Calcio Storico: intervista a Gianluca Lapi

Un protagonista degli ultimi decenni visto da Nove da Firenze, attraverso la penna e la macchina fotografica di tre appassionati

Massimo
Massimo Capitani
27 maggio 2014 14:45
Calcio Storico:  intervista a Gianluca Lapi

Io ed Alessio parcheggiamo lo scooter, il tempo che rimane prima che Gianluca Lapi arrivi lo passiamo a ricordare quando, dopo averlo conosciuto di fama, per la prima volta lo abbiamo visto di persona. Era il 1987 e Lapi, accompagnato da Roberto Guadagnolo e Michele Dei, scendeva gli scalini che portavano all’Accademia Pugilistica Fiorentina. Mentre il terzetto faceva due chiacchiere con il Maestro, che anche allora era Boncinelli, noi sbirciavamo la scena fra un salto della corda ed una serie al sacco, poi i tre se ne andarono. Avremmo rivisto tante volte Lapi negli anni delle finali del Calcio Storico anni ’90 fra Azzurri e Verdi e poi ancora negli anni avvenire, per quello che è stato uno dei Calcianti più forti e carismatici in assoluto.

Dopo questa premessa va da sé, che per me ed Alessio, intervistare Lapi oggi - nel 2014 - ha un significato particolare. Ma ora basta con le premesse, e visto che anche Monica è dei no

 Ma ora basta con le premesse, e visto che anche Monica è dei nostri, andiamo a sentire cosa ha da dire Lapi, anzi come ha detto lui: “dai, accendi il registratore, che io accendo una sigaretta e facciamo due chiacchiere”.

Approfondimenti

Gianluca Lapi esordisce nel Calcio Storico nel 1980 e come tutti i predestinati fa subito centro, o caccia come si chiama la segnatura nel Calcio Storico. Imprime al gioco un’evoluzione della tecnica, “prima il gioco era fatto da omoni enormi, roba che se ti prendevano ti stritolavano, ma a me non mi prendevano mai - sorride. Loro erano statici e facevano muovere la palla. Io, che venivo dal professionismo ed ero un atleta, invece sono stato uno dei primi a correre con la palla, almeno negli anni ’80. E bada bene che prima giocavamo con 4 linee schierate, formate da Calcianti molto più malandrini di quelli di ora, e l’era dura arrivare in fondo, - Lapi lo ripete due volte con la sua voce rauca che fa una specie di ruggito. Ci arrivavamo io, Gabriele - Zena -, altri non li ricordo. Le partite finivano per 2 cacce a 1 o roba simile, perfino ½ a zero. Nel 1985 perdemmo in finale con gli Azzurri per ½ a 0”.

Ma da dove nasce la forza dei Verdi che per molti anni sono stati grandi protagonisti del Calcio Storico? “I Verdi sono una squadra senza un vero e proprio quartiere di riferimento, dato che, dici Bianchi dici Santo Spirito. Rossi - Isolotto. Azzurri - Ponte di Mezzo - e prima anche Case Minime di Rovezzano aggiungiamo noi. E Verdi - il Battistero di San Giovanni, e chi ci sta nel Battistero? nessuno. E così eravamo un po’ tutti sparsi. Lo zoccolo duro di quella squadra comunque era formato da me, Torrini, Cirri, Piantini, Guadagnolo, Dei, Mangiagli, Androsoni, Cantone”.

I Verdi di San Giovanni vincono a casa dei Bianchi, in P.za del Carmine. È il 1984, quella squadra è la base della formazione che dal 1990 fino ai primi anni 2000, contenderà il primato agli Azzurri di Santa Croce.

I Verdi trionfano nel 1996 battendo in finale i Rossi che a loro volta avevano avuto la meglio sugli Azzurri in semifinale. La verità di Lapi su quegli anni, dal 1994 al 2000, è questa: “Verdi e Azzurri in quegli anni si equivalevano, solo che noi verso Marzo dovevamo andare a riprendere 4 o 5 giocatori distratti, diciamo così, da altri passa tempi. Quegli stessi giocatori che poi in campo pagavano rimanendo a corto di energia negli ultimi minuti, ed era allora che venivano fuori quei 4 o 5 rugbisti di serie A nelle file degli Azzurri, che finivano per batterci. D'altronde non potevi dir nulla a quei ragazzi, ti sto parlando di grandi giocatori, che fino al 45esimo avevano dato l’anima”.

Nelle parole di Lapi non c’è la minima recriminazione, il minimo rammarico, è andata così pare dire, mentre soffia il fumo di un’altra sigaretta. E poi “quello era un Calcio Storico diverso, eravamo 6 - 7 giocatori, molto uniti, molto amici che trainavano il gruppo e cercavano anche di recuperare - un termine che Lapi non usa a caso - altri ragazzi. Il bello di quel Calcio Storico è che tutti potevano giocare, pensa che noi avevamo un ragazzo, Garrincha, ora poverino è morto, lui aveva una gamba più corta, ma dai e dai riuscimmo a farlo giocare in porta”.

