Tatuaggi tra arte e chirurgia ricostruttiva

Una riflessione scientifica in occasione della Convention di Florence Tatoo

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2012 21:24
Tatuaggi tra arte e chirurgia ricostruttiva

Dopo essere stato per anni un simbolo di ‘trasgressione’ oggi il tatuaggio è per lo più un fenomeno di costume: lo si fa sostanzialmente per abbellimento, per comunicare un senso di unicità e forse anche per il bisogno di imprimersi addosso qualcosa che duri per sempre, che fermi in un segno il trascorrere del tempo. E si moltiplicano le convention dedicate al mondo del tatuaggio e ai suoi protagonisti, una è quella che si ripete ogni autunno da cinque anni a Firenze; si chiama Florence Tatoo e si svolge come sempre i primi di novembre: più di 300 maestri tatuatori da tutto il mondo si riuniranno per tre giorni di fila alla Fortezza da Basso.

Tutti gli stili e tutte le tecniche: dalle più tradizionali a quelle più sofisticate, orientali, tribali e colorati. Capita così di vedere corpi interamente ricoperti da un unico disegno coloratissimo che rappresenta una scena di un fumetto, un personaggio, una storia, un’ iscrizione; disegni complessi che richiedono anche anni per essere eseguiti completamente, che siano il prodotto di una profonda convinzione è indubbio, che il risultato sia qualcosa che possa definirsi “bello” è discutibile. Cosa ne pensano i medici di questa diffusissima passione per il tatuaggio? Risponde il dottor Alessandro Innocenti, specialista in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva all’Ospedale Niguarda di Milano, ma anche libero professionista a Firenze: “Un tatuaggio può essere carino, può essere una gradevole espressione della propria identità, ma è oportuno meditare bene la propria scelta, perché ha carattere di permanenza.

Si tratta in ogni caso di una procedura invasiva -spiega il medico fiorentino- che può produrre effetti collaterali, come infezioni, o reazioni allergiche, e che deve essere praticata da un professionista iscritto all’albo e in grado di offrire una struttura operativa adeguata”. Capita di intervenire come medico per rimediare a errori, o ripensamenti di chi il tatuaggio ha voluto? “Capita spesso -spiega il dottor Alessandro Innocenti- al Centro Medico Chirurgico Matteotti, la struttura fiorentina dove opero, abbiamo una strumentazione laser di ultima generazione, a tre lunghezze d’onda, efficacissima nella rimozione di tatuaggi”. Ma il tatuaggio può avere anche un valore più propriamente cosmetico o addirittura curativo: è il caso dei tatuaggi cosiddetti estetici e ricostruttivi.

E’ un ramo della pratica di incidersi il corpo forse meno conosciuto e diffuso ma in alcune situazioni davvero risolutivo. Contorno labbra, eyeliner o infoltimento sopracciglia: è il cosiddetto trucco permanente o semipermanente. Vi ricorrono quelle donne che vogliono apparire sempre in ordine, ma anche quelle che vogliono correggere delle imperfezioni, irregolarità, asimmetrie. In questi casi il limite tra il tatuaggio puramente estetico e quello correttivo o ricostruttivo è veramente sottile.

Ma il tatuaggio ricostruttivo può essere anche una soluzione in caso di operazioni chirurgiche che hanno lasciato segni indelebili che si vuole coprire. E’ questo il caso delle mastectomie per esempio dove spesso si ricorre al tatuaggio come alternativa all’ innesto cutaneo per ridisegnare il capezzolo e l’areola. Analogamente per le persone che hanno subito un qualche trauma a livello epidermico a seguito di incidenti o ustioni in seguito ai quali hanno riportato delle cicatrici; ma anche in caso di perdita di peso che ha provocato l’insorgere di smagliature.

Paradossalmente quindi da segno trasgressivo, che serve a distinguersi, a comunicare una propria eccezionale individualità, a decorarsi il corpo, il tatuaggio applicato alla medicina può rivelarsi utile per restituire alla persona un aspetto integro e dunque il più possibile ‘normale’ e fornirle così il giusto supporto psicologico. Torniamo allora a consultare il dottor Alessandro Innocenti, per sapere da lui cosa pensa del tatuaggio ricostruttivo post operatorio, in quali casi è da preferirsi all’impianto chirurgico e se il suo studio lo esegue: “Non la considero un’alternativa -risponde il dottor Innocenti- ma un compendio.

Ad esempio nel caso di una ricostruzione mammaria post carcinoma, è possibile ricucire l’aureola mammaria con una delicata tecnica di tatuaggio. Ma è opportuno optare questa tecnica rivolgendosi esclusivamente a professionisti della chirurgia ricostruttiva”.

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