Alluvione a Campi e Prato: non dimenticare come tutto è accaduto

Ordine Geologi Toscana: "Continuare con le opere idrauliche e formare i cittadini"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 novembre 2023 19:57
Alluvione a Campi e Prato: non dimenticare come tutto è accaduto

Firenze, 4 novembre 2023 – Nel leggere e ascoltare le autorità politiche si ha l’impressione di uno scaricabarile: il Sindaco di Prato lamenta che l’allarme non fosse rosso, ma arancione, il presidente della Regione dice che si fida dei propri tecnici che emanano questi avvisi. A questo aggiungiamo l'avviso comunale telefonico arrivato ieri pomeriggio (il grosso della vicenda è avvenuto nella notte precedente), a un solo fiorentino su tre (residenti a Firenze, dotati di telefonino).

Continuare a realizzare opere idrauliche, gestire in maniera più efficace il territorio aperto, investire su strumenti di analisi e monitoraggio di eventi meteo locali e a decorso rapido, ma anche formare i cittadini. Di fronte a eventi straordinari come quelli che hanno sconvolto la Toscana, sono questi i punti da affrontare secondo Riccardo Martelli, presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana. Dopo le attività di prevenzione e investimento in opere per la sicurezza idrogeologica, resta infatti sempre un rischio residuo, che può essere gestito solo attraverso la conoscenza dei fenomeni, in modo tale da rendere il cittadino consapevole e preparato. Un’«operazione di realismo che può consentire di gestire l’ultima aliquota di rischio», da portare avanti con l’aiuto del mondo delle professioni.

«L’evento meteo dei giorni scorsi che ha messo in ginocchio una parte della Toscana centro settentrionale ha i caratteri della straordinarietà per quantitativi di pioggia rilasciata in un arco di tempo ridotto, in una striscia di territorio larga da 10 a 20 km e lunga circa 120 km. Una freccia ha attraversato da ovest ad est la Toscana, da Livorno fino a Palazzuolo sul Senio, in una zona, quest’ultima, già interessata dagli eventi meteo del maggio scorso, quella volta veicolati da venti orientali.

Le tre tristi constatazioni che ne emergono sono, nell’ordine: è una tragedia in termini di perdita di vite umane, è un colpo molto forte all’economia di molte zone, è una conferma dell’aumento della frequenza con cui si manifestano di eventi di questo tipo.

La realizzazione di opera idrauliche è un obiettivo strategico, che la nostra amministrazione regionale sta già perseguendo e su questo chiediamo di continuare pervicacemente e magari accelerare. In questo modo sarà possibile ridurre, se non annullare, gli effetti di eventi disastrosi.

Un’ulteriore riduzione degli effetti deriva da una più efficace gestione del territorio aperto, che necessita di una programmazione specifica, in moda da ridurre quell’aliquota di rischio che deriva dal lasciare gran parte delle aree extraurbane al loro destino. Vanno conosciute a fondo e governate di conseguenza.

Il rischio residuo può e deve essere gestito. In tal senso, è fondamentale investire pesantemente su strumenti di analisi e monitoraggio di eventi meteo locali ed a decorso rapido. Questi strumenti consentirebbero di mettere il cittadino, formato e informato, nelle condizioni di reagire adeguatamente in caso di evento avverso. Questo non significa ribaltare sulla popolazione l’onere della sicurezza e dell’incolumità, si tratta di un’operazione di realismo, che può consentire di gestire l’ultima aliquota di rischio, limitando perdite umane prima di tutto e riducendo i danni alle cose in seconda battuta. Più conosco il fenomeno, più sono informato sull’evoluzione del fenomeno, più efficacemente riesco a mettermi in sicurezza con comportamenti adeguati.

Il mondo delle professioni, con il suo bagaglio di saperi tecnici e ambientali e una capillare conoscenza del territorio è in grado di coadiuvare la pubblica amministrazione in questa operazione culturale, in questo ultimo passo, che riteniamo fondamentale per affrontare nel modo migliore quello che ci riserva un clima in rapida evoluzione».

“E’ vero che queste tempeste non sono assolutamente prevedibili per intensità e luogo di impatto, ma se si aiuta ad aumentare i rischi, facendo esattamente il contrario di quello che la logica, la precauzione e i piani di bacino prevedono, non possiamo poi lamentarci dei danni derivati. Esistono leggi, promesse, pronunciamenti ufficiali sul consumo ZERO del suolo, evitando così ulteriori impermeabilizzazioni ed inquinamenti, ma poi chi amministra a partire dalla Giunta Regionale a quella Metropolitana di Firenze si comporta in maniera diametralmente opposta. Valga l’esempio di Campi Bisenzio con la grande struttura di vendita in via Palagetta in un ambito agricolo di salvaguardia idraulica deliberata anni fa dal PD locale, di cui l’Assessore Monia Monni, era colonna portante e che ora pubblicamente piange .. la sua mia Campi” polemizzano dall'Associazione VAS.

“Assessore, oggi Regionale, che condivide in pieno il progetto del Nuovo Aeroporto che prevede una ulteriore impermeabilizzazione di suoli per oltre 140 ha oltre ai 100 ha esistenti, con ulteriori ed evidenti rischi idrogeologici proprio per la sua Campi.! C'è ben altro su cui dovrebbero concentrarsi Giani e la sua Giunta, investendo nella salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico su cui non si è fatto quasi nulla visto che vanno sott'acqua anche gli ospedali in Toscana, perché se è vero che questi eventi sono imprevedibili per la portata, è anche vero che il principio di precauzione prevedrebbe azioni diametralmente opposte a quelle effettuate dalla Giunta Regionale. La tracimazione dell’Ombrone Pistoiese a Quarrata, dei torrenti Furba, Bardena, Stella, Bure, Fermulla, oltre al Bisenzio esondando sia a Prato come a Campi Bisenzio sono il frutto della mancata prevenzione e della “tolleranza” al continuo aumento dell’impermeabilizzazione dei suoli”.

“Di problemi irrisolti ce ne sono molti nel progetto di Passante ferroviario, il cosiddetto sottattraversamento TAV; uno, che proprio in questi giorni diventa fondamentale, è il fatto che la stazione Foster è posta in una delle zone più a rischio idrogeologico di Firenze -intervengono dal Comitato No Tunnel TAV- L’immagine allegata è tratta dalla Mappa della Pericolosità da alluvione fluviale o costiera dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appenino Settentrionale. Evidenziata in rosso la stazione ai Macelli progettata da Norman Foster; l'intensità di azzurro caratterizza la pericolosità della zona. Altri commenti sarebbero superflui.

Con l’intensificarsi di virulenza e frequenza di eventi meteorologici estremi tutto il progetto dovrebbe essere rivisto. Se un fenomeno come quello avutosi tra Campi Bisenzio e Prato avvenisse con la stazione piena di treni e viaggiatori che succederebbe? Non sarebbe fatalità. Buon senso vorrebbe abbandonare o per lo meno sospendere questo progetto prima di buttare via miliardi, ambiente e sicurezza; si tratta ormai di un progetto che risale a quasi trenta anni fa, figlio di una concezione ambientale ben diversa e superata.

Ma oggi nessuno vuole ripensamenti, si sa: le chiacchiere ambientaliste abbondano sulle bocche dei nostri amministratori per mascherare le solite politiche speculative fatte di cemento e consumo di suolo, non per risolvere i problemi”.

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