​ChiantiBanca: due anni vissuti pericolosamente

Si sono conclusi oggi con il voto dell’Assemblea dei Soci, che ha approvato a larga maggioranza l’adesione al Gruppo bancario Iccrea

Nicola
Nicola Novelli
10 dicembre 2017 22:57
​ChiantiBanca: due anni vissuti pericolosamente

Firenze, 10 dicembre 2017– Il 2016 per ChiantiBanca si era concluso con il tramonto dell’ipotesi della società per azioni e con l’avvio di trattative per l’adesione a Gruppo Cassa Centrale Banca. Il 2017 si conclude invece con l’abbandono dell’opzione CCB e il ritorno a casa in seno alla Federazione delle BCC, che stanno costituendo il Gruppo bancario Iccrea. Nel mezzo una contesa societaria senza precedenti, nella storia del credito cooperativo toscano, e senza esclusione di colpi, impugnazioni, diffide, esposti, ispezioni e indagini giudiziarie.

L’impatto mediatico che ha caratterizzato il 2017 avrebbe colpito a morte una banca senza un solido presidio territoriale. Invece ChiantiBanca ha saputo ripartire, grazie agli anticorpi di un istituto delle comunità nonostante le difficoltà del contesto generale. E stamani l’Assemblea dei Soci, riunita in sede ordinaria al Mandela Forum di Firenze, ha approvato la proposta, formulata ad ottobre dal Consiglio di Amministrazione dell’istituto, di adesione alla holding coordinata dal Gruppo Bancario Iccrea. La delibera è stata votata da 1.712 soci favorevoli, con 376 contrari (37 gli astenuti, 7 schede bianche e 1 scheda nulla). A maggio 2018 un’assemblea straordinaria modificherà lo statuto per farlo corrispondere agli specifici requisiti del nuovo gruppo bancario, ai sensi della Riforma delle Banche di Credito Cooperativo del 2016, come stabilito dell’art. 37ter del Testo Unico Bancario.

“Con l’ingresso in IccreaChiantiBanca potrà continuare nel proprio progetto di crescita e di sostegno al territorio toscano, mantenendo l’appartenenza al mondo cooperativo nel solco di una tradizione che dura da oltre 100 anni -ha spiegato oggi all’Assemblea dei Soci il presidente del CdA, Cristiano Iacopozzi- Oggi ChiantiBanca è la 5^ BCC italiana con quasi 27.000 soci e un forte presidio territoriale in particolare su quei sei territori che hanno dato vita, dal 2009 a oggi, all'attuale entità bancaria.

Considerati i positivi risultati economici di ChiantiBanca nel corso degli ultimi mesi, Iccrea ha stabilito di voler valorizzare al meglio la banca toscana, garantendo ampia autonomia gestionale anche attraverso l’erogazione di un prestito subordinato aggiuntivo di 20 milioni di euro e di eventuali ulteriori 20, qualora necessari, che permetteranno un marcato rafforzamento patrimoniale. E l'accesso nel gruppo Iccrea non richiederà l'immediata sostituzione dei programmi gestionali".

«La strategia 2017 di ChiantiBanca è stata indirizzata alla diversificazione del rischio e a una nuova politica del credito, orientato ai privati e alle PMI -ha spiegato Mauro Focardi Olmi, Direttore Generale di ChiantiBanca dal 15 giugno 2017- sono stati ridotti i crediti legati all’immobiliare (in cui erano concentrate le sofferenze). Abbiamo ridotto la raccolta totale, ma abbiamo anche diminuito la volatilità del portafoglio istituzionale. Oggi la nostra banca è più solida, meno esposta ai grandi clienti, ma più attenta ai tanti piccoli bisogni e tutti gli indicatori di liquidità sono ampiamente sopra i livelli prescritti.

L’utile previsto a fine 2017 ammonterà a € 2,5 milioni e riporta la banca a livelli di normalità, dopo le rettifiche straordinarie che caratterizzarono il bilancio 2016. I crediti deteriorati si sono ridotti in maniera considerevole a seguito delle ispezioni di Banca d’Italia. Ma noi ci orientiamo a un 2018 che li vedrà ridursi ulteriormente. Anche perché il nuovo anno ci imporrà principi contabili ulteriormente restrittivi nella classificazione dei crediti, con prevedibili nuove rettifiche per tutto il sistema bancario.

La nostra previsione è di un utile 2018 a € 4,5 milioni”.

ChiantiBanca concorre così alla nascita del 4° gruppo bancario italiano a cui hanno aderito anche le principali BCC. Il rapporto dimensionale è infatti nettamente a favore del Gruppo Iccrea, rispetto a CCB. Il gruppo romano potrà contare su 2.500 sportelli a livello nazionale (3^ presenza sul mercato).

