. È necessario intensificare le iniziative per contenimento della diffusione del virus, a partire dall’utilizzo diffuso di mascherine.

Siamo consapevoli della carenza di questi dispositivi e dello sforzo che sta facendo la Regione in questo senso ma serve tutta l’attenzione possibile». I pazienti in dialisi non possono stare in isolamento. «C’è da considerare che i pazienti dializzati non possono essere messi in isolamento domiciliare – prosegue Ringressi -: tre volte a settimana devono essere al centro dialisi per la terapia. Per loro il distanziamento sociale come elemento protettivo non è applicabile».

È stato quindi proposto di effettuare quanti più tamponi possibile. «Abbiamo richiesto che sia diffuso a tappeto il controllo per gli operatori sanitari e pazienti in dialisi, perché a oggi l’intervento preventivo è essenziale. Il nefrologo curante deve poter valutare tutti i casi delle persone dializzate con sintomi di insufficienza respiratoria e stati febbrili, ed essere autorizzato a disporre o richiedere il tampone». Inoltre «deve essere predisposto un piano di emergenza regionale relativo al sostegno/supporto dei pazienti in dialisi positivi al tampone – conclude Ringressi -.

Tenendo conto dei familiari, del problema dei trasporti e quando necessario di strutture, spazi, locali, servizi e risorse umane dedicate per un periodo necessario di isolamento e di continuità del trattamento dialitico».

L'associazione A.DI.N.A. ha scritto al Presidente della Regione, all'Assessore alla salute ed ai Direttori delle ASL Toscane per richiamare la loro attenzione sulla necessità di una adeguata e indispensabile protezione per gli operatori sanitari e socio sanitari adibiti all'assistenza agli anziani e ai disabili sia, nei servizi domiciliari che in quelli residenziali presso RSA. 

Gli educatori della cooperativa L'Abbaino, restano accanto agli adolescenti fragili anche in questo periodo complesso legato all’emergenza per il contrasto al CoronavirusSono 42 i ragazzi e le ragazze dagli 11 ai 18 anni che beneficiano del progetto. Sono tutti seguiti dai validi neuropsichiatri della Salute Mentale Infanzia e Adolescenza della USL fiorentina. Si tratta di un intervento educativo individuale domiciliare condotto secondo la metodologia educativa dell’Io Ausiliario. In pratica gli educatori diventano per i ragazzi figure di riferimento, che accompagnano la figura del genitore, e instaurano con gli adolescenti un rapporto empatico in una fase della vita critica tra dialogo, giochi, attività, sostegno scolastico.

“Anche in piena epidemia COVID-19 i ragazzi non sono lasciati soli - spiega il coordinatore del progetto Andrea Cecchi – la metà di loro sono sempre seguiti a casa, rispettando le norme e le precauzioni per la sicurezza. Gli altri sono seguiti grazie agli strumenti digitali. Gli educatori, nonostante la grave situazione, sono consapevoli quanto prima più di prima che le fragilità e vulnerabilità degli adolescenti in questa fase rischiano di acuirsi”.

Nel progetto sono coinvolti sei educatori. Sono loro a portare avanti una delle attività storiche di Abbaino. La cooperativa, dal 1989, gestisce anche il centro diurno Lo Scarabocchio che accoglie 24 adolescenti in questi giorni seguiti a distanza, in stretta collaborazione con le assistenti sociali del Comune di Firenze, senza far venir meno il sostegno alle famiglie.

“La Regione Toscana ha intrapreso un’ottima iniziativa, quella dello screening sierologico per il Coronavirus sul personale sanitario. Bene quindi che siano già arrivati i primi 25 mila kit e che il progetto sia stato avviato, con l’ospedale di Careggi capofila. L’auspicio è che l’iniziativa vada avanti rapidamente, è fondamentale che chi è in prima linea per tutelare la salute sia messo in grado di lavorare al meglio, nelle massime condizioni di sicurezza.

È importante per loro come per le persone che assistono e per tutti noi. In questo modo infatti possono emergere anche tutti quei ‘positivi asintomatici’, vettori inconsapevoli del virus e quindi a maggior ragione pericolosi, soprattutto nell’ambiente ospedaliero o durante la consueta attività assistenziale degli operatori sanitari. Confido che in una progressiva estensione di questa possibilità si arrivi a coinvolgere tutto il personale medico operativo e tutti coloro che sono impegnati a vario titolo nell’attività assistenziale.