Lapi è stato dentro al Calcio Storico per più di un trentennio e che fossero gli anni ’80 -’90 - 2000, di cacce ne ha sempre segnate tante, più di tutti - oltre 60 le segnature all’attivo. Perfino nel 2013, pur ritrovandosi nella mischia all’ultimo minuto, ha più volte rischiato di segnare. Forse perché: “io prima della partita mi fumavo una sigaretta e studiavo il campo egli avversari. Non ho mai fatto entrate esaltate con i denti di fuori. Per fare caccia devi essere lucido, freddo. E poi non ho mai avuto paura, - e te lo dice come se avesse giocato a rubamazzo. Non l’ho avuta neanche quando mi dissero quest’anno se scendi ti s’ammazza. Risposi, vedremo, io non credo. Credo invece che vi farò anche due caccie. E così andò, solo che ne segnai tre”.

Eppure di botte ne ha date e ne ha prese nel corso dei suoi 34 anni di Calcio Storico. “Una volta mi mandarono il naso tutto su una parte, me lo rimisi dritto e mi c’infilai i tamponi. Poi inizia a chiedere CHI è STATO, CHII E’ STATO? E tutti i Calcianti avversari, per risposta, iniziarono a girare il dito indice come a dirmi, indovina se ti riesce. Poi a furia di cercare indovinai.

Un’altra volta mi fecero una leva e rimasi a terra dopo aver sbattuto il cervelletto. Restaii 5 minuti fuori dal mondo, quando mi rialzai credevo di giocare contro i Bianchi ed invece erano gli Azzurri. Vagavo per il campo, mentre dalla balaustra - dove stanno gli allenatori - continuavano a chiamarmi, poi feci il vago più del previsto ed alla fine mi feci passare la palla, ed un due e tre andai in caccia”.

Gianluca Lapi nel 2012 ha dato l’addio al Calcio Storico. Il suo congedo, annunciato dallo speaker, ha fatto scattare l’appaluso di tutta la Piazza, per un Calciante, che al di là del colore è un simbolo per tutto il Calcio Storico. Poi nel 2013 è ritornato, non è che anche quest’anno ci ripensa? “No. Nel 2014 non scendo in campo, nel 2013 mi ha telefonato Pierguidi e sono andato per una fatto di riconoscenza, lui è uno che si è sempre adoperato, uno dei pochi, per il Calcio Storico.

Pensa che non avevo fatto neanche un allenamento e nemmeno la visita. Fatto sta che il sabato ero alla visita e la domenica in campo. Ma ora basta, non mi diverto più. È un gioco statico, standardizzato, fatto di atleti che si fronteggiano ed in qualche modo si pareggiano. Vedi, da un punto di vista di presunzione dovrei essere contento, con questo gioco non ci saranno più le grandi partite, come Azzurri - Verdi del 2003 finita all’extra time, le cacce stellari ed i miti dei nostri tempi.

“Non mi diverto più”. Ecco la frase che Lapi usa per congedarsi da un gioco che lui ama e conosce come pochi, già perché Gianluca non conosce solo i Calcianti di oggi, ma anche quelli illustri ed antichi, “sembra che anche Caravaggio abbia giocato in una via di Firenze, al Calcio …” così come le partite e molto altro della storia di Firenze.

Il Calcio Storico è cambiato, ma Lapi non ne fa un dramma: “è l’evoluzione del gioco, il corso del tempo e non ci puoi fare nulla. Poi con il passare degli anni conosco gran parte degli avversari e viene a mancare quella sfida giovanile, quella tenzone del guerriero che si batte per la Storia di questo gioco, per la Storia di Firenze”.

E così Lapi torna al suo vecchio amore, il calcio, quello moderno, lo stesso da cui corse via a soli 17 anni quando era portiere nelle giovanili del Napoli. “Dopo 6 mesi pensai, ma io che ci faccio qua, e così presi il treno e tornai a casa mia, mica c’erano cellulari o altro, telefonarono a casa e il babbo rispose, non ci viene più.” Ora gioca in Prima Categoria, nelle Piagge. “quest’anno abbiamo vinto il campionato, ho dovuto imparare a giocare con i piedi, ai mei tempi il passaggio del compagno di squadra si poteva prendere con le mani, ora la palla va saputa giocare, ma mi diverto, questo è quello che conta. La prossima stagione - 2014/15 - giochiamo in Promozione, per me una soddisfazione doppia che arriva a 52 anni.

Le giovanili del Napoli e poi la Pistoiese, ma Gianluca Lapi non è fatto per il professionismo, la sua indole, la sua testa, la sua consapevole leggerezza non lega con il professionismo e così si ricomincia dal 1980, dal Calcio Storico, perché le domande sono finite, ma la voglia di stare con Gianluca a farci raccontare la storia del Calcio Storico no.

Poi arriva il momento del saluto e di un’ultima battuta:

- Gianluca, ma non è strano fare l’intervista qui, al campo degli Azzurri?

- e perché, io sono un uomo di mondo, come diceva Totò, ho fatto il militare a Cuneo.

Si ringraziano l’amico Luca Romualdi per aver favorito l’intervista, gli Azzurri di Santa Croce e naturalmente Gianluca Lapi per essere rimasto - in tutti questi anni - semplicemente Gianluca Lapi, nei panni del Calciante, del Pugile, del Giocatore di Calcio e del Cuoco.

No. Non ci siamo fatti prendere la mano e se volete vedere Gianluca Lapi ed il cognato Gabriele - Zena - alle prese con i fornelli e non con gli avversari, potete andare al campo degli Azzurri di Santa Croce e prenotare un tavolo.

Buon appetito

foto: Monica Caleffi

testo: Alessio Farolfi e Massimo Capitani

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