Iccrea Banca possiede tutti i requisiti operativi e di capitale richiesti dalla normativa per assumere con efficacia il ruolo di capogruppo, oltre a garantire un efficace supporto industriale alle banche aderenti -ha spiegato Leonardo Rubattu, direttore del Gruppo Iccrea, nel suo breve intervento- Sotto il profilo organizzativo, la holding romana un soggetto dotato di grande esperienza nella gestione di logiche di gruppo e di consuetudine di rapporti con la vigilanza europea. Il Gruppo Iccrea, dal 2014, è entrato a far parte delle 12 banche italiane e 130 europee vigilate dalla BCE (grazie a un capitale libero di € 2,5 miliardi). Inoltre, tra il 2014 e il 2015 ha superato brillantemente un AQR e due Stress Test posizionandosi tra i primi quattro gruppi su base nazionale”.

Al dibattito era invitato anche il Vicepresidente Vicario della Federazione toscana BCC, Gianfranco Donato, che ha invitato l‘assemblea a riflettere sul valore dell‘unità: ”Risparmio di costi, minore concorrenza, continuità di un percorso storico di banca di comunità. La Federazione ha proposto favorevoli soluzioni di governance agli amici trentini. La trattativa è fallita. Ma la divisione porta solo conflitti, mentre oggi la Toscana resta unita in un progetto che la vede protagonista”.

Nel dibattito il presidente onorario di ChiantiBanca, Paolo Bandinelli, si è espresso a favore dell‘adesione al Gruppo Iccrea, come pure il vicepresidente del CdA, Alberto Marini e Marco Carraresi, tra i soci ricorrenti contro la deliberazione del maggio 2017. All’assemblea ha partecipato anche il Presidente del Consiglio regionale, Eugenio Giani.

A sfavore di Iccrea gli interventi dell‘ex componente del CdA, Elisabetta Montanaro, che ha parlato di “scelta grave”, e di Oliviero Roggi, docente all‘Università di Firenze. Attese anche le parole dell‘ex presidente Lorenzo Bini Smaghi, che si è appellato all‘interesse dei soci a protezione del valore delle loro azioni in vista di annate prevedibili senza dividendi e probabilmente irrivendibili. La volontà espressa dalla maggioranza dei soci -come detto- li ha nettamente delusi.

“Siamo soddisfatti dell’esito dell’Assemblea, che ha confermato e condiviso in modo ampio le nostre valutazioni. Abbiamo scelto di aderire al progetto del Gruppo Bancario Iccrea perché riteniamo sia la soluzione più efficace per garantire al nostro Istituto maggiore autonomia e sviluppo -ha dichiarato in conclusione Cristiano Iacopozzi, presidente di ChiantiBanca- Il nostro legame valoriale con Iccrea è solido e si fonda soprattutto sulla volontà reciproca di consolidare il ruolo di ChiantiBanca come soggetto cooperativo a sostegno delle imprese e delle famiglie toscane”.

Sembra chiudersi così -salvo imprevedibili colpi di scena legali- una battaglia iniziata il 18 dicembre 2016, quando l’assemblea bocciò l’opzione Way Out, dando mandato al CdA di trattare l’adesione a Cassa Centrale Banca. Il 14 maggio 2017 la decisione fu confermata in sede straordinaria con una votazione non conforme allo statuto. A detta dei pochi presenti la sala era vuota (i soci erano impegnati nel voto del CdA ai seggi, o al buffet per rifocillarsi dopo ore di infuocato dibattito) e conteggiando solo i voti dei soci dissenzienti.

La condotta di quell’assemblea, presieduta da Lorenzo Bini Smaghi è stata oggetto di un impugnazione, che è ancora al vaglio del Tribunale di Firenze. Ma la decisione dell’assemblea di oggi ha sciolto il nodo, estinguendo di fatto la causa. Una scelta promossa dal nuovo CdA uscito vincente proprio dall’assemblea di maggio, con una lista elettorale intitolata “Fedeltà alla storia della cooperazione”. Dieci giorni fa i legali del Gruppo CCB hanno inviato una diffida che preannuncia una richiesta danni in caso di divorzio.

Ma secondo il CdA di ChiantiBanca non ci sono vincoli giuridici che impediscano le deliberazioni. E stamani l’ampia maggioranza dei soci sembra aver considerato quelle minacce, prima di tutto, una violazione dei principi democratici che stanno a fondamento dell’economia cooperativa.

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