La solitudine della maternità
Forum di discussione nel sito web degli Innocenti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 giugno 2005 13:46
La solitudine della maternità<BR>Forum di discussione nel sito web degli Innocenti

Madri che abbandonano i figli alla nascita, infanticidi che accadono in famiglie normali e apparentemente senza ragione. Si ripetono i casi di vicende tragiche che travolgono la vita di bambini e genitori, le crisi individuali o di coppia che esplodono con tale violenza da arrivare a sopprimere quel figlio a volte tanto atteso e desiderato. E questo avviene in una società che invecchia e che in misura crescente rinuncia a fare figli e a mandare avanti la vita. Forse si tratta di fenomeni diversi, non collegati tra di loro, che rimandano a contesti sociali e a storie individuali specifiche.

Ma sono fatti che ci impongono una riflessione su cosa significa oggi diventare madre e sulla difficoltà crescente che alcune donne incontrano nell'accettare e vivere serenamente la propria maternità. Nel prevalere di stili di vita che non lasciano spazio né tempo per i figli, in un contesto sociale e familiare che spesso non sostiene le donne, né riconosce e gratifica il loro indispensabile ruolo per la riproduzione, il lavoro della madre può perdere di significato fino ad apparire una fatica insostenibile e da rigettare.

Su questo tema, come intervento di apertura del Forum, proponiamo la lettera di una neo mamma, pubblicata dal settimanale Diario del 10 giugno scorso. Ringraziamo l'autrice e il settimanale per la cortese disponibilità.

"Caro Diario, sono una mamma di un bimbo di otto mesi e mezzo e sono anche psicologa e psicoterapeuta, ma in questi giorni di chiacchere e commenti su quanto accaduto a Maria e al suo bimbo mi sono "tenuta fuori". Non ho voluto ascoltare né leggere alcunché fino all'articolo di Luca Fontana, nell'ultimo Diario.

Articolo che mi è sembrato intelligente e pacato e pieno di una grande umanità e che mi ha fatto venire voglia di dire due cose, dal mio punto di vista, di mamma giovane che vive nel Nordest.
Non perché sono psicologa posso capire cosa sia passato nella testa di quella giovane donna, ma perché ho provato la solitudine e la fatica e la confusione dei sentimenti più forti nei momenti in cui hai di fronte solo il tuo bimbo, la persona che più ami al mondo, ma anche quella che non dorme, piange e non sai perché, ti 'ruba' il tuo tempo, il tuo corpo, i tuoi pensieri.

E i sogni televisivi di Mary poco hanno a che fare con ciò che l'ha spinta a quel gesto se non perché, per certi versi, possono apparire come segnali di una sofferenza complessa e stratificata, fatta di vuoti, di assenze e di parole mancate. Di fronte al senso di inadeguatezza, alla noia, alla stanchezza, al senso di colpa, al senso di responsabilità, all'impotenza nei confronti di un pianto disperato, resi ancor più struggenti dalla contemporanea costruzione di un legame d'amore viscerale, profondo, assoluto, resisti, tieni duro solo se accanto a te hai tante persone che ti vogliono bene.

La loro presenza alleggerisce la fatica se ti danno una mano con le faccende domestiche, ti consente una pausa, se ti permette di farti un giro per i cavoli tuoi, magari solo a fare la spesa, ma soprattutto ti sostiene grazie alla comprensione delle tue difficoltà, alla solidarietà espressa da uno sguardo di condivisione, alla fiducia e alla speranza che trasmette il non sentirti sola in un compito così complesso e importante. Io sono stata fortunata, come la maggior parte delle mamme spero, perché ho avuto attorno a me una sorta di tribù femminile che spontaneamente si è attivata per starmi accanto.

Mio marito lavora 12-13 ore al giorno e senza mamme, zie, amiche, sorelle per me sarebbe stata molto molto più dura. Perciò so cosa è passato nella testa di Maria, anche se non mi è mai capitato di pensarlo in prima persona, perché so quanto si possa stare male, e sono convinta che il rispetto e il silenzio siano la migliore risposta a questa tragedia. Può far paura pensare che Maria non sia pazza, incapace di intendere e di volere, e sicuramente è un modo per pulirsi la coscienza pensare che sia stata traviata dalla televisione o che sia intrinsecamente "malvagia" - i discorsi che sento fare dalla gente - ma io so che non è così.

Scusate queste riflessioni sparse che forse rasentano la banalità, ma al mio Diario me la sentivo proprio di scriverle". Francesca Del Rizzo.

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