Governo del territorio: la Toscana è un modello per l'Italia?

L’intervento del sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Non esiste regione che legifera e ridisegna il patrimonio ambientale come la nostra. Unica ad aver posto vincoli su tutte le aree a rischio idrogeologico”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
27 novembre 2013 13:08
Governo del territorio: la Toscana è un modello per l'Italia?

Firenze – “Sono doppiamente soddisfatto di partecipare perché questi mesi di lavoro a Roma hanno confermato un’idea e una convinzione: la Toscana è un modello per l’Italia. La Toscana sta indicando una strada all’Italia. È l’unica regione a discutere e legiferare sul territorio e per il territorio. Ed è l’unica ad aver posto vincoli”. Così il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Erasmo D’Angelis al convegno “Orizzonte Territorio: La nuova legge per il governo del Territorio della Toscana”, organizzato dalla commissione Ambiente del Consiglio regionale presieduta da Gianfranco Venturi (Pd).

Una giornata di incontro e confronto che vuole essere “occasione di ascolto”, ma anche di “rappresentazione chiara dello stato dell’arte” di un provvedimento su cui “molto è stato scritto e detto, anche attribuendo contenuti e disposizioni non corrette”, ha spiegato Venturi in apertura dei lavori. “Anche se non potremo dare risposte a tutti – ha precisato il presidente prima di lasciare la parola ai numerosi interventi programmati – ogni contributo sarà attentamente valutato per portare in fondo questa legge e per un voto che sia realmente consapevole, anche dei consensi e dei dissensi che emergeranno”. E la Riforma della vecchia legge regionale 1 del 2005, come la messa a punto del “sistema territorio”, è un’esigenza che il Governo nazionale considera “centrale” ha detto D’Angelis.

“Ci sono diverse proposte di provvedimento e una proposta di legge che deve ancora essere perfezionata. A dimostrazione che siamo un Paese che ha un estremo bisogno di ripensare il processo di sviluppo e di lavorare per una riprogrammazione e riqualificazione del territorio”. Secondo il sottosegretario, i “disastri ambientali, anche recentissimi, devono essere governati. Hanno ricadute sociali ed economiche pesantissime. Quando ai tavoli della politica nazionale si parla di urbanistica, di contenimento, di rigenerazione e riqualificazione del suolo, il riferimento alla Toscana è immediato ed inevitabile”.

“Non esiste – ha rilevato D’Angelis – una regione che, come la nostra, su questo tema, legifera e ridisegna il territorio in termini di sicurezza e tutela”. “Facendo un’analisi delle altre realtà regionali, la Toscana emerge anche perché ha saputo vincolare tutte le aree a rischio idrogeologico”. Un’operazione definita dal sottosegretario “coraggiosissima”, adottata “a seguito di una tragica alluvione” e che pure “ha dimostrato quanto in termini di principi e di contenuti, siamo apripista per il Paese”. Secondo D’Angelis, una “occupazione di suolo realizzata in maniera devastante, almeno in alcune realtà”, richiama “l’assenza di una cornice nazionale e incide pesantemente sul quadro economico”.

“Oggi ci sono milioni di italiani che sicuramente sono a rischio alluvione e frane, e in quelle regioni dove il rischio è elevato, non ci sono vincoli”, ha rilevato D’Angelis. “Per capire l’importanza del confronto di oggi – ha continuato – basta osservare una foto aerea dell’Italia di qualche decennio fa: un territorio che a stento sappiamo definire. Di fronte ad una sostanziale staticità demografica, si sono accatastate cose su cose, strade su strade in palese assenza di programmazione”. Il convegno in programma nella Sala delle Feste di palazzo Bastogi “rilancia principi e contenuti” che, “in qualche modo” secondo D’Angelis “possono servire al Governo per costruire una strada da precorrere.

