Cinema “I, Daniel Blake” di Ken Loach

Il film, vincitore della Palma d'oro al festival di Cannes, presentato in anteprima a Firenze, nell'ambito della rassegna “Cannes a Firenze”.

Alessandro
Alessandro Lazzeri
19 giugno 2016 19:45
Cinema “I, Daniel Blake” di Ken Loach

“I, Daniel Blake” racconta una storia di solidarietà e di sentimento come reazione all’impasse burocratica del sistema assistenzialistico inglese. Daniel Blake(Dave Johns) è un anziano carpentiere, un uomo che lavora con le mani e suda dalla fronte. Un uomo dal temperamento forte, ma dal cuore delicato. Ha avuto un attacco cardiaco e il medico gli ha proibito di riprendere il lavoro. Purtroppo la macchina burocratica dell'assistenza sociale non è d'accordo. Daniel viene a trovarsi in una sorta di limbo. A causa d’incredibili incongruenze burocratiche è nell'assurda condizione di dover comunque cercare lavoro, pena una severa sanzione, mentre aspetta che sia approvata la sua richiesta per il sussidio d’invalidità.

Una situazione “kafkiana “che è evidenziata fin dall'inizio del film, quando a schermo ancora nero il dialogo tra Daniel e una funzionaria dell'assistenza sociale è comicamente surreale. Dentro a questo labirinto di cavilli e d’impiegati che si rapportano al prossimo come macchine programmate, lui riesce a trovare il tempo e la forza di aiutare Kate (Hayley Squires) una giovane madre single, anche lei in difficoltà e costretta a calpestare la propria dignità per preservare quella dei figli.

Il regista britannico , da sempre attento ai problemi sociali, racconta, con rigore e sensibilità inarrivabili, fatti che accadono ogni giorno, protagonisti che meriterebbero di essere chiamati eroi.

Se è chiaro il riferimento alla classe media e alla classe operaia che stanno sprofondando, Loch non ha una visione manichea: ci sono burocrati diversi e più umani, ma il sistema li sovrasta e li costringe. Il ritmo del film segue la vita di ogni giorno e le piccole cose che succedono nel quotidiano . Lo stile narrativo è asciutto , commuove senza indulgere al sentimentalismo, fa arrabbiare e riflettere. L'ennesima opera riuscita di un grande regista, che coniuga l'impegno politico con straordinarie qualità espressive.

Nella sua filmografia è da sempre presente una costante attenzione ai problemi degli “ ultimi”, coerentemente con la sua ideologia di uomo di sinistra, spesso inviso alla critica conservatrice. Significativo in tal senso, quanto ha affermato a Cannes alla consegna della Palma d'oro: “Non dobbiamo dimenticare le storie dei personaggi che hanno ispirato il film. Ci troviamo in un mondo pericoloso, dove il neoliberismo rischia di ridurre in miseria migliaia di persone. Il cinema è portatore di tante tradizioni, e fra questa c'è la protesta del popolo contro i potenti.

Non solo un altro mondo è possibile, ma è necessario".

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