Così come è fondamentale garantire un'adeguata dotazione di DPI perchè solo così assicuriamo la necessaria prevenzione. E' positivo in questi giorni l'impegno di tante realtà e di tante aziende per rifornire i sanitari di questi strumenti davvero essenziali. L’emergenza Coronavirus ha visto registrare infatti un numero molto elevato di medici e operatori della sanità contagiati, un dato allarmante e molto grave. Per fermare questa drammatica escalation l’unica soluzione è quella di fare i test e garantire adeguati sistemi di protezione al personale sanitario: in Toscana la strada intrapresa è quella giusta”. Così Nicola Armentano, capogruppo Pd a Palazzo Vecchio.

“Il suicidio dell'infermiera di 34 anni che lavorava nel reparto di Terapia intensiva all'ospedale San Gerardo di Monza, che non ha retto alla pressione di trovarsi a lavorare in uno dei maggiori fronti italiani della pandemia, scuote profondamente le nostre coscienze” afferma Giampaolo Giannelli, Vicecoordinatore Provinciale di Forza Italia e consigliere comunale a Dicomano. “In queste settimane abbiamo sentito molto spesso la parola "eroi", accostata a medici, infermieri, volontari che prestano servizio, ed io stesso li considero tali –rimarca Giannelli– ma le parole, sempre pacate, equilibrate, del personale sanitario, ci riportano poi alla realtà.

Non vogliono essere chiamati eroi. Fanno il loro lavoro, con abnegazione e coraggio. Ma vogliono, giustamente, essere messi nelle condizioni di lavorare bene e in sicurezza. Teniamo bene a mente che al 23 marzo secondo i dati della Federazione nazionale degli Ordini dei medici è di 24 il numero dei medici deceduti”. Il personale sanitario è anche molto colpito dal virus stesso. Giannelli sottolinea che “in Italia, secondo i dati Iss, dall'inizio dell'epidemia sono 4.824 i professionisti sanitari contagiati dal coronavirus, pari al 9% del totale delle persone contagiate, una percentuale più che doppia rispetto a quella cinese dello studio pubblicato su Jama (3,8%).

La fondazione Gimbe, teme che il dato sia ampiamente sottostimato. Chiede che i test vengano estesi a tutti i professionisti e operatori sanitari e che vengano forniti strumenti di protezione a chi è impegnato in prima linea contro l'emergenza”. “Oltre a questo – aggiunge Giannelli – non si può non tener conto del grido di allarme, anche in Toscana, lanciato dai sindacati di medici, infermieri, paramedici della Toscana, che oltre a lamentare una generale carenza quantitativa del materiale di presidio fornito al personale, hanno lamentato anche una inadeguatezza e non conformità delle mascherine date in dotazione, rispetto agli standard di sicurezza. “Ricordiamo anche un grande problema sottolineato dai nostri esponenti di Forza Italia, il Coordinatore regionale onorevole Stefano Mugnai e il Capogruppo in consiglio regionale Maurizio Marchetti, relativamente alle RSA, che rischiano di diventare focolai di contagio se non forniamo al personale che ci lavora a vari livelli adeguati strumenti di protezione”. “Non dobbiamo dimenticare, infine, un altro aspetto: il Covid 19 ha cambiato le nostre vite, in particolare quelle del personale sanitario, costretto ad una media di turni di 12 ore.

Ma a fianco del Coronavirus restano tante altre patologie, anche gravi. È di questi giorni infatti – ricorda il vicecoordinatore della provincia di Firenze – la richiesta, che sosteniamo con forza, avanzata da Cittadinanzattiva – Coordinamento nazionale Associazioni Malati Cronici che in una lettera inviata ai Presidenti delle Regioni, agli Assessori Regionali alla Salute e al Ministero della Salute, chiede di prorogare su tutto il territorio nazionale per almeno 90 giorni la fornitura dei presidi medici indispensabili per i pazienti cronici, la cui domanda scade nei mesi di marzo ed aprile.

Ed ancora, controllare i dati clinici a distanza per limitare l’esposizione dei pazienti e dei sanitari al rischio infettivo da coronavirus”. “L’AIFA ha nel frattempo prorogato i piani terapeutici; spetta ora a Regioni e Ministero disporre la continuità nell’utilizzo dei dispositivi indispensabili, a livello nazionale. Come si vede –conclude Giannelli – medici, infermieri, paramedici, volontari, sono impegnati su vari fronti, con abnegazione e sacrificio sempre maggiori.

Chiediamo che siamo messi nelle condizioni di operare al meglio; nell'interesse di tutta la comunità”.

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