​Bagni pubblici a Firenze: un modello virtuoso proposto 10 anni fa

Fipe Toscana rappresenta e tutela gli interessi delle imprese che svolgono attività di ristorazione ed intrattenimento, anche detti pubblici esercizi

Antonio
Antonio Lenoci
12 luglio 2016 13:35
​Bagni pubblici a Firenze: un modello virtuoso proposto 10 anni fa

Un Servizio Igienico pensato come attività imprenditoriale, a Firenze l'idea 10 anni fa, e poi? All'attenzione di Palazzo Vecchio sarebbero stati portati numerosi esempi internazionali di gestione dei bagni pubblici, ma il territorio fiorentino pare aver respinto ogni proposta ed oggi investe su un modello che potrebbe rivelarsi sbagliato e controproducente.Il rapporto del capoluogo toscano con i servizi igienici è tradizionalmente difficile, a ricordarlo ai lettori di Nove da Firenze è Aldo Cursano, presidente di Fipe Toscana, l'organo che promuove e tutela gli interessi morali, sociali ed economici degli esercenti iscritti in accordo con Confcommercio - Imprese per l'Italia Toscana.Cursano si ricorda del braccio di ferro del 2008 con l'Amministrazione dopo l'obbligo imposto agli esercenti di aprire le porte dei bagni a chiunque: "Ricordo bene la vicenda e ricordo di aver studiato varie alternative che proposi anche a Graziano Cioni, allora esponente di spicco della Giunta Domenici".

Invece poi fu il giudice a bacchettare Palazzo Vecchio "Il TAR ci ha dato ragione sulla base di un mero procedimento logico, non puoi responsabilizzare oltremodo l'esercente che già contribuisce, come fanno residenti e turisti, alla spesa pubblica".Bar è sinonimo di Bagno? "Chiariamo ai lettori che una normativa in merito ai servizi igienici esiste ed è quella che non solo impone la presenza dei bagni all'interno di un Bar ma ne decreta la capienza a seconda dei coperti, elemento preso come punto di riferimento per valutare il volume dell'impresa.

Sull'uso degli stessi non si dice nulla, spetta a ciascuno la valutazione del rischio di impresa e la gestione personale".Da operatore, cosa avrebbe comportato sottostare all'obbligo imposto da Palazzo Vecchio nel 2008? "Il rischio sarebbe stato quello di bloccare l'attività. Mettiamo il caso che una guida entra in un bar con un seguito di persone che devono andare al bagno, a Firenze i numeri potrebbero essere elevati visti i flussi; se chi aspetta non consuma inevitabilmente occupa il locale.

Chi usa il bagno consuma luce, acqua, sapone, carta o asciugamano elettrico ed al termine di ogni comitiva occorre effettuare una sanificazione con personale dedicato. I costi potevano diventare quelli di un vero e proprio servizio senza avere alcun ricavo. Sarà brutto da dire, ma l'impresa si basa su costi e ricavi". Quanto perde Firenze nei feedback che la segnalano sporca e senza servizi? "Tantissimo. Spetterebbe all'Amministrazione però curare l'aspetto del servizio pubblico, d'altra parte riceve dai turisti la Tassa di Soggiorno che dovrebbe coprire anche queste esigenze che sono fisiologiche, facilmente prevedibili e non certo aleatorie.

Se offri varie occasioni per mangiare e bere è ovvio che poi devi provvedere a quel che accade dopo.. perché accade, è sicuro".Cursano studia alcuni modelli europei e presenta delle proposte. "Non ho potuto esimermi, mi sembrava così ovvio che si potesse ricavare un ritorno economico dai servizi igienici che ci ho perso tempo ed ho buttato giù un business plan. Vedevo che i turisti erano pronti a lasciare una lauta mancia per l'uso del bagno ed ancora oggi accade questo con persone che ti allungano anche 2 Euro senza consumare nulla..

ma perché poi prendere il caffé deve diventare una forzatura? Il mio modello era semplice, prevedeva il recupero di immobili inutilizzati nei quali, offrendo lavoro a muratori, idraulici, imbianchini, imprese di pulizie ecc, realizzare bagni belli e confortevoli che nulla avessero a che fare con l'orinatoio a parete, l'arredo spartano o il piattino delle offerte. All'interno di ciascuna struttura avevo previsto la vendita di articoli legati all'igiene personale dalle salviette ai fazzoletti, ma anche saponette, deodoranti, bottigliette d'acqua, un vero e proprio Servizio Igienico a pagamento rivolto al comfort della persona".Un servizio non necessariamente pubblico? "Era proprio questo il bello.

Il modello poteva valere per il pubblico, ma anche per il privato che intendesse investire in un business del genere, che inevitabilmente esiste, ma non è percepito come tale. Si preferisce ancora far pagare 1 Euro o poco più per usare gabbiotti a gettone dove il primo impatto sarebbe quello di scappare, oppure.. come capita, di usarli come copertura per fare i propri bisogni gratuitamente all'esterno".In questi anni in cui si è parlato molto di potenziamento dei bagni pubblici ha visto sfumare possibili sviluppi di quel modello? "Assolutamente.

Pensiamo solo alla Movida ed alle tante discussioni che ha suscitato.. gli esercenti avrebbero potuto usufruire di particolari convenzioni con i gestori di bagni aperti 24 ore al giorno e non solo dalle 9 alle 19. Pensiamo ancora agli autisti di autobus e taxi ed agli utenti di questi circuiti organizzati per la visita della città che vedono persone in attesa alle fermate per ore senza poter avere un luogo di ristoro com'era un tempo, ed in parte è ancora, presso le Stazioni degli Autobus".Possiamo ancora farcela? "Occorre una filosofia precisa però. Il turista è la nostra ricchezza e dobbiamo metterlo al centro del nostro mondo.

Se il cliente/turista è contento, anche la città ne trae guadagno. Attenzione.. non dico di venire meno alle nostre tradizioni ed alla nostra cultura per assecondare le richieste del turista, ma di sviluppare un sistema di dare e avere che al momento, purtroppo, non vedo. Firenze oggi è percepita come una città che succhia denaro al turista offrendo solo quello che ha ricevuto in eredità, possiamo fare molto di più rispettando maggiormente chi ha deciso di investire su di noi".

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