E la Toscana sta indicando una strada all’Italia”. Dal sottosegretario anche un appunto su un “patrimonio dello Stato immenso. Abbiamo un debito miliardario e 4mila miliardi di patrimonio statale che può essere messo sul mercato, in maniera intelligente”. Un patrimonio su cui “si può intervenire” per “colmare vuoti e ridare identità”. “Il ministero delle Infrastrutture sta lavorando ad una idea di città e di edilizia votata al recupero e alla rigenerazione. Una strategia che sta dando molti frutti, anche nel settore edile, declinata sul principio di meno espansione e più riqualificazione”.

Il “risparmio di suolo” e il suo “ripensamento” può essere “strategico anche di fronte alle sfide europee e alla competizione internazionale. In questo senso abbiamo un patrimonio straordinario”. “Quello che ha la Toscana – ha concluso – è quello che serve per rilanciare il Paese”. Definire le responsabilità di ciascun ente pianificatore “evitando inutili sovrapposizioni”. Evitare di definire “aprioristicamente la linea di confine tra zone urbanizzate e territorio” perchè “una legge di sistema non può essere confusa con un piano urbanistico”.

Bene il freno al consumo di suolo, ma rendere più snelli gli strumenti di pianificazione e favorire la rigenerazione urbana e il riuso ricorrendo a misure come, ad esempio, “l'abbattimento degli ingenti oneri di urbanizzazione” e “meccanismi di premialità nei casi di riqualificazione energetica e di adeguamento sismico”. Sono solo alcune delle proposte relative alla riforma della legge urbanistica regionale avanzate dagli Ordini degli Architetti, degli Ingegneri, dei Geometri, degli Agronomi e forestali, dei Periti agrari, dei Periti industriali di tutte e dieci le province della Toscana e dalle relative sei Federazioni regionali, presentate questa mattina con un documento unitario al Consiglio regionale, in occasione del convegno “Orizzonte Territorio” in corso a Firenze.

Un testo sottoscritto e condiviso da 66 assemblee, che nel complesso rappresentano circa 40 mila professionisti in tutta la regione. Se “il contenimento del consumo di suolo per scopi edificatori” è principio “ampiamente condivisibile e condiviso”, per gli Ordini professionali esso non può essere “l'unico obbiettivo di una efficace riforma della nostra legge urbanistica”. Questo il presupposto da cui parte il documento, secondo cui la proposta di legge regionale si presenta come “centralistica e inutilmente complicata”, uno strumento “non adeguato a sostenere la riqualificazione delle città, la tutela delle aree di pregio paesaggistico, il rafforzamento delle funzioni agricole, la prevenzione dei rischi naturali”. In primo luogo, secondo gli Ordini professionali, dividendo l'esistente “esclusivamente tra zone urbane e zone agricole”, la proposta di legge dà una “indicazione semplicistica”, poichè vi sono sul territorio “miriadi di situazioni differenziate”, come ad esempio lo sprawl, la cosiddetta città diffusa, per le quali non vengono messe in campo soluzioni di riqualificazione “agili ed efficaci”. In generale, però, secondo i professionisti, è l'intero quadro procedimentale a risultare “estremamente macchinoso”, tale da comportare la creazione “di una imponente e costosa struttura burocratica di controllo a livello regionale, penalizzante per i settori imprenditoriali, l'edilizia, l'agricoltura”, e da far assumere alla rigenerazione urbana ancora una volta il “carattere di slogan”. Da un lato c'è il timore che il testo, se non sarà modificato, “renderà ancora più lunghi e accidentati i tempi” di attuazione e di entrata in vigore dei singoli strumenti.

Dall'altro che sancisca “il definitivo divorzio tra il sistema di pianificazione e la capacità di governare i processi dinamici che rendono il territorio una realtà viva e non un feticcio che si pretende di conservare identico a se stesso”. Tutto ciò, secondo i professionisti del settore, potrebbe “condannare le nostre città e le nostre campagne a un progressivo decadimento”. Nella proposta di legge inoltre, secondo gli estensori del documento unitario, “sono poco tenuti in considerazione” gli aspetti relativi alla sicurezza statica degli edifici, quelli energetici e di sostenibilità, oltre alla pianificazione di interventi sul patrimonio in ambito di rischio idrogeologico.

Criticità sono infine rilevate anche nel campo dell'edilizia sociale e della partecipazione dei cittadini. L’appuntamento, organizzato dalla commissione regionale Territorio e Ambiente presieduta da Gianfranco Venturi (Pd), si è aperto con i saluti del vicepresidente del Consiglio regionale Giuliano Fedeli. “Si tratta di un momento importante, nell’ottica di affrontare le numerose problematiche che riguardano il territorio”, ha detto Fedeli. “La Regione sta facendo sforzi notevoli per dare ordine e indirizzo alla tutela del paesaggio e alla salvaguardia dell’ambiente”. Momento centrale del convegno è stato il lungo intervento dell’assessore regionale all’urbanistica Anna Marson, che ha illustrato le principali innovazioni introdotte dalla proposta di legge 282 del 2013: dal contrasto al consumo di suolo agli sforzi per garantire la correttezza delle procedure ed efficacia delle norme, dallo spazio dato all’informazione e alla partecipazione all’introduzione del concetto di patrimonio territoriale, dalla pianificazione di area vasta alle politiche per la casa, dalla prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologico e sismico ai tempi e contenuti della pianificazione e alla tutela paesaggistica. “È bene chiarire ancora e confrontarsi sul contenuto della legge per sgomberare il campo da alcune idee preconcette che continuano a manifestarsi”, ha detto l’assessore.

“Il nostro obiettivo – ha aggiunto – è il perfezionamento del concetto di governance interistituzionale. Sia la legge 1 che la legge 5 hanno portato in Toscana innovazioni significative; era tempo di operare una valutazione, una condivisione e di apportare alcune ‘registrazioni’ sulla base dell’esperienza verificata in questi anni”. Ancora, secondo Marson, lo scopo “è quello di disaccoppiare lo sviluppo economico dal consumo di suolo. Dobbiamo fare più sforzi, anche se è difficile a causa della frammentazione delle competenze, per incentivare il recupero edilizio dell’esistente”.

Spesso le politiche regolative del territorio sono l’unico strumento di politica economica a disposizione delle amministrazioni locali. Per questo, ha concluso Marson, si è scelto “di promuovere la pianificazione intercomunale, per riportare il tutto a un livello più elevato”. “Abbiamo l’obbligo di riconoscere ciò che è stato definito bello e bello, invece, non è. Abbiamo l’obbligo di riconoscere la semplificazione e lo snellimento tenendo a mente i fallimenti. I mesi che ci sperano dal varo della Riforma della legge 1, avranno il nostro contributo e la nostra convergenza su principi, anche in termini di verifica, che riteniamo essenziali”.

Così la portavoce dell’opposizione Stefania Fuscagni, intervenuta al posto del vicepresidente della commissione Ambiente Andrea Agresti (Pdl/Ncd), ricordando il “grande contributo dato” dal consigliere. “Nel corso di tutto il processo del provvedimento, il vicepresidente ha suggerito linee di indirizzo per condividere principi e obiettivi”, ha detto la portavoce. Tuttavia, ha osservato, “su questa Riforma ci giochiamo tutto”. La “semplificazione, citata da più parti e inserita nel provvedimento, deve essere effettivamente tale”.

“Non deve essere fotocopia del fallimento di altre semplificazioni, e mi riferisco alle Società della Salute, ma anche all’Unione dei Comuni”. La Riforma urbanistica deve “dimostrare che si può, anche in Toscana e in Italia, favorire lo sviluppo”. Dal portavoce anche l’appunto sul “necessario coinvolgimento dei cittadini, con un limite temporale ala discussione” e al “ruolo del garante. Il confronto è fondamentale. Sulla verifica, e perché ci sia realmente un percorso in questo senso, ci stiamo e ci staremo fino in fondo”.

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